Rugantino, a 60 anni dal debutto è tornato al Sistina nella versione storica di Garinei & Giovannini

Fattitaliani



Sono state le toccanti immagini delle centinaia di migliaia di persone scese in piazza nelle città di tutto il mondo per chiedere la pace ad accogliere ieri sera la folla di spettatori giunta al Sistina per vedere la "Prima" di “Rugantino” dei mitici Garinei & Giovannini, commedia musicale che sarà in scena, con la supervisione di Massimo Romeo Piparo, fino al 27 marzo. 
Presentato nella sua versione storica originale, con la regia di Pietro Garinei, le splendide musiche del M° Armando Trovajoli, le preziose scene e i bellissimi costumi originali firmati da Giulio Coltellacci, "Rugantino", con la sua maschera amara e dissacrante, dopo lo stop forzato causa pandemia torna finalmente alla sua città proprio in occasione dei suoi "primi" 60 anni, in omaggio a quel lontano 1962 quando ci fu l'indimenticabile esordio al Sistina.

Un compleanno importante, celebrato sul palco da Serena Autieri, straordinaria interprete della bella e irraggiungibile Rosetta, e Michele La Ginestra, che ancora una volta con maturità e talento dà vita al personaggio di Rugantino, il popolano sbruffone e chiacchierone ma dal cuore buono di cui ha vestito i panni per la prima volta 21 anni fa. Nel ruolo di Eusebia torna Edy Angelillo mentre Massimo Wertmuller "esordisce" nel ruolo di Mastro Titta. Insieme a loro, un cast di oltre 30 artisti.

 

“Tutti noi che facciamo cultura e spettacolo in questo momento così difficile ci stiamo interrogando sul senso stesso del nostro mestiere, se convenga o meno aprire un sipario e intrattenere il pubblico e trasmettere messaggi di benessere e distrazione”, ha dichiarato il Direttore Artistico del Sistina Massimo Romeo Piparo, “La risposta però arriva immediatamente: il ruolo degli operatori culturali è anche questo, e quindi Rugantino apre il suo sipario a Roma e sui grandi schermi fuori dal teatro, miste alle immagini dello spettacolo, scorreranno, in segno di solidarietà per l’Ucraina, anche quelle delle manifestazioni per la pace in corso in tutto il mondo”.

 

Ieri sera lo spettacolo è dunque tornato al suo pubblico: a dimostrazione di quanto questo spettacolo sia simbolo di una tradizione immortale, radicata nel cuore della città di cui è anima e simbolo, sono stati tanti i romani che ieri al Sistina hanno voluto incontrare di nuovo il "loro" Rugantino, insieme anche a moltissimi personaggi delle istituzioni e della cultura, dello spettacolo e dell'informazione.

 

La storia commovente ironica e nostalgica di “Rugantino” ancora una volta ha conquistato il cuore del pubblico, che ha cantato con passione e grande emozione brani indimenticabili, da “Roma nun fa la stupida stasera” a “Ciummachella” a “Tirollallero”, in un teatro trasformato, come per magia, nella Roma papalina dell'800. Dopo Roma, “Rugantino” sarà anche a Napoli, al Teatro Augusteo dal 3 al 10 aprile.

 

La trama:

Roma, 1830, sotto il papato di Pio VIII: Rugantino, giovane popolano un po' spaccone e nullafacente, vive di espedienti aiutato da Eusebia, che lui spaccia per sua sorella. I due riescono a ottenere vitto e alloggio prima di un anziano prelato che quando muore non lascia loro nulla, poi dal boia dello Stato Pontificio Mastro Titta, che si innamora di Eusebia e ne è presto ricambiato. Rugantino invece brucia di passione per la bella Rosetta, moglie del violento e gelosissimo Gnecco Er Matriciano, e scommette che riuscirà a sedurla prima della Sera dei Lanternoni. Dopo varie peripezie e stratagemmi, Rugantino seduce la ragazza ma imprevedibilmente se ne innamora: per questo in un primo momento non fa parola con gli amici della sua impresa, poi però cede alla vanagloria ferendo i sentimenti di Rosetta. Quando Gnecco viene ucciso da un criminale, Rugantino si fa trovare accanto al cadavere e si autoaccusa dell'omicidio, affermando di aver compiuto il fatto per amore di Rosetta. Il protagonista, imprigionato e condannato a morte, sarà giustiziato da Mastro Titta: forte dell'amore di Rosetta, Rugantino dimostrerà affrontando la morte di essere un vero uomo.

Foto di Gianmarco Chieregato

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