Francesca Bruni porta a teatro “Maria Antonietta - L’ultima regina di Francia”. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani



(intervista per Proscenio) N
onostante la durata di tre ore, lo spettacolo è leggiadro, amabile, si segue molto volentieri. La Bruni ha cercato di alleggerirlo il più possibile. C’è la risata, la battuta cattiva in cui il Re chiede in giro come fare per mettere incinta la Regina. Spetteguless piacevoli che strappano un sorriso, nati forse per difendere la figura del Re! Una cosa che è stata confermata in biografie più recenti è che il Re avesse la Fimosi. In seguito si è scoperto che il problema del Re era semplicemente quello di non conoscere la tecnica.   

Lo spettacolo “Maria Antonietta - L’ultima regina di Francia”, scritto e diretto da Francesca Bruni e prodotto da Pont d’Art Italia, aveva debuttato nel novembre 2021! È tornato in scena fino al 9 ottobre al Teatro 7 Off di Roma per poi partire con la tournée a gennaio (le date sono ancora da confermare).
Sarà una nuova versione di 2 h con un totale di 15 attori. Il Cast ha subito un po’ di cambi. È incentrato su una delle donne più affascinanti della Storia.  Si dipana dal suo arrivo a Versailles fino al suo incontro con Fersen, dallo scoppio della Rivoluzione fino alla condanna a morte, viene ripercorsa la vita di Maria Antonietta svelando sia la sua interiorità e ciò che si nasconde dietro i falsi miti e le voci del suo passato.
Com’è andata la preparazione visto che eravamo già sotto Covid? Abbiamo fatto dei Casting on line perché lo spettacolo doveva andare in scena a maggio ma eravamo in lockdown, poi c’è stata una seconda ondata e abbiamo proseguito sempre on line.
Tu sei autrice e anche regista, il Cast è enorme e lo spettacolo dura tre ore, neanche Shakespeare o i De Filippo hanno fatto spettacoli così lunghi. In realtà lo spettacolo dura due ore ma ci sono varie pause che sono d’obbligo un po’ per il passaggio del tempo, un po’ per permettere a quindici attori professionisti e due bambini di cambiarsi perché interpretano trenta personaggi ed era d’obbligo per rappresentare trentasette anni di vita. La storia è lunga e non è stato facile realizzare questo testo perché c’è tanto da raccontare per creare una storia che avesse un senso e che arrivasse a qualsiasi tipo di pubblico.
Lo spettacolo può vederlo sia chi conosce la storia ma anche chi non la conosce. Durante lo spettacolo ci sono diverse spiegazioni. Non si può seguire dall’inizio alla fine e non è stato semplice. Il Cast è numeroso e la durata emendabile. Si vuole raccontare tutta la storia per intero e che arrivi un po’ a tutti.
Quali sono state le tue fonti? Le biografie sono tantissime e le ho lette tutte fino all’ultima che è stata pubblicata recentemente e che ho letto in lingua originale. La cosa simpatica era che io avevo inserito all’interno di questo spettacolo un’informazione importante per quanto riguarda la storia tra Fersen e Maria Antonietta che poi in realtà in Italia, il libro è stato tradotto un mese fa mentre noi facevamo le prove e avevamo già inserito il finale dove si spiega lo scambio epistolare. Leggevamo queste news in cui si diceva che era stato rivelato che in effetti la storia d’amore c’era stata e non era un amore platonico. Del resto avevo tradotto le lettere dal francese per capire esattamente cosa si dicessero. È una scoperta recente. Di libri ce ne sono un miliardo, da diversi anni ci sono tantissime biografie. La ricerca è stata lunga, fino a tre mesi prima dalla conclusione del testo, ne leggevo altri che erano usciti recentemente. Grazie alle nuove tecnologie perché questo scambio epistolare non era stato accessibile per tantissimi anni. Dopo che è stata decapitata la Regina, tutte le lettere che lei aveva inviato non solo a Fersen ma in giro per l’Europa per cercare aiuto. Venivano coperte le scritte ma a distanza di anni con la nuova tecnologia sono riuscita a leggere cosa ci fosse dietro e finalmente si è scoperto che quest’amore non era affatto platonico ma un vero rapporto amoroso tra i due, Grazie al cielo e lo dico soprattutto per Lei.


Può darsi che qualche figlio fosse di Fersen?
È possibile! Sicuramente l’ultimo e si vede anche nel nostro spettacolo che è stato portato via ed è morto di stenti. Gli altri no perché il cuore del figlio Giuseppe che è morto durante gli Stati Generale sta alla Cappella Espiatoria a San Remi.
Sono riusciti ad estrapolare il DNA e per puro caso si scoprì che era figlio del Re.  Sull’ultimo si dice che fosse di Fersen perché lui si preoccupava tantissimo di questo bambino e quando scriveva alla sorella manifestava la sua pena. Non ho mai trovato foto né su questo bambino e neanche dell’ultimo, quello che poi sarebbe diventato Luigi XVII°, ci sono tante teorie, qualcuno dice che sia fuggito ma in realtà pare che l’abbiano fatto morire di fame. C’è un po’ di mistero. Non hanno mai trovato il corpo e non sono riusciti a fare esami approfonditi.
In quegli anni in Francia c’era già l’esame del DNA? È stato fatto recentemente.
Ho notato che nel pubblico si sono lamentate più le donne di una certa età: Accanto a me c’erano delle settantenni!

Quali sono stati i commenti del pubblico quando ti aspettano nel foyer? Finora ho avuto solo commenti positivi, qualcuno spesso si lamenta della durata. Ho cercato in tutti i modi di alleggerire ma levare un quarto d’ora di spettacolo ma non risolverebbe molto. Il problema è che poi mancherebbero quelle piccole spiegazioni che potrebbero essere utili allo spettatore che non conosce la storia.  Ci aspettavamo una scenografia più sfarzosa ma anche in quel caso, la scelta è relegata anche ai mezzi perché non abbiamo alle spalle la produzione del Sistina.  Con quello che potevamo fare, ho ricreato il Teatro classico, il teatrino identico a quello che Mariantonietta aveva a Versailles. Per dare un’immagine sempre molto classica. Sulla drammaturgia non è stato detto nulla.                                                                                                                                                   Elisabetta Ruffolo

 

 

Fattitaliani

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