Irma Ciciriello scrittrice e editor: Leggere è entrare nell’intimo di un’altra persona. L'intervista

Fattitaliani



«Leggere è conoscenza, empatia, entrare nell’intimo di un’altra persona, mettersi nei suoi panni è per questo che molte volte ci sentiamo in sintonia con i protagonisti o con altri personaggi. Lo spettro delle emozioni è vasto e complesso e leggere aiuta a immedesimarsi nella vita al di fuori della nostra.» (Irma Ciciriello)

Ciao Irma, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Irma scrittrice e editor?

Ciao Andrea, e grazie per l’opportunità. Descrivere chi sono non è mai semplice. Come scrittrice cerco sempre di dare spazio alle emozioni e raccontare delle storie se pur inventate, ma che hanno basi molto personali dalla mia esperienza di vita. Non mi considero una grande scrittrice né ho tale presunzione, ma di certo non permetto che si sminuisca il mio lavoro. Accetto tutte le critiche, positive e non, e cerco di imparare da esse per migliorare a esprimere i miei pensieri.

Come editor sono molto diretta, forse troppo, ma sempre con l’intento di aiutare lo scrittore a migliorare la sua opera. Cerco di essere gentile e disponibile, ma guai a chi cerca di approfittarne, avrebbe una bruttissima sorpresa. Con l’esperienza che ho acquisito in questo campo, oggi offro i mei servizi di editoria a 360°. Infatti, per chi vuole, curo dal testo all’impaginazione alla creazione della copertina e per chi pubblica con Amazon, anche la registrazione. Per esperienza so quanto sia importante per uno scrittore e cerco di dare il massimo per accontentare le proprie aspettative. 

…chi è invece Irma donna nella sua quotidianità? Cosa ci puoi raccontare della tua vita al dì là dell’arte dello scrivere e della tua attività di editor?

Nel privato non sono molto differente. I miei principi mi portano a essere leale e disponibile e purtroppo molti se ne approfittano. Peccato che io non ami essere raggirata. Molti hanno assaggiato il mio lato combattivo e vi assicuro che è meglio non scoprirlo. Nella vita di tutti i giorni, lavoro come massaggiatrice anche se non posso praticarlo come vorrei. Soffro di fibromialgia che comporta alcune limitazioni. La salute non è assolutamente dalla mia parte, ma ho imparato a gestirla e fare ciò che mi è possibile. Non nascondo che ci sono momenti in cui mi intestardisco per tornare a com’ero e questo mi porta a momenti di depressione non molto facili. Non sono una persona facile, ma si può parlare di tutto. Accetto i no senza drammi e li preferisco alle bugie. Sono una gattofila convinta e sono pessima con i social. Adoro leggere e sono una nerd nella media. Ognuno ha molte sfaccettature e di certo non posso elencarle tutte qui. Vi annoierei troppo. Chi vuole, può contattarmi sui social e possiamo diventare amici.

Qual è la tua formazione accademica, professionale, esperienziale e letteraria? Ci racconti il percorso che ti ha portato a svolgere quello che fai oggi quale scrittrice e editor?

Allora, io provengo da un percorso accademico completamente differente. Sono laureata in scienze motorie e a seguito della mia malattia ho dovuto inventarmi nuovamente. Sono partita come scrittrice dilettantistica per poi fare un corso di scrittura creativa. Lavorare per leggere e scrivere è sempre stato un sogno proibito che molti insegnanti mi hanno fatto credere di non esserne all’altezza. Ma il destino ha un modo tutto suo per compiersi e, senza che me ne rendessi conto, mi sono ritrovata a fare un corso di correttore di bozze e poi di editing. Scontrandomi con varie case editrici, mi sono ritrovata a desiderare copertine ben differenti per i miei libri e così ho iniziato a fare un corso di Photoshop e poi di InDesign per impaginare spinta da una falsa promessa di lavorare con una di queste. Alla fine, la mia esperienza è diventata tale da decidere di diventare freelance e aiutare tutti gli autori che sono stanchi di case editrici e truffe e vogliono pubblicare in self. Di certo non smetterò di formarmi e continuerò con altri corsi sempre più avanzati.

Come nasce la tua passione per la scrittura? Ci racconti come hai iniziato e quando hai capito che amavi scrivere?

Leggo da quando ho compiuto dieci anni e le mie insegnanti delle elementari mi regalarono un libro per il mio compleanno. Da allora non ho mai smesso e sono diventata una lettrice “forte”. Come ho già detto, l’istinto è sempre stato forte, ma non mi sono mai sentita all’altezza finché non ho dovuto abbandonare la vita che mi ero costruita per la malattia. Ero in uno stato depressivo molto accentuato e non trovavo sollievo né appoggio in niente e nessuno e così ho iniziato a scrivere il mio primo libro: L’incantesimo della luna blu. Ho espresso molte emozioni che covavo dentro ed è stato un toccasana per la mia anima. Poi, arrivata a quel punto mi sono chiesta: perché no? Ho inviato il testo a molte case editrici e da lì ha avuto inizio la mia rinascita. 

Ti va di spiegare ai nostri lettori in cosa consiste il lavoro di editor e perché secondo te è necessario per uno scrittore affidarsi ad un editor prima di pubblicare il suo libro?

Non mi soffermo su concetti tecnici, ma ci sono vari livelli di editing e dipendono dallo stato del testo. Quando si scrive lo si fa di getto e non riusciamo a notare errori, refusi o imprecisioni nella storia. Bene, l’editor (quello vero) è colui che indica i punti di forza e debolezza del testo, ti indica come andrebbero scritte le frasi per una maggiore comprensione e notare quei refusi che sfuggiranno sempre e comunque. Non è un lavoro semplice, ma come sempre dipende se viene fatto in coscienza oppure no. Io stessa affido i miei testi a un mio amico scrittore affinché lo corregga. I propri errori sono i più difficili da vedere. In conclusione, un editor ti aiuta a migliorare il tuo lavoro, a renderlo perfetto. È come se compraste una macchina senza optional e rifiniture. È un lavoro a metà.

Qual è la formazione che deve fare un editor e come sono organizzati i corsi per diventarlo?

Questa è una domanda un po’ complicata. C’è un percorso universitario che sicuramente ti dà una preparazione nettamente superiore e poi ci sono i corsi di editing e correttore di bozze. Come sempre, la cosa fondamentale è l’esperienza e studiare, fare nuovi corsi, aggiornarsi e non fossilizzarsi sul “sono arrivato” perché in nessuna disciplina lo si è mai.

Ci parli dei tuoi libri, “Il varco di Allistar” e “La sorgente della morte”? Come nasce l’idea di pubblicare questi libri, qual è il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale la storia che ci racconti nei due libri, senza ovviamente fare spoiler?

Il varco di Allistar è un fantasy post-apocalittico e nasce durante una vacanza a Londra. Io e il mio amico Leo Todisco eravamo a Portobello Road e lui notò questa porta fucsia. Mancava qualcosa e non sapevamo bene così e io dissi: «Sarà il varco verso un altro pianeta.». Mi si accese la lampadina e la storia prese forma in quel momento. Questo libro parla molto del destino e delle scelte che facciamo. Di ciò che stiamo facendo al nostro pianeta e su come le cose non sempre vanno come vogliamo.

La sorgente della morte è un horror ed è composto da cinque storie differenti, sparse nel tempo e nello spazio, che si uniscono dalla presenza di questa fontana che chi le si avvicina muore. Al principio avevo scritto una storia breve su una veggente di Orsara di puglia e lo Zar di Russia. Poi, rendendomi conto che era troppo breve per pubblicarla, ho deciso di unirla ad altre attraverso questa fontana. Lei rappresenta la morte, le scelte che facciamo e il nostro rapporto con essa. Infatti, i vari personaggi si scontrano con lei in modi differenti e con destini differenti. È un horror in stile gotico, molto più scavato nelle paure umane che sullo splatter.

I miei libri vogliono solo raccontare delle storie, delle esperienze e delle possibili conseguenze che le scelte comportano. È un modo per aiutare i lettori a comprendere le dinamiche della vita e avere un punto di vista differente.

Chi sono i destinatari di questi libri che hai immaginato mentre li scrivevi?

Non ho un target. Di certo li consiglio a partire dagli adolescenti, un pubblico più giovane non ne coglierebbe il significato e non è adatto per loro. Quando scrivo mi faccio trascinare dalla storia e non penso al genere o a chi sia rivolto. Devo raccontarla e basta.


Una domanda difficile
Irma: perché i nostri lettori dovrebbero leggere “Il varco di Allistar” e “La sorgente della morte”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarli.

Non mi piace convincere la gente, non sono mai stata brava a farlo. Consiglio loro di dare un’occhiata all’estratto e farsi un’idea. Di sicuro c’è una differenza tra i due testi e molto dipende dall’animo del lettore. Per La sorgente della morte, molti lettori si sono sentiti turbati alla fine per le emozioni profonde che sono state scosse dentro. Per Il varco di Allistar, lascia un sapore amaro, ma non puoi smettere assolutamente di leggere. Le emozioni sono forti, vere, vicine a ognuno di noi. Le situazioni che vivono i personaggi posso apparire distanti dalla realtà, ma c’è sempre qualcosa che lo rende proprio. Di certo non sono storie banali e accarezzano molti aspetti dell’esistenza umana oltre alla moltitudine di personalità. Chiedo solo di avere una possibilità. La possibilità di farmi ascoltare e raccontare le mie storie.


Nella tua attività letteraria hai pubblicato altri libri. Ci racconti quali sono, di cosa trattano e quale l’ispirazione che li ha generati?

Ho pubblicato altri tre libri di cui uno è ancora disponibile (Viaggi da nerd – Londra in 7 giorni a basso costo) mentre gli altri due sono in revisione e spero per l’estate di riuscire a ripubblicare entrambi.

Viaggi da nerd è sicuramente quello che più mi ha divertito scrivere. È un racconto di viaggio scritto con il mio migliore amico e scrittore Leo Todisco dove raccontiamo le nostre avventure accadute nella City. È davvero divertente perché ce ne sono capitate di tutti i colori e in più è un’ottima guida per chi vuole visitare la città ed è squattrinato e un po’ nerd come noi.

La villa dei misteri è un romanzo storico ambientato a Pompei nel 79 d. C. a pochi giorni prima dell’eruzione. Anche qui non troverete il classico romanzetto, ma è un incrocio tra un thriller e uno storico. Ho fatto molte ricerche e cercato di essere il più vicina possibile a ciò che era, soprattutto in base alle ultime scoperte. La cosa che lo rende differente dal solito è che la protagonista è una schiava e vive nella famosa Villa di Misteri. L’idea è scaturita mentre visitavo le rovine e soprattutto nel momento in cui sono giusta nella villa e visto il famoso dipinto.

L’ultimo è L’incantesimo della luna blu. Paradossalmente è il primo romanzo che ho scritto, ma quello decisamente più sfortunato. È un fantasy che unisce varie mitologie. La protagonista è Cassandra in cui mi rivedo e la sua reincarnazione s’intreccia con il mito di Selene ed Endimion ostacolato dal cattivo di turno, Apollo. Anche per questo romanzo ho avuto un pubblico entusiasta e non vedo l’ora di dargli nuovamente vita.  

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.»(Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

La mia vita, quindici anni fa, si è separata e ho dovuto rivedere tutte le mie convinzioni. Sono molto testarda e quando decido di fare qualcosa do anima e corpo. Purtroppo la depressione e la malattia mi hanno insegnato che non sempre ciò che crediamo di volere è ciò che desideriamo davvero. Sto seguendo un percorso psicologico che mi sta facendo scoprire chi sono in realtà e cosa davvero voglio fare. È la cosa più difficile da affrontare, capire chi siamo. La società ci mette sotto pressione e pretende cose che noi non vogliamo. La vera forza è nel riuscire a dire NO e fare ciò che si desidera. Siamo noi a scrivere il nostro destino, la difficoltà è capire qual è la cosa giusta per noi.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust scrisse invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Leggere è conoscenza, empatia, entrare nell’intimo di un’altra persona, mettersi nei suoi panni è per questo che molte volte ci sentiamo in sintonia con i protagonisti o con altri personaggi. Lo spettro delle emozioni è vasto e complesso e leggere aiuta a immedesimarsi nella vita al di fuori della nostra. È ovvio che se leggiamo di esperienze simili (almeno nei sentimenti) alle nostre c’è una connessione spirituale. Leggere è un altro livello. È un’esperienza differente dalla conversazione, ma in egual modo efficace e necessaria. Se questo non fosse vero, avremmo abbandonato da tempo una delle due attività. Leggere mette in moto la fantasia in un modo che la conversazione non riesce a raggiungere. Ti permette di entrare in altre vite e anche in quella dello scrittore. Non per nulla ci s’innamora molto spesso di alcune storie o personaggi. La connessione con un libro è potente e per come la vedo io, è tutte quelle definizioni e molto altro ancora. È un potere immenso che eleva l’uomo e lo porta in un altro livello.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Sono entrambe fondamentali. La storia e lo stile di scrittura sono come una canzona, le parole non funzionano senza la giusta melodia. È uno dei motivi per cui è importante l’editing, cercare le giuste parole, la connessione che rende il testo unico, magico, coinvolgente e difficile da dimenticare. È giusto che quando si scrive non si pensi alla forma ma solo alla storia. Io stessa non presto attenzione al genere o agli errori. La storia vuole uscire e io sono il mezzo per accontentarla. Il vero lavoro viene dopo quando hai scritto la parola fine. È lì che inizia la vera magia, la creta nelle tue mani che dopo essere stata formata prende la sua bellezza. Una non può vivere senza l’altro.

«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?

Credo che sia del tutto soggettivo. La lettura è un piacere troppo intimo per lasciare che qualcuno decida per noi. Se una storia mi entra nel cuore, posso avere entrambe le reazioni e mi è capitato. Di solito io li divoro letteralmente per poi rileggerli dopo anni o mesi. Oppure, se desidero che il romanzo duri un po’ di più, m’impongo delle pause anche se non ne ricevo grandi soddisfazioni. Come ho detto è una cosa soggettiva.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’ è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te? E se parliamo di bellezza nella scrittura, come dobbiamo immaginarla e cos’è secondo te?

Per me la bellezza è la sinergia di particolari che, unendosi, creano una forma da cui traggo piacere. È un concetto troppo ampio che nel mio caso prende in esame troppe sfumature. Anche la bellezza è un concetto soggettivo e nel mio caso anche mutevole. Ciò che trovavo splendido in un determinato periodo (condizionato dalle emozioni che provavo in quel momento) possono annullarsi dopo un anno. Nel mio caso è come risvegliarsi da un sonno. Muta con il mio pensiero, le mie emozioni e con le esperienze che sto vivendo.

Nella scrittura siamo sempre lì. Per me un romanzo può essere bellissimo, mentre per un altro è orrendo. Un testo è bello quando ti trascina con sé nella storia, ti emoziona e ti lascia una persona diversa.


«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…»
(Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua arte e nelle tue opere?

Lei ha pienamente ragione, altrimenti l’arte non avrebbe senso di esistere. Le scienze sono contornate da fatti, i resoconti storici, articoli di giornali, ma la vita e la scrittura sono l’emblema di ciò che ci rende umani: le emozioni e il raziocinio. Alla fine, le nostre emozioni e reazioni non dipendono da ciò che ci accade, ma da come reagiamo a essi. Combatto costantemente tra la mia parte razionale e quella emotiva quindi non so darti una risposta precisa. Sto evolvendo il mio modo di essere e di come percepisco ciò che mi accade. Non sono una che si fa travolgere dalle emozioni, ma di certo provo perché esisto e questo si ripercuote su tutto ciò che faccio, scrittura compresa.

«Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Ha ragione Bukowski a dire queste cose a proposito di coloro che frequentano corsi di scrittura creativa? Cosa ne pensi in merito? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere anche se il talento non c’è? Come si diventa grandi e apprezzati scrittori secondo te?

A me sembra più la descrizione di un club del libro. Come ogni cosa bisogna scegliere i corsi giusti. Per me è stato un arricchimento e mi ha dato nozioni che ignoravo. Non ha cambiato il mio modo di scrivere, ma sono più consapevole di ciò che scrivo. Credo che l’istruzione scolastica dia una piccola infarinatura su come si dovrebbe scrivere un romanzo, ma la lettura e l’esercitazione restano le colonne fondamentali per saper scrivere. Il talento va coltivato, come ogni cosa e se non lo si ha, bè, non ha importanza se scrivere ti fa stare bene. Credo che la cosa più importante sia l’umiltà di ascoltare il giudizio altrui e porlo come base per migliorare. Se crediamo di essere dei geni, beh, il problema è nostro e non si andrà da nessuna parte. Questo vale in ogni aspetto della vita. Non si smette mai d’imparare.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Di sicuro il mio migliore amico e scrittore Leo Todisco. È un uomo paziente che ha seguito tutta la mia evoluzione creativa, ha corretto tutti i miei romanzi, discusso le trame, le copertine e tutte le delusioni con le case editrici. È colui con cui posso confrontarmi, avere sostegno e anche essere sgridata quando occorre (anche se lo faccio più io con lui). È con me sin da quando ho deciso di iniziare a scrivere ed è stato fondamentale nell’incoraggiarmi a continuare.

Un’altra persona è sicuramente Giustina Pnishi, anche lei scrittrice e che è diventata un’amica favolosa in poco tempo. Anche se ci conosciamo da solo due anni, avere il suo sostegno mi permette di credere in ciò che faccio e andare avanti senza mollare a causa delle tante cose marce che ci sono nell’editoria.

Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo del tuo consiglio.

Colei che mi ha indotto alla scrittura è stata Luisa May Alcott con Una ragazza fuorimoda. Mai libro è stato così fondamentale per me. La storia di Polly si adattava perfettamente a ciò che provavo in quel periodo e non mi ha più fatto sentire sbagliata e fuori posto.

La regina del fantasy è J. K. Rowling con Harry Potter. Credo non abbia bisogno di presentazioni. Il suo mondo ti trascina, i personaggi diventano reali e letteralmente piangi e ridi con loro. Riuscire a scrivere qualcosa di così meraviglioso è la mia aspirazione.

L’ultima, ma non per importanza, è sicuramente Stephenie Meyer con L’Ospite. Anche se adoro Twilight, credo che questo romanzo sia la perfezione. Riuscire a creare due personaggi così differenti che vivono nello stesso corpo, è qualcosa di magistrale. L’ho letto molte più volte di Twilight e piango ogni santissima volta.

E poi, lei, Jane Austen con Orgoglio e Pregiudizio. Altro romanzo che non si può non amare e che descrive i personaggi in modo così vivido che mi ha decisamente rovinato a livello sentimentale. Diciamolo chiaramente, nessuno sarà mai come Mr. Darcy.

E tre film da vedere assolutamente? …e perché proprio questi?

La mummia con Brendan Fraser. C’è tutto ciò che adoro: avventura, romanticismo, divertimento e l’Egitto!

Batman con Robert Pattinson. Amante dei supereroi, questo è decisamente il miglior film sull’uomo pipistrello e Robert è semplicemente favoloso. Ha elevato la sua recitazione ed è perfetto per questo ruolo.

Sono una piccola nerd quindi ti direi tutto il mondo Marvel, poi serie Tv come Outlander e film come Armageddon, Il discorso del Re. Ce ne sono troppi, non riesco a scegliere oltre.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?

Oltre ai due romanzi da ripubblicare, ne ho altri due in cantiere che sono da concludere. Uno è il seguito de Il varco di Allistar mentre l’altro è un horror ambientato in un faro della Scozia.

Non so quando verrà pubblicata l’intervista, ma sarò a Roma per la fiera del libro a Corso Sempione 8. Al momento non ho altri appuntamenti in programma.

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Ovviamente ti ringrazio per l’intervista e chi avrà la bontà di leggerla. Sicuramente voglio esortare i lettori a leggere anche gli esordienti. Non è un mondo semplice e ci sono alcuni di noi che meritano davvero una possibilità. È difficile farsi strada e ci sono davvero troppi furbetti che ti demotivano. Almeno voi, sosteneteci! Grazie ancora di vero cuore. Ciao a tutti.

Irma Ciciriello

https://www.facebook.com/irma.ciciriello

https://www.instagram.com/cicirielloirma/

https://www.facebook.com/cicirielloirma/?ref=bookmarks

 

I libri:

Irma Ciciriello, “Il varco di Allistar – L’Illuminatrice”, Youcanprint ed., 2022:

https://www.amazon.it/varco-Allistar-Lilluminatrice-Irma-Ciciriello/dp/B09T36C179/ref=sr_1_1

 

Irma Ciciriello, “La sorgente della morte”, Amazon:

https://www.amazon.it/sorgente-della-morte-Irma-Ciciriello-ebook/dp/B09XNBL5TP/ref=sr_1_1

 

Irma Ciciriello, “Viaggi da nerd – Londra in 7 giorni a basso costo”, LFA Publisher:

https://www.amazon.it/Viaggi-nerd-Londra-giorni-basso/dp/883343320X/ref=sr_1_1

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

 

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top