Davide Buzzi, classe 1968, vive ad Acquarossa (Svizzera). Cantautore e autore, ha pubblicato cinque album, l’ultimo nel 2021, Radiazioni sonore artificiali non coerenti. Nel 2013 pubblica il suo primo libro di racconti, Il mio nome è Leponte… Johnny Leponte e nel 2017 il racconto breve La Multa. Nel 2020, per ‘96, Rue de-La-Fontaine Edizioni’, ha pubblicato il romanzo thriller/spoof Antonio Scalonesi: memoriale di un anonimo omicida seriale. Fotografo di formazione, è attivo anche nel campo del giornalismo quale membro di redazione del mensile ‘Voce di Blenio’ e, per diversi anni, come inviato speciale di ‘Radio Ticino’ al Festival di Sanremo. Il suo nuovo romanzo, L'estate di Achille (Morellini Editore), finalista nel 2021 della terza edizione del Premio Lorenzo da Ponte, dal 9 giugno 2022 è disponibile in libreria e negli store digitali.
Vuoi descriverci Davide
Buzzi come uomo e come scrittore?
Davide
Buzzi è una persona cocciuta che non si arrende mai davanti a nessuna
difficoltà… Va beh, quasi mai. È un cantautore, autore di testi per canzoni e ghostwriter
con alle spalle una carriera di una trentina di anni.
Ho inciso cinque album e ho lavorato con diversi artisti, qualcuno anche di
altri continenti. L’essenza del mio scrivere è puro diletto, io desidero
semplicemente che le persone possano divertirsi grazie ai miei testi, che siano
canzoni oppure racconti. Leggere è vita e non sarebbe possibile vivere se non
ci fosse qualcuno che si occupasse di mettere le parole sulla carta. Sono una
persona semplice e curiosa, proprio in questo sta la mia complessità.
“L'estate di Achille” è il tuo secondo romanzo.
Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
La
canzone d’autore è stata parte della mia essenza in questi miei primi
trent’anni di carriera. Era da tanto tempo che desideravo scrivere una storia che
fra le sue righe emanasse profumo di musica. Lo spunto mi è arrivato da mio
cugino Michel Buzzi, cantautore francofono che negli anni 70 arrivò a incidere
per la RCA di Parigi e a toccare il successo internazionale. Fra i diversi
racconti del suo passato di artista, una sera saltò fuori un aneddoto che
riguardava un suo conterraneo, anch’egli un chansonnier attivo più o meno nel
medesimo periodo storico. Il personaggio in questione, all’epoca ritenuto un
grande talento della canzone francese, aveva firmato un contratto con
un’importante etichetta discografica parigina ed era stato pagato un con un
gran bel pacco di soldi per realizzare un album di dieci canzoni. Ma il nostro
artista amava le belle donne, il buon vino e il gioco d’azzardo e invece che darsi
da fare come da lui ci si aspettava, penso fosse più interessante affittare un
attico dalle parti di Montmartre, dove quasi ogni sera organizzava memorabili festini a base di
donne, champagne, caviale e sostanze psicotiche. Chiaramente mando tutto a carte
quarantotto e un anno più tardi la sua avventura parigina si
concluse con una rocambolesca fuga notturna e conseguente precipitoso ritorno
in Svizzera, naturalmente senza che l’album venisse mai realizzato.
Era la storia che stavo cercando, allora mi sono detto: perché non raccontarne
una simile a questa ma ambientata a Milano? Mi sono messo all’opera e in otto
mesi l’ho portata a termine
Ci racconti il percorso emotivo che ti
ha portato alla stesura del romanzo e come hai affrontato la ricerca storica?
È
stato certamente un lavoro intenso, in quanto a volte risultava difficile
entrare nei panni di Seth e, soprattutto, far sì che ne uscisse un personaggio
credibile, sia negli atteggiamenti che nel linguaggio. Ma alla fine credo che
il risultato sia stato raggiunto.
La ricerca invece, man mano che il romanzo procedeva, si è trasformata in un
viaggio entusiasmante e pieno di sorprese. Ripercorrere la vita del personaggio
di Seth mi ha proiettato in un contesto storico che, seppure lo avessi sfiorato,
non è mai stato propriamente mio, dal momento che negli anni 70 ero appena un
bimbo. Mi si è aperto un mondo pieno di sorprese e ricco di fascino e per certi
versi difficile, ricordiamoci che quel periodo storico è stato particolarmente
agitato e toccato pure dal terrorismo rosso e nero. Non era però mia intenzione
affrontare temi politici con questa storia, ma era pur vero che sarebbe stato
impossibile evitarlo se volevo riuscire nell’intento di scriverla. Ho allora
cercato di inserire nel romanzo qualche aneddoto meno conosciuto, usando a
volte anche un po’ di umorismo, sfruttando il modo di raccontare di Seth,
esente da peli sulla lingua.
Internet è stato determinante nel reperimento di tutte le informazioni
necessarie. Negli anni 90 avrei dovuto far passare biblioteche e polverosi
archivi cartacei di quotidiani, settimanali e mensili vari. In effetti sarebbe
stato piuttosto complicato. Non che oggi sia una passeggiata, la ricerca
necessita comunque di meticolosità metodica, ma il fatto di poter lavorare
seduti alla propria scrivania, con la possibilità di attingere all’archivio
infinito di Internet, indubbiamente facilità tutto.
Quale è stato il momento più complesso
durante la fase di scrittura del libro?
Decidere
cosa far dire a Seth e, volta per volta, quali parole utilizzare.
Sarebbe stato fantastico fargli narrare molte più cose, magari fargli
approfondire alcuni punti o eventi storici, come quando racconta della tragica
epopea della band femminile delle ‘Stars’, cinque ragazze toscane che nel 1968
finirono a esibirsi per le truppe americane in Vietnam e che per un pelo non ci
lasciarono la vita. Ma “L’estate di Achille” voleva essere un romanzo e non un
saggio, pertanto era importante continuare a mantenere alta la tensione del
racconto, evitando di farne un polpettone.
Concludendo, quale messaggio vuoi
trasmettere a coloro che leggeranno “L'estate di Achille”?
La
vita è bella e va sempre vissuta con entusiasmo e soprattutto mantenendo un
profondo rispetto nei confronti del prossimo. La scelta di Seth di stare ai
margini della società ci insegna che ogni testa viaggia in modo individuale e
totalmente diverso da quella di qualunque altro abitante del globo. È
importante considerare sempre che dietro all’apparenza ci stanno vicende
diverse e che nessuno ha il diritto di trarre giudizi limitandosi solo alla
visione dello strato superficiale.
Quali saranno i tuoi progetti per questo
2022?
Negli scorsi mesi ho
terminato di scrivere un romanzo vagamente distopico, ambientato durante il
primo lockdown dovuto all’epidemia di Covid. Spero che possa interessare a
qualche casa editrice e di vederlo presto pubblicato. Inoltre sto lavorando a
un romanzo per ragazzi, opera questa assai difficile. Il linguaggio da
utilizzare per arrivare ai più giovani è molto diverso rispetto a quello
indirizzato agli adulti.