L’AQUILA – Avrebbe mai immaginato Pietro Angelerio, l’umile e tenace
monaco benedettino poi eremita sui monti della Majella e del Morrone,
eletto al soglio pontificio il 5 luglio 1294, che il primo Giubileo della cristianità da lui concesso in dono all’umanità quel
29 agosto a L’Aquila, dalla Basilica di Santa Maria di Collemaggio dove
fu incoronato, che dopo 728 anni un suo successore, Papa Francesco, avrebbe aperto la Porta Santa per la Perdonanza che egli stesso aveva
istituito?
E avrebbe mai potuto immaginare, egli Celestino V, diventato papa in un tempo
tra i più tormentati della storia e con i vertici della Chiesa viziati da lotte
intestine e dai guasti del potere temporale, mentre la cristianità era stata
profeticamente richiamata alla povertà e all’umiltà da Francesco d’Assisi ed attendeva l’era dello Spirito Santo già
vaticinata dall’abate calabrese Gioacchino
da Fiore, avrebbe dunque Celestino
potuto immaginare che dopo sette secoli un suo successore, pontefice in un
periodo della storia altrettanto tormentato, sarebbe venuto a L’Aquila per rilanciare l’universale
messaggio di perdono, di riconciliazione e di pace della sua Perdonanza?
E ancora, avrebbe mai potuto immaginare Celestino V che il suo gesto
rivoluzionario delle dimissioni, con
la rinuncia alla tiara resa a Napoli
il 13 dicembre 1294 dopo appena quattro mesi di pontificato, gli avrebbe
comportato ad opera del successore Bonifacio
VIII tutte le conseguenze subìte e persino la restrizione nella cella di Fumone, fino alla morte il 19 maggio
1296, e per sette secoli una forma di imbarazzata “rimozione” del suo profetico
pontificato, pur di fronte alla santità, accertata e riconosciuta per ben due
volte in due distinti processi canonici, nel 1313 come confessore e nel 1668
come papa, avrebbe dunque potuto immaginare che quattro suoi grandi successori
- Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto
XVI e Francesco - avrebbero invece
celebrato il coraggio eroico delle sue dimissioni dal soglio di Pietro?
E Celestino
avrebbe potuto lontanamente immaginare che Benedetto
XVI, venuto a L’Aquila
all’indomani del terribile sisma che aveva semidistrutto la città e la basilica
di Collemaggio, il 28 aprile 2009 aperta la Porta Santa si sarebbe soffermato in raccoglimento proprio davanti
all’urna che contiene le sue spoglie deponendovi sopra il pallio, un omaggio straordinario alla sua santità e all’eroismo
delle sue dimissioni, come ancora una volta papa Ratzinger ribadì con nettezza il 4 luglio 2010 in visita
pastorale a Sulmona, poco prima che
egli stesso, nel febbraio 2013, assumesse l’identica scelta di dimettersi?
E avrebbe mai Celestino potuto immaginare che nella Divina Commedia un verso del III canto dell’Inferno - «Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi
l'ombra di colui che fece per
viltade il gran rifiuto» - l’avrebbe come una damnatio memoriae per secoli perseguitato,
mentre non è assolutamente dato per certo che il Sommo Poeta
a Lui si riferisse, non potendo essere che proprio a Dante, massimo creatore della lingua italiana, sfuggisse la
differenza tra i termini “rinuncia”
e “rifiuto”? Quel rifiuto che invece
il Cardinale Matteo Rosso Orsini,
nel conclave del dicembre 1294, aveva espresso ai cardinali per ben due volte dopo
la sua elezione, spianando così la strada a Benedetto Caetani eletto papa il 24 dicembre con il nome di Bonifacio VIII.
E inoltre Celestino V avrebbe mai potuto immaginare che a riconoscere la sua
eroica santità e il profondo valore spirituale insito nella sua Perdonanza - del perdono ricevuto e
dato, della riconciliazione con Dio e con i fratelli, della pace tra popoli -,
sarebbe stato anche un grande scrittore abruzzese, Ignazio Silone, “un cristiano
senza chiesa” che a Lui avrebbe dedicato un’intensa opera letteraria e
teatrale qual è “L’avventura di un povero
cristiano”? E che valenti studiosi e storici del XX secolo - quali Raoul Manselli, Edith Pasztor, Peter Herde
e tanti altri ancora – lo avrebbero finalmente sottratto da un superficiale quanto
iniquo giudizio di uomo incolto e succubo, restituendogli la giusta dimensione
nella storia della cristianità e nella spiritualità del suo tempo?
Ebbene, mentre queste paradossali e velleitarie
domande richiamano alla mente la straordinaria esistenza di Pietro del Morrone, umile monaco e poi
eremita che in appena qualche decennio era riuscito a costituire un ordine
monastico secondo la regola di San Benedetto, a farlo riconoscere e poi persino
a farlo confermare da Gregorio X nel secondo Concilio di Lione, dov’Egli s’era
recato nel 1274 a perorarne la causa, quindi a diffonderlo con la realizzazione
di numerosi monasteri e abbazie, riflettiamo su quali gesti profetici Egli compì
per la cristianità, una volta diventato papa
Celestino V, per soli cinque mesi fino alle sue dimissioni: in primis
l’istituzione della Perdonanza, il Giubileo
di un giorno - dai Vespri del 28 agosto a quelli del 29, di ogni anno -, il
primo della storia. E ci soffermiamo sull’emozione e sulla gioia con cui L’Aquila si sta preparando
all’eccezionale visita pastorale di Papa
Francesco, che il 28 agosto verrà ad aprire la Porta Santa al mondo per la Perdonanza numero 728.
Il desiderio di veder aprire la Porta
Santa dal Papa, lungamente coltivato dagli Aquilani che hanno il privilegio di
custodire, attraverso la Municipalità, la Bolla
della Perdonanza emessa da Celestino
V il 29 settembre 1294, è stato sostenuto con l’accorto assiduo
accompagnamento dell’istanza in Vaticano dal Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi. Ed ha trovato accoglienza
in Papa Francesco, che il 4 giugno
scorso ha dato conferma attraverso la lettera ufficiale diramata dalla Sala Stampa
Vaticana, con la quale è stato reso noto il programma dettagliato della visita pastorale,
e con l’annuncio dato dallo stesso Card.
Petrocchi. «Comunico,
con immensa gioia, che il Santo Padre ha confermato la Sua Visita all’Aquila,
il 28 agosto, in occasione della Celebrazione della Perdonanza. Questa scelta
– ha annotato l’Arcivescovo Card.
Petrocchi – rappresenta un gesto di
predilezione verso la nostra Chiesa e la nostra Città, ancora più prezioso se
si tiene conto dei Suoi pressanti impegni pastorali e di alcuni dolorosi
problemi di salute. Dopo la istituzione della Perdonanza, decretata da
Celestino V, Papa Francesco è il primo Pontefice che, dopo 728 anni, apre la
Porta Santa. L’attesa fedele e tenace degli Aquilani, che si è prolungata nei
secoli, approda felicemente al suo compimento. La presenza del successore di
Pietro conferirà, a questo evento, una portata planetaria: la Porta Santa della
Perdonanza verrà aperta non solo ai pellegrini che accorreranno numerosi, ma
sarà spalancata sul mondo intero. Speriamo che tutti i Popoli, specie quelli
lacerati da conflitti e da divisioni interne, possano varcarla, idealmente, e
ritrovare le vie della solidarietà e pace. […] A nome della nostra gente –
crocifissa da tre sismi devastanti e dalla calamità pandemica – esprimo un
grazie, a cuore pieno, a Papa Francesco: che ancora una volta testimonia, nei
nostri confronti, la compassione e la tenerezza di un Papa-Papà. […]».
Nel dettaglio questo il programma della
visita pastorale. Papa Francesco
arriverà il 28 agosto a L’Aquila in
elicottero, atterrando alle 8:45 sul prato dello stadio Gran Sasso d’Italia. In
auto il trasferimento a Piazza Duomo, dove sarà ad attenderlo l’Arcivescovo Card. Petrocchi, il Presidente della Regione
Marco Marsilio, il Prefetto
dell’Aquila Cinzia Torraco, il
Sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
Accompagnato dal Card. Petrocchi, il Papa entrerà in forma privata nella
Cattedrale, massacrata dal sisma del 6 aprile 2009 e la cui ricostruzione dovrebbe
finalmente partire tra alcune settimane. Alle 9:15, dal sagrato del Duomo il Santo Padre rivolgerà un saluto ai
familiari delle 309 vittime del terremoto, alle autorità e ai cittadini
presenti. Quindi, in papamobile, si trasferirà tra due ali di cittadini e
fedeli alla Basilica di Santa Maria di
Collemaggio. Sul piazzale antistante la basilica ci sarà l’altare dove Papa Francesco, alle ore 10:00,
presiederà la Celebrazione eucaristica, terrà l’Omelia e poi l’Angelus in mondovisione, cui seguirà il
rito di apertura della Porta Santa.
Alle 12:30 il Santo Padre si
congederà e in auto raggiungerà lo stadio Gran Sasso dove l’attende
l’elicottero per far rientro in Vaticano, con arrivo alle 13:15. La visita
apostolica di Papa Francesco
“rivoluzionerà” in parte i tempi e il protocollo dell’antico rituale del 28
agosto. Anzitutto i tempi, che vedono nella tradizione secolare l’apertura
della Porta Santa dai vespri del 28
agosto a quelli del giorno successivo, festività di San Giovanni Battista.
Intanto, questo il testo integrale della Bolla, nella traduzione dal latino
fatta dallo storico Alessandro Clementi.
«Celestino Vescovo servo dei servi di Dio, a
tutti i fedeli di Cristo che prenderanno visione di questa lettera, salute e
apostolica benedizione. Tra le feste solenni che ricordano i santi è da
annoverare tra le più importanti quella di San Giovanni Battista in quanto
questi, pur provenendo dal grembo di una madre sterile per vecchiezza, tuttavia
fu ricolmo di virtù e fonte abbondante di sacri doni, fu voce degli Apostoli,
avendo concluso il ciclo dei profeti, ed annunziò la presenza di Cristo in
terra mediante l’annuncio del Verbo e miracolose indicazioni, annunziò quel
Cristo che fu luce nella nebbia del mondo e delle tenebre dell’ignoranza che
avvolgevano la terra, per cui per il Battista seguì il glorioso martirio,
misteriosamente imposto dall’arbitrio di una donna impudica in virtù del
compito affidatole. Noi, che nel giorno della decollazione di San Giovanni,
nella chiesa benedettina di Santa Maria di Collemaggio in Aquila ricevemmo sul
nostro capo la tiara, desideriamo che con ancor più venerazione tal Santo venga
onorato mediante inni, canti religiosi e devote preghiere dei fedeli. Affinché,
dunque, in questa chiesa la festività della decollazione di San Giovanni sia
esaltata con segnalate cerimonie e sia celebrata con il concorso devoto del
popolo di Dio, e tanto più devotamente e fervidamente lo sia quanto più in tale
chiesa la supplice richiesta di coloro che cercano Dio troveranno tesori della Chiesa
che risplendono dei doni spirituali che gioveranno nella futura vita, forti
della misericordia di Dio onnipotente e dell’autorità dei suoi apostoli SS.
Pietro e Paolo, in ogni ricorrenza annuale della festività assolviamo dalla
colpa e dalla pena, conseguenti a tutti i loro peccati commessi sin dal
Battesimo, quanti sinceramente pentiti e confessati saranno entrati nella
chiesa di Santa Maria di Collemaggio dai vespri della vigilia della festività
di San Giovanni fino ai vespri immediatamente seguenti la festività. Dato in
Aquila, 29 settembre, nell’anno primo del nostro pontificato».
La Santa
Sede ha già con apposita disposizione regolarizzato la deroga sull’ora di
apertura della Porta Santa che dà
inizio della Perdonanza, motivandola
con l’eccezionale presenza del Papa. Mutano, per ragioni di sicurezza e
logistiche, le modalità del rituale civile previsto negli antichi Statuti della città e rinverdito dal
protocollo civico progettato da Errico
Centofanti nel 1983, con la rivitalizzazione della Perdonanza voluta dal Sindaco Tullio
de Rubeis. Secondo il protocollo civico alle ore 16:00 parte da Palazzo Margherita d’Austria, sede del
Comune, il Corteo che accompagna la Bolla
alla Basilica di Collemaggio. Alle 18:00, dopo la lettura della Bolla, inizia la
Messa stazionale che precede l’apertura della Porta Santa. Quest’anno, invece, il Corteo della Bolla anziché il 28 partirà il 23 agosto, nella serata solitamente inaugurale che dà il via alle
manifestazioni civili e religiose della Perdonanza,
con l’arrivo del Fuoco del Morrone e
l’accensione del tripode che resterà acceso fino al 29 agosto, la sera del
rientro della Bolla nel palazzo
municipale.
Intanto già in questi giorni la fiaccola con
il Fuoco proveniente dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone è in viaggio, partita il 16 agosto. Portata
da squadre di tedofori, toccherà le località del percorso lungo la Valle Subequana che nel luglio del 1294
Pietro Angelerio fece per recarsi a
L’Aquila, dove egli volle assumere la tiara papale, nella chiesa di Santa Maria
di Collemaggio della sua Badia. Dopo l’elezione, avvenuta a Perugia il 5 luglio, Pietro aveva ricevuto nel suo eremo sul
monte Morrone la visita dei messaggeri del Sacro Collegio dei cardinali - tra i
quali Jacopo Stefaneschi, che fu
cronista di quegli storici eventi -, che gli portavano notizia dell’elezione,
finalmente approdata a buon esito dopo 27 mesi di inutili tentativi, seguiti
alla morte di Niccolò IV. Dopo un tormentato travaglio nella preghiera
l’accettazione da parte di Pietro e nei giorni seguenti la partenza per L’Aquila a dorso d’un asinello, secondo
gli umili suoi voleri, scortato dal re Carlo
II d’Angiò e da Carlo Martello,
figlio e re d’Ungheria, e accompagnato da un corteo di popolo che andava man
mano crescendo lungo il viaggio, data la fama di santità dell’anziano eremita
del Morrone già ultraottantenne.
Quando Pietro Angelerio giunse a L’Aquila,
ospitato nella Reggia Angioina, vide la città in grande fermento costruttivo.
Ciascuno dei castelli fondatori - inizialmente all’incirca una settantina, da
quando nel 1254 lo svevo Corrado IV
aveva autorizzato la nascita della nuova città - edificava al meglio la propria
chiesa, la piazza e la fontana del quartiere sul sito assegnato secondo l’armonioso
progetto di fondazione che avrebbe reso la città una vera meraviglia di
bellezza. Pietro trovò tuttavia
anche contese e faziose turbolenze tra alcuni castelli fondatori. Il suo
intervento riportò serenità e pace tra le comunità in conflitto, come pure provvide
a sistemare pendenze fiscali della città con il regno angioino, grazie al suo
intervento su re Carlo II. Insomma, il suo grande carisma già dava frutti alla
città che molto beneficiava della comunità benedettina di Collemaggio e della
saggezza dei suoi abati. Ma questo era solo un assaggio del grande dono alla
città che Pietro avrebbe riservato per
il giorno della sua incoronazione, annunciando il giubileo gratuito e universale
della Perdonanza, che avrebbe poi
regolato con la Bolla istitutiva un mese dopo.
Memorabile, secondo le cronache, l’evento
dell’incoronazione di Celestino V.
Sulla spianata davanti la chiesa di Collemaggio una folla immensa di duecentomila
persone assistette al rito, come riporta il testimone e cronista Jacopo Stefaneschi nel suo Opus Metricum. Altre cronache affermano
che anche Dante Alighieri fosse
presente quel giorno, in un evento che la cristianità attendeva da tempo, con l’avvento
di un Pastore angelico che
riportasse l’Ecclesia carnalis del
potere temporale a Ecclesia spiritualis.
Celestino V diede subito questa
impronta negli atti, nei segni e nei gesti che, nell’umiltà evangelica, la sua
autorevolezza di pontefice disponeva. L’Aquila,
nei mesi della presenza papale in città, prima che il pontefice, la Curia e i
cardinali raggiungessero il Maschio Angioino a Napoli, divenne quasi una capitale per l’attenzione che il mondo di
allora le riservò, per il fiorire dei mercati, per il messaggio spirituale di
perdono e di pace che da Collemaggio s’irradiava verso l’umanità del mondo
allora conosciuto. La Perdonanza
divenne così, come lo è stata per secoli fino ad oggi, l’evento spirituale e
civile dominante nella storia civica dell’Aquila, determinandone positivamente
le sorti e segnando la sua forte impronta nella comunità e nella memoria
collettiva degli aquilani. La Municipalità aquilana è custode dell’insigne
privilegio spirituale che Celestino
le ha singolarmente affidato - caso davvero unico - consegnandogli la Bolla
originale della Perdonanza, il cui
possesso ininterrotto le ha consentito ogni anno di indire, con la Chiesa
aquilana ed universale, l’annuale Giubileo celestiniano secondo gli antichi
Statuti della città. Nulla poté Bonifacio
VIII per l’annullamento della Perdonanza,
proprio perché mai il Primo Magistrato
(il sindaco di allora) gli restituì la Bolla,
che invece custodì rigorosamente nei forzieri della Torre civica. Ben se ne
dovette fare una ragione Bonifacio,
che proprio dalla Perdonanza prese tuttavia
spunto per istituire nel 1300 il Grande
Giubileo.
Celestino V e il suo universale messaggio di
perdono, di pace e di misericordia ha attraversato sette secoli fino ai nostri
giorni, ricevendo finalmente il suggello di quattro giganti della Chiesa, quali
sono Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto
XVI e Papa Francesco. Questa
eccezionale edizione 728 della Perdonanza rimarrà per sempre nella storia della
città. Ma rimarrà anche nella memoria del mondo per i valori universali di pace
e di riconciliazione che il messaggio celestiniano reca con sé per gli uomini
di ogni tempo. L’Aquila si sta
preparando in queste settimane, anche di riflessione spirituale, al grande
evento. La Chiesa aquilana, guidata
con saggezza e carisma dal Cardinale
Petrocchi, senza risparmio di energie sta impegnando l’intera comunità cristiana
ad un appuntamento epocale che vuole, e può, essere un segno dei tempi nel
drammatico periodo storico che il mondo sta vivendo. Tra pandemie, guerre,
disastri ambientali, carestie, perniciosi cambiamenti climatici determinati
dall’inquinamento, si richiederebbero coscienze più accorte, politiche più
attente alla custodia del Creato, governanti più aperti ed impegnati sui temi
della Pace e della concordia tra i popoli. Che sia allora questa del 28 agosto anche
un’occasione per la nostra Italia, perché politici e governanti dei valori
della Perdonanza facciano tesoro, che altrettanto facciano le istituzioni d’Abruzzo.
E soprattutto che il messaggio celestiniano, per la Municipalità e per ogni aquilano, non sia occasione per
ritinteggiature esteriori e per vacui impegni di facciata, ma che diventi
invece essenza vitale e quotidiana di rispetto reciproco, di dialogo
costruttivo, di convivenza operosa, di ricerca del Bene comune.
La Municipalità
e il Comitato Perdonanza, stanno
a loro volta facendo la loro parte per questa edizione storica, che sarà - come
è immaginabile – un’edizione di autentica svolta verso il futuro, sulla scorta
della rilevante attenzione e del ritorno d’immagine che si riverbererà sul
piano spirituale e civile, come pure sul piano turistico e culturale. Sarà quindi
richiesta una grande dose di saggezza amministrativa, di progettazione
culturale, di pianificazione economica e turistica, nel medio e lungo periodo.
Sarà bene, pertanto, lasciare da parte gli aiutanti
di bottega ed affidarsi a qualificate e riconosciute competenze che possano
assicurare orizzonti di grande respiro da perseguire, con un programma
pluriennale di investimento. Che sia dunque un progetto di ampio respiro che
privilegi il valore religioso e spirituale, quello vero e duraturo, della Perdonanza. E che anche la
programmazione culturale sia conformata, nei suoi contorni e nella sua essenza,
a quei valori celestiniani di pace,
riconciliazione, fraternità solidale, amicizia tra i popoli, apertura al
dialogo interculturale e interreligioso, attraverso ogni mezzo del pensiero,
delle arti, della cultura e dello spettacolo. Giova qui sottolineare
l’opportunità d’aver confermato alla direzione artistica il M° Leonardo De Amicis, garanzia di
qualità ed equilibrio nelle scelte del programma civile, contrassegnato da
qualificate presenze di artisti. Sarebbe per chi scrive un esercizio poco
agevole ridurre in sintesi l’interessante programma che accompagnerà questa
edizione della Perdonanza. Chi lo
voglia potrà farsene un’idea compiuta consultandolo dal link qui di seguito
indicato.
https://perdonanza-celestiniana.it/wp-content/uploads/2022/08/programma-perdonanza-celestiniana-2022.pdf
Per concludere, la Perdonanza Celestiniana, questa secolare tradizione civile e spirituale
dell’Aquila, è ormai entrata nel Patrimonio
immateriale dell’Umanità, come deciso dall’Unesco nel 2019 a Bogotà. Dopo
il grande dono di Celestino V,
concesso il 29 agosto 1294 nel
giorno della sua incoronazione, l’altro straordinario dono a L’Aquila è quello che Papa Francesco fa con la sua visita
pastorale il prossimo 28 agosto.
Sarà il pontefice venuto dai confini del mondo a richiamare con la
straordinaria semplicità dei suoi gesti e delle sue parole, che sempre arrivano
diritte al cuore, l’autenticità e la forza del messaggio evangelico per la
Chiesa del terzo millennio e per l’umanità intera. Richiamerà il bisogno di
chiedere il perdono a Dio per essere perdonati, a nostra volta di perdonare e
riconciliarci con i fratelli, infine la bellezza della misericordia di Dio e della
riconciliazione con il Creato, di cui dobbiamo avere cura e custodia. Sarà
ricordata, questa Perdonanza n. 728,
per i segni e l’impronta che certamente Papa
Francesco lascerà in modo indelebile.