Andrea Casta: il mio rapporto conflittuale con il violino, una parte di me. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani



Il 30 aprile abbiamo assistito al Visual Concert di 
Andrea Casta, il violinista Jedi che ha intrattenuto il pubblico fra brani, aneddoti e immagini in uno spettacolo che ha sollecitato tutti i cinque sensi affinché lo spettatore lo vivesse in pienezza. Fattitaliani lo ha incontrato a margine dell'evento organizzato da Donatella Gimigliano Women for Women against Violence - Camomilla Award”, nato per promuovere il contrasto alla violenza di genere e sostenere le donne che combattono il tumore al seno. iL violinista elettronico ha aperto la kermesse accompagnando la ballerina ucraina Anastasia Kuzmina e il ballerino Andrea Evangelista sulle note di “Piccola Anima” di Ermal Meta. L'intervista.

Che atteggiamento bisogna assumere per poterti conoscere artisticamente?

Deve avere una mentalità aperta, aspettarsi un musicista che sia però anche in grado di raccontare delle storie non solo con la musica ma anche con le immagini. Per cui contenuti come la natura, l’esperienza vissuta con il lockdown nelle nostre città deserte, la ripartenza adesso della vita sociale e poi lo spazio, la fantascienza come lente d’ingrandimento verso il futuro. Tutti questi sono contenuti che nella mia musica sono abbastanza familiari e anche se sembra strano accompagnano le canzoni come dei riquadri affrescati e chi viene a seguirmi dal vivo lo vive al 100x100.

Raccontare la musica anche attraverso le immagini: da dove nasce questa scelta?

È una forma d’arte completa. Quand’ero giovane avevo fatto anche il musical, ho frequentato l’ambiente della televisione all’inizio della carriera, quindi tutte queste esperienze sono confluite in una forma di espressione artistica che ritengo contemporanea. Ciclicamente ritorna il modo di legare le immagini con la musica: in questo momento non volevo fermare a un video su You Tube o ai social questo tipo di legame, ma l’ho portata dal vivo con un’esperienza immersiva per tutti gli spettatori che vengono a sentirmi.

Il nomignolo di “Jedi” ti piace?

(ride, ndr) Jedi è un’associazione libera derivata dal mio archetto luminoso che evoca ovviamente la spada di Star Wars. George Lukas all’inizio della saga negli anni Settanta mise alla base dello Jedi tutta una filosofia molto alta, a me dunque fa piacere quando mi chiamano “violinista Jedi” perché quello che io cerco di fare con la musica è un po’ scavare nell’anima e nelle motivazioni che ci portano a vivere la nostra esperienza sulla Terra.

Che rapporto personale hai con il tuo violino: lo coccoli, ci parli, ti risponde?

Lo strumento lo vivo come le mie corde vocali, quindi una parte di me, un’estensione. Ho un grande rispetto per quello che rappresenta nella mia vita, per il modo con cui mi permette di parlare alle persone. Certo, ho anche un rapporto conflittuale perché il violino è uno strumento che ti richiede tanto dal punto di vista dell’esercizio, della connessione emotiva, di sicuro vivere insieme al violino non è un’esperienza facile, ma oramai sono tanti anni che sono in ballo e continuerò così fino alla fine dei miei giorni.

Nel fumetto fantascientifico che proietti ai tuoi concerti che cosa metti di te, dei tuoi desideri, che cosa c’è nel personaggio di ciò che tu vorresti essere, diventare, fare?

Commander AJ è il mio alias nel 2235 proprio come fu Ziggy Stardust per David Bowie o altri alias artistici in altre esperienze musicali, teatrali e cinematografiche. Il mio personaggio incarna il musicista secondo me in un’umanità in difficoltà, come le viviamo noi oggi, ed è bello focalizzarsi sul ruolo di un musicista che ha una voce in più, in questo caso quella del violino e del racconto per immagini, per richiamare tutte le persone a darsi da fare per rendere il mondo che abitiamo un posto migliore.

C’è stato un commento del pubblico giovanile che ti ha lusingato ed emozionato?

Sì, ci sono i commenti dei giovani convinti di sentire uno strano violinista e che poi, invece, hanno ballato, si sono divertiti, hanno vissuto veramente una grande esperienza. Chi conosce la mia musica, soprattutto fra i giovani ha questo contrasto fra uno strumento che non riteneva potesse essere così divertente e interessante per poi coglierne l’energia. Questo è per me una grande soddisfazione. Giovanni Zambito.

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