GODARD SEUL LE CINEMA si impone come la prima biografica completa e definitiva dell’immenso regista
Biografia costruita intorno ad archivi, estratti di pellicole e interviste a diverse personalità che prendono la parola per rendere omaggio a uno dei principali fautori delle forme e degli stili cinematografici del secolo scorso.
Tra i tanti testimoni del film Macha Meril, Marina Vlady, Romain Goupil, Julie Delpy, Daniel Cohn Bendit, Nathalie Baye, Hanna Schygulla, per una carrellata tra cinema e politica attraverso film leggendari come “Ro.Go.Pa.G.”, “Il disprezzo”, “Bande à part”, “Agente Lemmy Caution: Missione Alphaville”, “Due o tre cose che so di lei”, “Crepa padrone, tutto va bene”, “Si salvi chi può (la vita)”, “Prénom Carmen”, “Je vous salue Marie”.
A partire dal suo folgorante film d’esordio del 1960 - “Fino all’ultimo respiro” (“À bout de souffle”) - Godard è stato sempre un assoluto protagonista della scena internazionale, amato e odiato come nessun altro: una tale “aura” deriva da film incredibilmente unici, ma anche da Godard stesso, una figura carismatica e allo stesso tempo un uomo avvolto nel mistero. Tutto e l’opposto di tutto, ha sperimentato ogni strada possibile, fino a diventare un mostro sacro ed enigmatico. Un figlio della borghesia europea che ha condotto la più spietata azione anti-borghese che sia mai stata compiuta nella settima arte.
L’itinerario di Godard si muove in un’unica direzione: il rinnovamento incessante della sua arte. Il regista vede l’atto creativo come un necessario atto di critica e decostruzione. “Parto sempre daI negativo” - diceva - “Sono un uomo positivo che parte dal negativo”. L’artista si reinventa senza sosta e inevitabilmente si distrugge, per molti anni si annulla in un collettivo di regia, per poi tornare a firmare i propri film solo a fine carriera. “Godard seul le cinema” è un ritratto pieno di sorprese, che va oltre i cliché del mito JLG, talvolta diventato caricaturale. Ricchissimo di scene e di backstage sui suoi set, il film ci fa incontrare un uomo più sentimentale di quanto sembri, a volte fagocitato dalla sua arte. Ne esce, forse per la prima volta, un Godard umano, non solo artista provocatore.
“Realizzare questo film ha significato esplorare un artista che, più di molti altri, ha una vera e propria fede nella propria arte” - dichiara il regista del film Cyril Leuthy - “Per navigare in un tale oceano di idee, film e archivi, ho seguito un percorso: rimanere umile e dare voce alle persone che lo hanno conosciuto. Il film è incentrato più sull’uomo che sul suo cinema, ma quando si parla di Godard, cinema e vita si fondono.”