Pogrom è una parola russa che significa, si legge in rete, violenta
sollevazione popolare, massacri, saccheggi, da
parte di una maggioranza contro una minoranza, con l’inerzia, non sempre, delle
autorità. L’odio verso gli Ebrei risale agli inizi della storia e alle crociate
e così le persecuzioni: la colpa imputata era la Crocifissione di Cristo; nei
secoli successivi in tutta Europa subentrarono altre motivazioni e nuovi
pretesti: soldi, invidia, il diverso, ecc. Basta sovente un gaglioffo
insolvente che eccita e aizza la gente. Mostruose le persecuzioni e le
prevaricazioni nel 1400 e 1500 in
Spagna, i più feroci e spietati: escogitarono tutti i mezzi per ‘purificare il sangue spagnolo’ dalla
presenza giudea e da quella araba, un
totale di almeno ottocentomila soggetti,
una fetta sostanziale della economia e della
cultura nazionali, da secoli, perfettamente integrati nella società: eppure spietatamente perseguitati e scacciati dal
paese, tutti. Alla medesima epoca, con a capo il monaco domenicano Torquemada,
assurto a simbolo di atrocità ed empietà, entrò in attività la famigerata inquisizione,
dovunque nell’Europa cattolica. Nei
medesimi anni impiantarono i cosiddetti ghetti dove venivano costretti gli Ebrei, nei quartieri più degradati delle città.
Un
secolo più tardi sotto Luigi XIV il cosiddetto Re Sole, altre persecuzioni e
massacri contro Ebrei e altre minoranze religiose, nel segno questa volta di
‘un re, una patria, una religione’. Perciò continue fughe nei luoghi meno fondamentalisti:
Anversa, Amsterdam, Francoforte sul Meno, Colonia, Duesseldorf e poi in grande
numero verso l’Europa orientale. Fu nei paesi dell’Est Europa che dal 1450 e
poi continuamente, avvenne la diaspora,
cioè la fuga dai persecutori: i più ‘ospitali’
furono la Polonia poi divenuta in gran parte Russia, la Ungheria, la Romania,
anche la Bulgaria e poi gli Stati Uniti: qui le confessioni religiose erano
varie, non solo cattolicesimo.
Ma pure in questa parte d’Europa non ci fu pace per gli Ebrei e le persecuzioni si comincia a chiamarle pogrom, erano frequenti, centinaia, di solito
di lieve entità, per i pretesti più vari. Il primo, rilevante, fu l’assalto al
ghetto di Francoforte sul Meno: una folla incattivita e invelenita, debitrice
di soldi verso gli Ebrei, capeggiata da un pregiudicato anche lui debitore,
assalì gli Ebrei, smantellarono le
attività e li costrinsero alla fuga, così distrussero o recuperarono tutte le obbligazioni firmate o
i pegni dati a garanzia. Era l’agosto del 1614, poi molte altre sollevazioni ovunque
nella Germania pur se limitate a pochi
individui, poi più nulla fino al Nazismo. Terribilmente sanguinosi invece si
registrano pogroms già agli inizi del
1600 in
Polonia e in Ucraina, russa, dove furono massacrate e seviziate centomila persone, la maggioranza Ebrei, pari
a un terzo delle presenze nei due paesi
Data fatale è marzo 1883, l’assassinio dello Zar di Russia, di cui falsamente fu incolpata una
comunità ebraica, che diede inizio ai pogroms
veri e propri in Russia ed esattamente in Ucraina per i motivi più
disparati, soprattutto per soldi. Altre violenze in Slovacchia e Moldavia. E’
nel corso del 1900 che si verifica l’apocalisse della comunità ebraica, soprattutto in Polonia e nella Ucraina russa.
Durante la guerra
civile russa, dopo ottobre 1917, si contarono migliaia di pogrom come si legge
in rete, in prevalenza da parte di nazionalisti ucraini: uccisi tra
50.000 e 200.000 ebrei, si contarono, circa 200.000 feriti o mutilati, migliaia
di donne violentate, circa 50.000 vedove: un aspetto terribile e esecrabile fu:
circa 300.000 bimbi orfani!! Il grande pittore Chagall raccontava
con commozione e terrore della sua esperienza giovanile di insegnante presso quegli
orfanotrofi.
Nel marzo 1920 a Tetiiv, piccolo centro dell’Ucraina
centrale, nel corso di un pogrom durato
10 giorni, i nazionalisti diedero fuoco
ad una sinagoga affollata, uccidendo almeno 1.100 persone. La cronaca registra
che dal 1917 al 1920 in Ucraina si ebbero circa 60.000 vittime. Prima della II guerra mondiale a Leopoli, oggi Ucraina,
abitata da polacchi e ucraini,
maggioranza cattolica, vivevano
circa 200.000 ebrei: nel 1944 quando vi entrarono i russi liberatori, solo 200/300
vivi!
A Odessa, anche Ucraina, sul Mar Nero, dove già negli anni
precedenti numerose sollevazioni avevano devastato i quartieri ebraici, il
22-24 ott.del 1941 e
giorni successivi i rumeni in
prevalenza con la partecipazione dei locali fucilano o bruciano migliaia e
migliaia di inermi ebrei, le strade della bella città grondarono sangue: una
città, Odessa, con un’impronta culturalmente ebraica, alla stregua di Vienna e di
Berlino, con quasi 200 mila ebrei: quando i russi il 10 aprile 1944 liberarono la città dai nazisti e compagni, trovarono,
scrive la cronaca, solo 703 ebrei vivi!
Ancora agli inizi della II G.M. anche nella Polonia
cattolica circa 250.000 ebrei vittime in vari pogroms!
In realtà la Polonia e la Ucraina russa evidenziavano le
comunità ebraiche più numerose, perfettamente integrate nella popolazione.
Il 10
luglio del 1941 almeno 340 ebrei polacchi, tra uomini, donne e bambini, furono
assassinati nel pogrom di Jedwabne in Polonia: la popolazione polacca pretestuosamente massacrò e poi bruciò vivi
una quantità di ebrei, dicono 340, in realtà, scrivono i ricercatori, almeno
duemila, per odio contro il diverso.
Vicino a Kiev, Ucraina, si trova
Babij Jar, un enorme burrone, più di una
Rupe Tarpea romana, molto più delle
Fosse Ardeatine: qui tra il 29 e il 30 settembre 1941 furono gettati i
corpi di 33.771 ebrei, da nazisti con la
partecipazione di reparti ausiliari ucraini. Migliaia di persone, tra cui
donne, bambini e anziani, furono condotte e uccise a Babij Jar anche nelle
settimane e nei mesi successivi, assassinate a sangue freddo altre minoranze. Gli
ebrei di Kiev sterminati furono catturati in retate, dopo le denunce della
popolazione locale. Alla fine della carneficina, si contarono duecentomila
morti, metà dei quali a Babij Jar.
Nel 1946 e 1947, a guerra finita, gli ebrei scampati ai
campi di concentramento trovarono morte
violenta che li aspettava in Ungheria e
in Slovacchia, particolarmente odioso l’eccidio di Kielce del luglio 1946, in
Polonia, dove la popolazione massacrò e bruciò vivi nelle abitazioni qualche
migliaia di Ebrei, per impossessarsi dei beni, non solo per odio.
Gli ebrei tutti abbandonarono la Polonia: in Ucraina oggi della
ricca e colta e industriosa comunità originaria
di qualche milione, si contano circa
quattromila Ebrei! Tutti sterminati! Con la nascita dello Stato ebraico nel
1948, si calcola che almeno 250.000 Ebrei sfuggiti alle carneficine dei
pogroms, abbiano abbandonato l’Europa orientale e tornati nella “terra promessa”.
Michele
Santulli