Letteratura e editoria contemporanea, conversazione tra il critico letterario Giuseppe Possa e lo scrittore palermitano Andrea Giostra

Fattitaliani



Quello di cui scriviamo oggi è una conversazione tra un critico letteraria e d’arte, Giuseppe Possa (che con l’amico e poeta Giorgio Quaglia pubblica la rivista piemontese “PQlaScintilla”) e il palermitano Andrea Giostra che ama l’arte e la cultura e che si definisce “Uno che scrive”.

Lo spunto è di Giuseppe Possa che ha conosciuto attraverso i social gli scritti di Andrea Giostra, e, in particolare, le “Novelle brevi di Sicilia” che si leggono da sempre gratuitamente online e che hanno raggiunto un numero di lettori davvero sorprendenti, considerato anche che tutte le “Novelle brevi di Sicilia” si possono ascoltare dai canali YouTube e Facebook Watch recitati e interpretati da 26 artisti, attrici e attori, che hanno prestato la loro arte nella lettura di queste brevissime storie siciliane.

Proprio dalla particolare e unica storia delle “Novelle brevi di Sicilia” nasce la curiosità di Giuseppe che decide di contattare, via Messenger, Andrea col quale concordano una chiacchierata virtuale che vi presentiamo a seguire.

La conversazione tra Giuseppe Possa e Andrea Giostra:

Chi sono i protagonisti di questa chiacchierata?

Giuseppe Possa, nato a Domodossola nel 1950, è critico letterario e d’arte. Ha lavorato a Milano in un’importante Casa Editrice. Ora, libero da impegni di lavoro, vive a Villadossola (VB) e collabora al settimanale Eco Risveglio del VCO. Ha dato alle stampe tre libri di poesie: "Poi vivi nel nulla", Italscambi, Torino (1976); "Forse non più per molto", idem (1978); "Rovi sul muro", Helios, Milano (1982), "Quotìdome" (1985), ristampato nel 1998. Ha curato e presentato cataloghi, libri e pubblicazioni varie di letterati e artisti. È tra i critici segnalatoti del CAM (Catalogo dell’Arte Moderna) dell'Editoriale Giorgio Mondadori-Cairo Editore. Per la stessa casa editrice ha collaborato, scrivendo i testi critici, alla stesura dei volumi "Nuova Arte" (nell'edizione del 2003 con Enzo Fabiani, in quelle dal 2004 al 2011 con Paolo Levi e nel 2015-16 con Carlo Motta). È stato membro di importanti concorsi letterari e d’arte.

Andrea Giostra, nato a Uster in Svizzera nel 1964. Vive a Palermo, ma originario di Montelepre dove vivono i suoi genitori. È Project Manager, Produttore e Planner di importanti opere, documentari e mostre di Arti e Architettura. Ha ottenuto premi e riconoscimenti in campo nazionale e internazionale. Psicologo, criminologo e Art manager, è narratore per passione. Ha scritto di cinema, letteratura, arte e cultura per magazine on line e giornali della carta stampata. Ha pubblicato testi universitari e per la sua attività professionale, oltre ai libri di prosa, in cui si dimostra un profondo indagatore dell’animo umano e uno dei cantori più attivi dell’anima siciliana, colta nelle sue espressioni autentiche, nei luoghi e nel senso di appartenenza della gente alle proprie origini (I suoi racconti incisivi e le novelle brevi si possono leggere on line gratuitamente, cliccando sui link dopo l’intervista).

LA CHIACCHIERATA:

Andrea, partiamo dai tuoi studi.

Intanto grazie Giuseppe dell’invito e di questa chiacchierata virtuale. Ho fatto il liceo scientifico, poi ho conseguito il diploma di laurea in Psicologia clinica all’Università degli studi di Palermo, terminando gli studi e la mia tesi di laurea all’Università di Gent in Belgio, dove ho fatto l’Erasmus. Dopo la laurea ho partecipato ad alcuni master: in psicoanalisi freudiana, in criminologia normocentrica, nell’uso del test proiettivo Rorschach, a cui sono seguite diverse esperienze professionali, prima accademiche, per 5 anni come assistente della cattedra di Psicologia clinica, e poi come libero professionista nel settore socio-sanitario e socio assistenziale nella progettazione, creazione e gestione di diversi centri per la presa in carico, il trattamento, la cura e la tutela di persone fragili o vittime di abusi e violenze.

Un accenno ai tuoi rapporti familiari e al tuo lavoro

I miei genitori sono persone comuni, del popolo siciliano, grandi lavoratori sin da infanti, come si usava nel dopoguerra italiano, e mi hanno trasmesso con l’esempio grandi valori: la disciplina, il rispetto, l’impegno, la determinazione, la perseveranza, lo studio, la fiducia, la serietà, l’affidabilità, la sincerità, il valore della famiglia, dell’amicizia e degli affetti. Insomma, valori oggi assai rari e per me molto molto preziosi. Nel mio lavoro cerco di portare tutto questo bagaglio.

Quando hai cominciato a scrivere?

In effetti non lo so bene quando ho iniziato. Ho sempre scritto, sin dalle elementari, poi alle medie. Da bambino scrivevo quello che mi passava per la mente: piccole storie, poesie sgangherate di ragazzino, fumetti orrendi che disegnavo e creavo da solo, perché ero e sono tutt’ora un grande appassionato di questo genere. Insomma, cose di fanciulli curiosi e appassionati di questo genere, come tanti!

E poi?

Poi da adulto i miei racconti e le mie novelle sono diventati uno strumento col quale cerco di fissare la memoria, per un mio bisogno. I personaggi sono personaggi reali, qualche volta hanno la struttura propria della “condensazione onirica”, come si direbbe in psicoanalisi, ovvero, parti di alcuni personaggi che si sommano a quelle di altri facendone un unico personaggio della narrazione. Il mio modo di scrivere è il linguaggio del quotidiano, è la parlata di strada, delle nostre case siciliane, delle piazze, dei bar, dei clienti di un salone da barba, per esempio, che aspettano il loro turno e parlano delle loro cose. Alterno il dialetto siciliano all’italiano, che ha una spontaneità culturale che mi appartiene, che ripeto, non è pianificata ingegneristicamente. È la spontaneità che vivo quotidianamente nella mia città, nel mio paese, nella mia regione, quando parlo con i miei amici, con i miei familiari, con i miei compaesani, con i miei colleghi di lavoro, e con tutti coloro che utilizzano il dialetto insieme all’italiano nella vita di tutti i giorni.

C’è stato un incontro particolare che ha influito nel tuo percorso culturale in genere?

Ogni incontro che ho avuto nella mia vita mi ha insegnato qualcosa. Nel bene e nel male. Tutti mi sono stati utili, determinanti, perché mi hanno forgiato per quello che sono oggi. In realtà, credo che siano sempre gli errori che si fanno nella vita quelli che ci insegnano più di tutto il resto, la possibilità di dare un senso a questi errori e soprattutto di imparare dall’esperienza che facciamo.

Hai avuto maestri che ti hanno influenzato o grandi scrittori a cui ti sei ispirato?

I miei maestri, tralasciando i tantissimi autori che ho letto e amato negli anni, sono stati innanzitutto mia nonna paterna Vita. Ricordo che da bambino, quando andavo alle elementari, la mia famiglia abitava nella stessa palazzina dei miei nonni paterni, nel centro storico del mio paese, Montelepre. Mia nonna abitava i primi due piani, noi il terzo e il quarto. In quel periodo di bambino ricordo che aspettavo che mi venisse l’influenza o la febbre perché sapevo che mia nonna, appena saputo che stavo a letto con la febbre, avrebbe salito le scale, sarebbe venuta a farmi compagnia e avrebbe iniziato a raccontarmi i suoi cunti inventati al momento di sana pianta. Le sue storie erano incredibili, semplicemente fantastiche; ne rimanevo incantato e quando terminava di raccontare io continuavo nella mia testa la sua narrazione che diventava la mia. Quella era magia pura! Lì è nata la mia passione per le storie ascoltate, poi per quelle lette e infine per quelle scritte da me.

In seguito?

Poi da adolescente liceale ho iniziato a leggere Pirandello e Dostoevskij. All’università ho dovuto studiare Sigmund Freud che mi ha letteralmente catturato. Romanzieri i primi due, un innovatore teorico-clinico il terzo. Le letture dei romanzi e dei racconti di Pirandello e Dostoevskij, e lo studio approfondito della psicoanalisi freudiana, che ho fatto con l’aiuto del mio professore di psicologia clinica di allora, il prof. Lucio Sarno, notissimo psicoanalista italiano, mi hanno fornito gli strumenti clinici e interpretativi per comprendere e leggere meglio l’animo umano, l’intimità delle persone, capire cosa succede nel nostro profondo quando c’è un agito di un certo tipo, un comportamento apparentemente incomprensibile ai più, cose di questo tipo insomma.

Quindi Pirandello, Dostoevskij e Freud sono i tuoi “veri” maestri?

Da questo punto di vista sì. Sono tre grandi intellettuali veri che hanno in comune soltanto l’oggetto dei loro scritti, il profondo dell’animo umano, l’inconscio se vogliamo dirla in psicoanalisi, con tutto quello che si genera nella vita relazionale, sociale e quotidiana. Ma mentre i primi due lo descrivono nei loro romanzi e nei loro racconti, il terzo cerca di comprenderne la struttura e le dinamiche per poi intervenire clinicamente, per modificare lo stato psichico delle persone in cura perché stiano meglio, perché guariscano dai loro traumi, perché risolvano i loro conflitti interiori. Tuttavia, non credo che queste letture e questi miei studi abbiamo a che fare con il mio modo di scrivere.

Quando decidesti di pubblicare?

Se pubblicare vuol dire farlo con una Casa editrice, allora la risposta è che l’ho fatto solo recentemente, nel 2020. Questo perché molti amici reali e virtuali, che avevano già letto le Novelle, mi chiedevano il cartaceo che di fatto fino ad allora non c’era! Oggi le case editrici che hanno acquisito i diritti e quelle che hanno pubblicato “Novelle brevi di Sicilia” sono 10. E anche questo è un dato che mi sorprende molto!

Tutto quello che ho scritto nel passato e che scrivo tutt’ora (che riguarda la mia narrativa ovviamente) dal 2016 è fruibile gratuitamente online dai social, da diversi magazine online che hanno pubblicato le mie Novelle e i miei racconti a puntate, in una sorta di contemporaneo “Romanzo d’appendice” tipico di fine Ottocento inizio Novecento. Negli anni, dall’Università all’avvento dei social, ho conosciuto tantissimi editori indipendenti con i quali ho stabilito rapporti di vera amicizia e di condivisione di tutto ciò che è arte e letteratura senza fini speculativi, per il semplice piacere della condivisione del sapere e della conoscenza.

Parla dei tuoi libri e di cosa raccontano. Da dove trai stimoli e ispirazioni per la tua creatività?

Tutto quello che racconto fa parte della mia vita quotidiana, del presente e del passato. Mi piace molto osservare e cercare di capire dalla gestualità, dal modo di parlare, dalla postura, dagli sguardi, dalle cadenze, dal suono della voce, quello che sta nella testa delle persone. Poi, se sono delle storie per me interessanti, cerco di raccontarle scrivendole. Ma non sempre accade che quello che osservo, poi, diventi una storia scritta.

Parla della diffusione delle tue opere, cartacee e in e-book… che importanza dai alle librerie e ai mezzi multimediali e social?

Oggi tutto passa dai social. È questa la realtà. Le librerie hanno la loro importanza, certo, ma se non sei un autore conosciuto al grande pubblico, nessuno compra il tuo libro in una libreria. Se hai una buona visibilità e un buon seguito sui social, allora puoi sperare che qualcuno vada in libreria per cercare il tuo libro e comprarlo. Ma so bene che è cosa assai rara. Per quel che mi riguarda, io condivido i miei scritti sui social. Le case editrici che hanno pubblicato le “Novelle brevi di Sicilia” si muovono in autonomia e non mi devono informare di nulla, né io pretendo di essere informato. Quindi non so come sono andate le vendite. Qualcuno di loro mi ha chiamato per dirmi che la vendita del cartaceo sta andando molto bene. Ma non so cosa significhi esattamente “sta andando molto bene” in termini di copie vendute! Questo non riesco ad immaginarlo né lo chiedo.

Come mai li diffondi attraverso la rete in modo gratuito, cosa non comune?

La cosa che mi interessa veramente, quando scrivo i miei racconti, è che tutti quelli che sono potenzialmente interessati possano leggerli, senza grandi difficoltà e senza che debbano spendere dei soldi. Così come vorrei fare io con gli scritti di altre persone, note o meno note. Pubblicare con una casa editrice, per ovvi motivi contrattuali, commerciali e editoriali, impedirebbe tutto questo. Per cui, una volta salvaguardati i diritti d’autore, registrando il testo in uno dei portali online di self publishing che conosco, che ti danno il codice identificativo e di proprietà che tutela i tuoi diritti d’autore come previsto dalla legge, allora posso regalare a chi voglio quello che scrivo e renderlo fruibile online gratuitamente.

Sì, d’accordo, ma tutti vogliono vendere… e allora?

Vedi, se avessi pubblicato quello che scrivo con una casa editrice, chi mai avrebbe comprato il mio libro? Chi mai lo avrebbe letto? Chi mai sarebbe andato in libreria o nei portali online di vendita libri per cercare i racconti di uno sconosciuto? Forse l’avrei comprato io, i miei genitori, qualcuno dei miei familiari, parenti e amici più cari, e tutto sarebbe finito lì! Lo avrebbero letto una decina di persone, forse! Con la fruibilità gratuita online, il dato misurabile è che il numero di chi ha letto o ascoltato almeno una delle Novelle brevi di Sicilia, o uno dei miei racconti brevi, è di centinaia di migliaia di persone. La stima fatta sommando tutti questi numeri a fine anno 2021 è di oltre 250 mila fruitori! Un numero davvero impressionante, almeno per me! 

I tuoi libri perché li divulghi anche in video, letti da professionisti?

Questa è un’altra bella e interessante storia iniziata nell’estate del 2018 con un mio caro amico, grande artista e pittore toscano di Pistoia, Valerio Toninelli, che ama recitare poesie e storie brevi. Mi chiese se poteva recitare una delle Novelle brevi di Sicilia e così fece. Lesse “Dolce & Gabbana e La doccia”, di cui poi feci un piccolo video che caricai sui social. Lì ebbe un successo davvero imprevedibile con decine di migliaia di visualizzazioni. Da quel momento è stato un crescendo con diversi attrici e attori, molti di loro amici, alcuni molto noti nel mondo del teatro, del doppiaggio e del cinema, che hanno voluto recitare alcune delle storie, ovvero, ai quali ho chiesto quando li sentivo per altre cose, perché non ne recitassero qualcuna anche loro. Ebbene, oggi sono 26 gli artisti che hanno letto e interpretato una o più delle Novelle brevi di Sicilia che si possono ascoltare gratuitamente online (i link sono riportati dopo l’intervista – ndr)

Quando scrivi, pensi agli eventuali lettori, oppure segui l’ispirazione, la fantasia del momento?

Io scrivo per me stesso, quando scrivo non penso ad un potenziale lettore. Solo da una quindicina d’anni, come già detto, ho iniziato a condividere attraverso i social quello che scrivo, prima di allora lo tenevo per me oppure lo davo ai miei pochi amici, che amavano leggere le mie cose di quegli anni. Non vendo libri ma li regalo, per chi volesse leggerli. Anche perché la mia è una scrittura atipica, non convenzionale, non ortodossa! Il mio scrivere non è mai stato una scelta pensata, ragionata. Scrivo come penso le scene che voglio descrivere, senza rifletterci su troppo, col flusso di pensieri della lingua nella quale parlano i protagonisti che spesso è il siciliano, il palermitano, la lingua che in Sicilia parliamo a casa, nel cassaro durante una passeggiata, nei posti della vita quotidiana insomma! È come se ricordando delle scene vissute od osservate, ascoltassi le voci dei miei protagonisti che cerco di fissare e memorizzare con la scrittura. Sono le voci dei personaggi delle mie storie, che ho conosciuto direttamente, del presente o del passato, tutti reali, mai inventanti, e li sento come uno spettatore che li osserva e al contempo che scrive quelle scene o ascolta i loro dialoghi, cercando di fissarli immediatamente con la scrittura mantenendo il ritmo, la musicalità, l’armonia, la cadenza di quella parlata.


Ritieni che i libri, oltre che dilettare, devono anche comunicare sentimenti, emozioni, impegno etico-sociale o altro?

Per quel che riguarda “lo scopo” del mio scrivere, i libri di narrativa, dal mio punto di vista e per come scrivo i miei racconti e le mie storie, non hanno assolutamente nulla di pedagogico, di impegno sociale, di sapere da condividere perché frutto di un’esperienza che va condivisa e quindi diventi cultura comune. I libri che scrivo, una volta resi fruibili online, non mi appartengono più, non sono più miei, ma semplicemente di chi li legge e si ritrova o non si ritrova, che si sentono stimolati ad alcuni pensieri oppure per non si sentono stimolati per niente. E se c’è qualcosa che mi piace nella scrittura quando leggo è proprio questo: la possibilità che quello scritto sappia innescare nella mia mente dei processi intellettuali nuovi e originali, che sappia farmi vedere e sentire cose che altrimenti non avrei mai visto né sentito. Questa è la vera arte, la vera letteratura. Altrimenti parliamo di cronaca, di sterili descrizioni di fatti e accadimenti. Ma certamente non di letteratura e di arte! 

Per il futuro cosa pensi di scrivere e di fare? Cosa hai nel cassetto e quali sono i tuoi futuri progetti letterari?

Nel 2018 ho terminato una raccolta di 8 storie siciliane, ancora inedita, dal titolo “Mastr’Antria e altri racconti” che vedono protagoniste la Sicilia, le Donne e le Passioni. Anche queste sono storie che raccontano fatti di cui sono stato testimone diretto o indiretto, quindi una sicilianità vera e vissuta. A fine dello stesso anno ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo dal titolo “La banda” che si compone di tre parti con complessivi 40 capitoli. Per adesso ne ho già scritti e terminati 35, per poco più di 600 pagine. Questo lavoro però non so quando e se sarà mai terminato, e quindi quando verrà pubblicato.

Una domanda un po’ generale: qual è la tua visione del mondo: umana, etica religiosa, di lavoro, di passione?

La mia cultura è quella occidentale giudaico-cristiana, e quindi la mia prospettiva è certamente intrisa dei valori che sono del cristianesimo, del cattolicesimo, mischiati e, se vogliamo, contaminati dalla cultura che abbiamo studiato e appreso da quando noi nati nel Novecento abbiamo iniziato a studiare alle scuole elementari, quindi la cultura classica dell’antica Grecia, per poi passare a quella latina dei romani, il Medioevo, il Rinascimento, L’Umanesimo, l’Illuminismo, il Pensiero Razionale, il Pensiero Scientifico, che hanno portato a concetti “sacri” per il nostro modello etico e morale, quali il libero pensiero, il rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza di tutti i popoli e le genti, il potere controllato dal popolo. Insomma, questa è la mia matrice culturale se vogliamo definirla in poche righe. 

INFO:

FONTE:

Giuseppe Possa, su "PQlaScintilla", intervista Andrea Giostra | domenica 6 febbraio 2022 |

https://pqlascintilla.wordpress.com/2022/02/06/intervista-ad-andrea-giostra-scrittore-siciliano/

Giuseppe Possa:

https://www.facebook.com/giuseppe.possa

“PQlaScintilla”, blog di cultura, critica, arte e recensioni (di Giorgio Quaglia e Giuseppe Possa):

https://pqlascintilla.wordpress.com/

https://pqlascintilla.wordpress.com/2022/02/06/intervista-ad-andrea-giostra-scrittore-siciliano/

Andrea Giostra:

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Cartella Google Drive dalla quale scaricare gratuitamente le “Novelle brevi di Sicilia” e altri libri di Andrea Giostra:

https://drive.google.com/drive/folders/1BpV-EIe2QXBnS8Z274Mf3t8IAzCj2LgW?usp=sharing

“Audio-letture di oltre 100 Novelle e Racconti siciliani” | Leggono 26 artisti: attrici e attori professionisti e semiprofessionisti:

da YouTube:

https://www.youtube.com/playlist?list=PLwBvbICCL565YQcCwPimBAFTcrgrKP0Zk

da Facebook Watch:

https://www.facebook.com/watch/124219894392445/434295254615223

 

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