Il cantautore livornese Tommi ha appena pubblicato il nuovo singolo “Notte Bastarda” che racconta di una storia d’amore finita male. Vi si scorgono la rabbia e i rimorsi dell’artista, con il racconto di come tutto si sia consumato in velocità per poi sfumare in una sola notte. Il ritornello è una sorta di sfida che Tommi lancia alla ex amata: nonostante le cose tra i due siano cambiate, ognuno continua a rivedere l’altro anche nel volto delle altre persone che frequentano per dimenticare. La seconda e ultima strofa segna una presa di coscienza più matura, col cantautore che si riconosce disposto a mettersi da parte pur di far si che la ragazza protagonista del brano sia felice, capendo appunto che la sua felicità non dipende da lui. Fattitaliani lo ha intervistato.
Come e in che misura "Notte bastarda" è autobiografica?
La canzone è molto autobiografica, come la maggior parte delle mie canzoni. La cosa che credo mi riesca meglio fare è appunto di parlare della mia vita quotidiana e delle esperienze che quest’ultima mi fa vivere. La storia d’amore descritta nella canzone ovviamente è stata un po’ esperienza vissuta in prima persona.
Io in primis faccio canzoni per me stesso, perché è una cosa che mi fa bene e la reputo necessaria nella mia vita. Sicuramente spero che chi mi ascolta riesca ad intravedersi nelle mie parole e in quello che scrivo, ma soprattutto che il pubblico ne percepisca la sincerità. Oltre a questo, soprattutto negli ultimi due pezzi (che andranno entrambi nel mio primo disco), mi sono fissato in modo molto particolare con la ricerca di utilizzare un sound che si distacchi leggermente dal classico sound pop. Così che riesca a trovarmi un’identità anche a livello sonoro.
Hai dei modelli musicali cui ti sei ispirato e che magari un giorno verresti professionalmente incontrare?
Nella mia vita ho ascoltato di tutto e di più. Sono cresciuto con i grandi cantautori italiani passando da tutto il rock, oltre ovviamente ad ascoltare anche musica contemporanea a quella che è la mia generazione. Se dovessi scegliere una figura artistica da incontrare in tutta la storia della musica probabilmente direi Liam Gallagher. Professionalmente parlando mi piacerebbe un giorno poter lavorare con Federico Nardelli, produttore molto famoso a livello italiano che stimo moltissimo per i lavori che ha fatto.
La tua città ti aiuta, è presente nella tua ispirazione? in che modo?
La mia città mi ha aiutato molto dal punto di vista della crescita artistica perché club come il The Cage (che tengo a ringraziare) mi ha dato l’opportunità di esibirmi in diverse occasioni sopra un palco molto importante che mi ha permesso sicuramente di maturare anche dal punto di vista professionale. Per quanto riguarda invece il discorso della presenza nelle mie canzoni in un certo senso sì, è presente, perché alla fine scrivo di tutto quello che vivo nella mia città nella maggior parte dei casi.
Qual è stato il tuo primo approccio con la musica?
Il mio primo approccio con la musica in generale l’ho avuto con due dischi in particolare, quando avevo circa 6 anni: un disco di Battisti e uno di De André che trovai a casa dei miei nonni. Da quel momento è scattato un amore che mi ha portato circa un anno dopo ad iniziare a prendere in mano la mia prima chitarra, nel periodo della seconda elementare.
C'è una canzone del passato che accompagna insistentemente le tue giornate?
In realtà non riuscirei a sceglierne una soltanto perché sono un grande ascoltatore di musica “vecchia” e forse sarebbe più semplice per me scegliere una canzone fra quelle contemporanee. Con molta fatica scelgo a livello internazionale Across The Universe dei Beatles, e per quanto riguarda la musica italiana, Rimmel di Francesco De Gregori. Giovanni Zambito.