Alessandro Angelelli è l'autore di “Metallo Pesante”, silloge poetica uscita per la casa editrice L'Erudita, il 10 marzo 2022.
Il volume
raccoglie i pensieri di un uomo che dialoga con la propria anima su quanto la
vita offre finché decide di togliere. Famiglia, genitori, figli, amore e anche
dolore per la mancanza degli affetti, sono alcuni dei temi che il poeta
trasforma in poesia per trovare il suo “Heimat”, il luogo in cui
ritrovare la felicità avuta in passato e forse perduta, in un passaggio onirico
tra passato e futuro attraverso un quotidiano intenso che non si limita
all’esperienza individuale, ma riesce a diventare un universo.
Alessandro
Angelelli si è
raccontato a noi in questa piacevole intervista.
Ciao
Alessandro, benvenuto sulle pagine di Fattitaliani. Prima di tutto, cos’è per
te la poesia?
È la forma d’arte più adatta ad indagare i sentimenti nascosti, quelli che ognuno di noi, spesso, non ha il coraggio di affrontare. La poesia è l’arte che dà consapevolezza, agli esseri umani, del proprio passato per poi permettere loro di disegnare il proprio presente e futuro.
Cosa ti
ha spinto a scrivere la silloge poetica “Metallo Pesante”?
L’urgenza di un nuovo canale di veicolazione delle mie energie creative, ne sentivo il bisogno. Volevo trovare una nuova via per raggiungere più persone possibili con le quali confrontarmi su temi che riguardano tutti noi: il proprio quotidiano che nasce dalle esperienze di vita passate, rappresentate dalle “Polaroid” che rivediamo e che ci ricordano chi siamo.
Quanto è
necessaria la poesia al mondo, al giorno d’oggi?
La poesia,
in un mondo così accelerato e spesso superficiale diventa fondamentale, proprio
perché ti obbliga a rallentare, magari solo per pochi minuti. Minuti nei quali,
leggendo poche righe sei obbligato a prenderti del tempo per te stesso. La
poesia è una carezza per l’anima.
Ci sono altri progetti in cantiere?
Attualmente la maggior parte delle mie energie è dedicata a far conoscere Metallo Pesante, presentarlo a più persone possibile e, spero, a farlo apprezzare. Ovviamente continuo con il teatro con la mia compagnia, Icdun Teatro: stiamo lavorando ad una drammaturgia teatrale da me scritta che porteremo in scena in autunno e, nel frattempo, porteremo in scena il nostro spettacolo storico “Alegher – che fatica essere uomini” a fine a maggio al Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno.
Per
chiudere l’intervista, ci regali qualche tuo verso amato?
Vi racconto
“Notte” che contiene il verso che dà il titolo a Metallo Pesante:
Notte
inoltrata, silenzio profondo,
rotto di
colpo, dal passare di un treno,
metallo
pesante su fragile legno.
Chi viaggia
di notte per raggiunger qualcuno,
chi viaggia
di notte perché vuole fuggire,
ascolta quel
suono e si perde nel buio.
Notte
profonda, passata a parlare,
ascoltare
racconti di un amico fraterno,
sentire il
suo dolore, sapendo che è il tuo.
Chi ascolta
di notte le storie d’amore,
chi racconta
le speranze del tutto perdute,
sente la
notte, sua amica da sempre.
Giacere di
notte, in un letto ormai vuoto,
girarsi di
nuovo, una lacrima scende,
soffro la
notte, ma mi sento felice.
Chi ha pietà
nella notte di un amore insonne,
chi vorrebbe
di notte, esser parte di un sogno,
amo la
notte, perché ti penso serena.
Il suono del
treno è ancora nell’aria,
concilia il
riposo, asciuga le lacrime,
per chi,
come me, ama troppo sognare.