«Così vi percepisco, “vibrazioni”» Celio Bordin.
Ciao Celio, benvenuto e grazie per
avere accettato il nostro invito. Ai nostri lettori che volessero conoscerti
quale artista delle arti visive, cosa racconteresti di te?
Grazie a te Andrea ed ai gentili lettori. In questa epoca ho la
sensazione di essere nell’arena degli spettatori che sentenziano con pollice su
o giù; quindi, racconterò con onestà chi è Celio persona, il mio pensiero, la
mia dedizione e capacità creativa in due modalità, “istintiva-creativa” e
“sensitiva”, quindi due Celio.
Abbiamo tutti la consapevolezza di esistere nell’epoca dell’usa e
getta e vale anche per le persone, oggi amico e domani cestinato e sebbene non
siamo un tribunale c’è la tendenza ad essere un po’ tutti giudici, quindi
raccontarmi o essere raccontato per offrire la mia visione non è semplice e può
essere frainteso ma ci provo, chiedo ai lettori gentilmente di osservare e
riflettere su questo mio tipo di specifica attività creativa e stile di vita
cui molte persone conoscendomi confermano, che, io Celio posso raccontare gli
altri mediante la mia “arte”, chi loro sono e da dove provengono, riesco in catharsis
a camminare nel loro DNA descrivendo realtà personali e non solo, arte che in
particolari occasioni è terapeutica per specifiche persone che hanno subito
traumi psicologici, fisici etc. etc..
Queste affermazioni e testimonianze provengono da chi ha avuto
modo di osservare i miei lavori e le mie performance, essi confermano con
consapevolezza e ci credono, anni fa io pensavo fossero coincidenze ma in
seguito queste qualità percettive si sono attivate in una specie di missione
per me necessaria, rivelazioni appaiono nei miei disegni che in qualche modo
aiutano a capirsi e capire, sono anche certo che l’essere umano ha sofisticate
capacità percettive, ma la tecnologia e il poco uso della percezione delle
vibrazioni sta sostituendo questo dono sensitivo dell’umano.
“Perception Artist”
Da qualche anno mi sto concentrando e sto studiando questa
specifica qualità creativa mentre, mostre, gallerie, catalogo, curatori,
competizioni etc... diciamo che le ho un po’ archiviate sebbene le continuo ad
osservare, ho la consapevolezza che quel mondo è inflazionato di similitudini e
malaffari, non mi piace e bisogna fare in modo che non sia l’unica strada
percorribile, il mondo dell’arte oggi lo vedo e sento malato, inquinato,
sfruttatore di sogni di artisti, business insano con un’area di eletti
su cui si muove un mercato di decadenza snob, resta la volontà ed il
sogno degli artisti che in qualche modo (e li capisco più che mai) devono
vivere e diffondere e vendere il loro lavoro per vivere, i mezzi per ottenere ciò
purtroppo sono nelle possibilità di pochi e per gli altri c’è poco da fare o il
miracolo, questa è una mia personale visione, non intendo offendere o ferire
nessuno e se qualcuno si sente ferito, chiedo scusa ma questa è la realtà che
sebbene ha una immagine intrigante si conferma spesso deludente e deprimente,
figuriamoci ad essere “perception artist” ... una pecora nera fuori dal
gregge, ma sì .... vediamo il lato positivo del Celio.
“Creatività può aiutare”
Oltre il piacere di disegnare ho capito nel tempo che la mia
specifica modalità creativa esprime dettagli confermati appartenenti ad
ambienti e persone, su questi ci si pone domande a cui rispondo con la lettura
finale dell’opera tramite la mia tabella dei simboli, si rivela talvolta
(dipende dal contesto) utile e terapeutica per il prossimo e talvolta anche
educativa, funziona anche per le “bad person” per cui questa “arte” in
qualche modo interviene e li pone in una modalità di autoriflessione, che, come
uno specchio rimanda la consapevole propria realtà, chiunque è consapevole
della propria natura soprattutto nelle attitudini verso il prossimo. Io
semplicemente disegno... in catharsis... canalizzo e ciò che appare sul
supporto è la mia percezione e canalizzazione delle vibrazioni emesse dai
soggetti in questione o ambienti particolari con storie intense, per questo
motivo sono “perception artist”, molti mi
considerano anche “medium” e ne ho preso atto.
Questa intervista sarà utile per farvi capire ciò che accade tramite il mio gesto creativo e mi avvalgo dei valori che mi vengono attribuiti, devo accettarli e farne buon uso.
… chi è invece Celio uomo della quotidianità? Cosa ci racconti di
te della tua vita al di là dell’arte e del lavoro?
Ho la sensibilità a volte fragile, mi emoziono facilmente davanti
ad immagini sensibili, ma ho anche l’energia punk ed anticonformista che non mi
abbandona, se tutti tendono ad andare in una direzione io scelgo un altro percorso
ma nel giusto equilibrio e con rispetto del prossimo, credo di essere
coraggioso nelle scelte e sono in grado di vivere con poco e una matita, do
valore al danaro per vivere con dignità e se possibile in qualche modo aiutando
gli altri, amo la natura incontaminata, mi piace vestire casual e non
impacchettato styloso o “bomboniera”, mi piace la bellezza al naturale e
non il “trucco”, adoro andare in bicicletta e qui ci sono piste
ciclabili ovunque ma VUOTE e se non hai il completino da ciclista e indossi i
jeans ti scambiano per un homeless (... Los Angeles ...), mi piace cucinare e
mangiare sano piuttosto che al fast food o ristorante (anche se ogni
tanto cado nella trappola), mi piace aiutare gli altri per quanto sia
possibile, detesto la falsità, l’avidità, l’egocentrismo, l’arroganza e la
prepotenza, mi piace disegnare prima di addormentarmi e riflettere cucinando
(molto bene), l’ozio mi è nemico.
A luglio ho sfiorato morte certa, i medici m’hanno salvato la vita e confermato (tutti) che sono stato miracolato e ci credo, sono un uomo fortunato, l’universo ha deciso che ho ancora molto da fare e vedo il mondo con occhi diversi, sono diventato ancora più sensibile e tollerante, do valore al perdono con comprensione, ho bisogno di fare qualcosa che possa migliorare l’umanità e forse la mia specifica creatività ne è la chiave, durante il mio ricovero ho disegnato tantissimo, ho regalato disegni a infermieri, medici e assistenti, erano strafelici, entusiasti ed emozionati per il mio gesto di gratitudine, mi hanno curato con un amore incredibile che non si può certamente comprare o pretendere, va conquistato e condiviso, sono convinto che il mondo può migliorare iniziando dai più piccoli gesti di gratitudine, riconoscendo l’impegno e condividendo rispetto, il sorriso sincero e parole gentili possono cambiare le giornate di chiunque.
Come definiresti il tuo linguaggio
creativo?
Il mio linguaggio creativo? È in ciò che creo, la mia “arte” è la
vibrazione di mille voci, è un linguaggio universale tradotto in migliaia di
segni, una confusione di linee che poi genera nitidi dettagli descrittivi, ne
appaiono altrui personalità percorrendo le memorie dei DNA, camminando nella
storia di generazioni, discendenze e racconti di ambienti con energie particolari.
Invito gentilmente il lettore a riflettere su questo differente
tipo di lettura, di linguaggio creativo che spiego a seguire;
- per esempio: se si osserva un dipinto del ‘600 con l’ambiente di
una cucina, un mercato o un campo di battaglia, l’osservatore dovrebbe, oltre
alla visione dell’immagine, concentrarsi sull’opera come faceva l’artista che
percepiva mentre dipingeva tra odori e voci, rumori e grida, l’artista era lì,
presente, a documentare un momento di vita e per trasmetterlo a noi, a coloro
che verranno, è evidente che siamo abituati a raccogliere i dati dell’immagine
come il racconto di una storia illustrata o di concetto, ma c’è molto di più in
quei dipinti, lo possiamo percepire dalle vibrazioni che continuano ad emettere
perché tutto emette vibrazioni compresi gli oggetti inanimati e la scienza lo
conferma e insegna, noi umani come nel mondo animale abbiamo il dono della
percezione e non lo usiamo nel modo corretto o sufficientemente.
Nei miei disegni il linguaggio deve essere interpretato tramite
una accurata osservazione/connessione, bisogna immergersi nel dettaglio, nella
sua tensione o leggerezza per tradurre la storia contenuta in esso fino a
camminarci dentro “entrare”, in questa modalità l’osservatore potrà percepire
le stesse vibrazioni del momento creativo.
Durante eventi in cui performo dal vivo tra la gente, si vede nei documenti video che il pubblico viene assorbito in una catharsis collettiva, ed io la percepisco e così anche loro nell’evolversi dell’evento iniziano ad essere coinvolti diventando in qualche modo parte dell’opera, è una esperienza incredibile, come se si sbloccasse qualcosa dentro noi stessi per uscire dal nostro corpo e diventare vibrazione di gruppo.
Chi sono stati i tuoi maestri d’arte
che ami ricordare? Se ci sono, parlaci di loro…
Io “perception artist” mi lascio trasportare viaggiando
all’interno di opere che mi catturano in quella modalità, chiunque sia
l’artista famoso o non, se percepisco il suo momento creativo mi abbandono sino
a camminare nell’opera, invito i nostri lettori a provare questo tipo di
lettura e non solo l’osservazione estetica o concettuale, posso garantirne una
eccezionale nuova esperienza e come in tutte le cose bisogna educarsi ed
applicarsi per apprendere ed esercitare nuove abilità, in questo caso a leggere
mediante la percezione.
Ho amici artisti, alcuni li ho persi durante il loro percorso,
altri purtroppo non esistono più tranne le loro opere, alcuni li osservo in
rete altri li scopro casualmente, credo che tutti loro hanno avuto il momento
creativo specifico non ripetibile e non seriale dove nasce l’opera incredibile,
ecco... quel momento e quell’opera li attribuisco ad un “maestro”, lo stesso
avviene anche con la musica, scrittura ed arti in genere, alcuni brani sono
unici ed altri irripetibili, sono convinto che l’artista quel giorno in quel
momento era in catharsis, era “dentro”, lui era l’opera, generata da uno
specifico speciale momento creativo in cui la mente si sconnette dalla realtà e
diventa universo, si stacca da terra, meraviglioso... una energia diversa che
permette alla percezione di amplificarsi, le vibrazioni diventano/sono energia
e vengono canalizzate creativamente, quello è il momento del “maestro”.
Per questo Amo chinarmi davanti a opere immense dei grandi maestri del passato che percepivano in modo diverso e non erano barricati negli studi come la maggior parte degli artisti d’oggi, separati da contatti e vibrazioni.
Tu hai sviluppato un tecnica artistica
unica nel panorama internazionale. Ci racconti come è nata, in cosa consiste
esattamente, quali gli strumenti che utilizzi e i materiali, insomma,
raccontaci di questo tuo modo peculiare di creare e di fare arte.
La tecnica specifica con cui mi affaccio da “diverso” nel mondo
dell’arte contemporanea, richiama quella intuitiva modalità di disegnare che
avevo da bambino a scuola (calamaio e penna con pennino più carta assorbente)
eh sì... uno degli ultimi, poi la penna a sfera ha semplificato, ricordo che i
maestri consigliarono i miei genitori per farmi frequentare la scuola d’arte in
quanto avevo delle specifiche creative intriganti ed uniche, ma purtroppo
l’esperienza del lavoro in fabbrica da adolescente mi ha ostacolato l’accesso
agli studi e responsabilizzato come un adulto.
Il mondo del lavoro duro e precoce aveva preso la mia vita mentre
altri hanno avuto l’opportunità di studiare e beati loro, l’esperienza del
lavoro però, offriva anche l’autogestione e l’opportunità di scegliere per sé
stessi ed ho scelto lo stile di vita che permetteva di avere tempo, soldi e libertà
anche creativa.
Ho creativamente iniziato come musicista, bassista in una punk
rock’n roll band “BAHNHOF” anni 80’ per poi passare al contrabbasso ed altre
band.
La creatività è sempre stata al primo posto, dopo i vent’anni ero già
immerso nella realizzazione di sculture e pezzi di design con materiali di
recupero, iniziavano mostre ed eventi, contemporaneamente il mondo del cinema
mi abbracciava come tecnico attrezzista e poi macchinista fino a diventare un
vero professionista per 30 anni, il lato positivo di quel mestiere e specifico
nella Pubblicità, mi permetteva di lavorare saltuariamente con buone entrate
economiche, ciò mi permetteva di dedicare tempo alla mia arte in continua
evoluzione.
Il disegno non l’ho mai abbandonato, un po’ di anni fa è tornato
ad impossessarmi intensamente quasi fosse una necessità, la modalità?, è nei
miei ricordi di quando ero un bambino, che disegnavo durante le lezioni,
sempre, i maestri pensavano che non ascoltassi ma al contrario ero già in grado
di separare il cervello in due attività differenti, una razionale e l’altra
creativa nello stesso momento, perfetto!... Già nei disegni apparivano quantità
di personaggi, entità ed espressioni ma io non capivo il perché, oggi si.
Ci sono momenti in cui disegno liberamente come fanno tutti credo,
invece in altre/molte occasioni le figure all’interno dei miei lavori sono
personaggi e storie che hanno avuto una realtà ed appartenenza a questo mondo,
artista... “sensitivo” o “medium”...., quel che ho capito finora è che funziona
e molto bene, spesso a sorpresa mia e degli altri, questo accade quando decido
o è necessario indurre la catharsis per “entrare” come accade negli
episodi online dal vivo, altre volte invece disegno semplicemente perché mi
piace e rilassa, ma quando capitano quegli specifici momenti sento che qualcosa
si attiva in me, le mani si scaldano tantissimo e nella mia testa si innesca
qualcosa di diverso... la sensazione non è semplice da spiegare e molto intima,
lì mi accorgo che inizia il processo specifico, una specie di fluido o “luce
invisibile” elettromagnetica forse... percorra tutto il mio braccio fino ad
uscire dal palmo nella direzione della mano come fosse la continuazione del
braccio stesso, fino al supporto,
vibrazioni per certo, è un meccanismo che il cervello gestisce in
autonomia, indipendente, la catharsis lo devia in una altra dimensione.
Uso penne stilografiche ed inchiostri, disegno su canvas o matboard
(cartoncino di cotone 100%) o su qualsiasi supporto che possa assorbire
l’inchiostro, a volte uso marker pennarelli con punta di 2cm e in
quell’occasione tutto si sviluppa in grande dimensioni alla stessa velocità ma
con il gesto più ampio e ne nascono opere di grande dimensione fino a 2 mt ma
posso ancora di più in uno spazio per creare adatto.
Funziona così; La mano inizia con un gesto privo di comando e
senza senso a tracciare una linea isterica continua e disordinata che si
sovrappone in continuazione come dei layer fino ad espandersi, il gesto
ritmico del movimento che genera il segno induce ad una fase di catharsis
oscillatoria con la sensazione di staccarmi da terra ed iniziare ad
“entrare...” come se io diventassi aria in ciò che sta accadendo, inizia l’accelerazione
del gesto creativo sino a diventare velocissimo, si crea confusione di linee, chaos,
segni sovrapposti a migliaia senza senso, continua continua continua, finché
dal chaos iniziano da un nulla confuso ad emergere dettagli descrittivi
nitidi, perfetti e definiti di personaggi con espressioni e configurazioni del
viso differenti, animali, architetture ed ambienti, una storia... c’è in quei
disegni una forza descrittiva che se osservata attentamente ci si può camminare
dentro e percepirla.
Prima di trasferirmi in USA mi erano capitate occasioni in cui
sensitivi, numerologi e medium avevano già allora descritto e confermato che il
mio lavoro avesse una grande potenzialità ricettiva, erano in grado da esperti
di leggere le mie opere in quella modalità, potete immaginare la mia reazione...
stupore... ho quindi iniziato ad approfondire questo mio dono percettivo e
studiarlo, ho paragonato i miei lavori ad altri sensitivi che disegnano e devo
dire che sono proprio differenti e quindi la mia modalità è pressoché unica e
non mi dispiace, per fare una accurata lettura dei miei lavori al loro termine,
mi son creato la mia tabella di simbolismi con le appropriate associazioni,
ossia nel disegno appaiono sovente alcuni simboli e nelle relazioni in cui si
sottopone una persona vengono riconosciuti con un valore descrittivo di
specifiche situazioni di vita, in altre appaiono volti con incredibili
somiglianze estetiche e di espressione di personaggi parte della storia di
colui che la vuol sapere, wowww . Una cosa che mi rende tranquillo in queste
situazioni è che in qualche modo la mia arte mi protegge, lo sento ed io la
rispetto con grande devozione, una forma di gratitudine reciproca che diventa
autoprotezione.
“https://www.facebook.com/evidentialmediums” e “@humanizing the icon”,
appuntamenti online in cui io mi connetto con ospiti che non guardo o vedo ma
riesco a catturarne la storia nei miei disegni che realizzo dal vivo, cioè in
tempo reale e visibile nella costruzione durante questi episodi.
Sono partner con Jennifer DeLia cinematografa e regista nel
progetto @humanizingtheicon HTI, podcast, con più di 40 episodi
in cui Jennifer intervista artisti e celebrità, durante l’intervista io disegno
e chiunque può vedere, 40 minuti circa, percepisco le vibrazioni dell’ospite e
le canalizzo in una storia descrittiva nel disegno confermata poi dall’ospite
stesso .
In queste due differenti situazioni si possono vedere le mie opere
in costruzione ed al termine dell’episodio descrivo e leggo la simbologia delle
figure, sono attività online in diretta o registrate che permettono di tradurre
ciò che ho scritto finora.
Gradirei non essere associato a stregone o colui che legge la
sfera di cristallo, per cortesia mi vergogno solo a pensarlo, io disegno
semplicemente e canalizzo, è un dono, lo condivido perché’ mi sembra giusto e
siete liberi di credere o no come ho scritto all’inizio dell’intervista “l’Arena”,
questa è la mia realtà”.
A volte penso alle tante esperienze del mio passato e tra queste
alcune le associo al dono che ho, una di queste ad esempio quando ho
frequentato nell’ ‘88 l’ospedale di antica medicina di Chiang Mai
diplomandomi, il vecchio maestro diceva che avevo qualcosa di speciale nelle
mie mani ed ogni giorno davanti a tutti gli allievi mi chiedeva di appoggiarle
semplicemente sulle sue spalle, così facevo e gli cambiava il volto... si
sconnetteva, era completamente out... si riprendeva nel momento in cui toglievo
le mani dalle sue spalle, diceva che avevo una energia fuori dal comune, così
anche in Giappone per un anno ad Osaka, ho frequentato un centro di
pranoterapia/manoterapia no profit, in questo centro si aiutavano
persone con mali e problemi fisici devastanti, ho praticato ed anche lì
confermarono questa particolare mia “forza” e mi dissero che avrei aiutato
tanta gente bisognosa e così ho fatto, ho iniziato a praticare sul prossimo e
ho risolto problemi a numerose persone fino ad ammalarmi purtroppo decidendo di
sospendere in quanto troppo ricettivo, sia chiaro io non sono un medico, ho un
buona energia ed ho capito che può in qualche modo essere utile, raramente
applico ancora e solo in emergenze o in incognito, sono certo che quella
energia continua ad essere parte di me ed è canalizzata nel segno, in questa attività
creativa. Probabilmente è questo uno dei motivi per cui in diverse occasioni la
mia arte è terapeutica, l’anno scorso sono stato scelto a far parte di “Perception
Project” è una organizzazione che mi ha permesso di applicare la mia modalità
ad una “musa” persona che ha subito un forte trauma, ho avuto l’occasione di
applicare la mia capacità, e, seguito dalla sua terapista, ho in tempo reale
disegnato mentre la musa da remoto esprimeva pensieri e parlava di vita in
generale, io non ascoltavo ma percepivo le sue vibrazioni, dopo circa un’ora al
termine della seduta nel disegno è apparsa la sua storia, il trauma, gli
antenati e il percorso a venire, la terapista e la musa sono rimaste felici e
sorprese da questo esperimento nella sua
particolare modalità.
Che dire.... aiutare è magnifico, poterlo fare disegnando funziona molto bene, sostengo che solo pensando di aiutare qualcuno già lo si fa, si può e l’energia che si emana in qualche modo arriva sempre, e che sia positiva!
Quali sono secondo te le qualità, i
talenti, le abilità che deve possedere un artista per essere definito tale? Chi
è “Artista” oggi secondo te?
Oggi c’è una specie di competizione tra “artisti” per chi fa il
lavoro migliore, più bizzarro o inconsueto, per i like o semplicemente per la
fetta di onori di un pubblico generico, i follower.... addirittura comprabili.
Forse che ogni cosa si ripete, forse che la scuola insegna e in
parte soffoca, forse è un grande business insegnare e creare milioni di
similitudini creative nell’illusione di income, cioè entrata di danaro, è
una grande macchina dei sogni, ma lo si scopre più avanti con l’età che creare è
un astrarsi, è il trovare un piacere interiore tutto personale, una ricerca
sempre in evoluzione da amare per poi condividere, se osserviamo con un
grandangolo, i talenti e le loro qualità che vediamo sui social quali sono...?
quelle bizzarre, le foto alterate, i super eroi, i 3D printartis, i
concettuali... boh ... non riesco a dare un giudizio ma sono veramente
inflazionato alla visione di similitudini e banalità, al contrario, osservo con
attenzione e rispetto l’artista capace di muovermi qualcosa dentro..., emozioni
differenti, di alcuni artisti a volte mi piace solo un’opera, altri fanno le
stesse cose con piccole varianti.
Mi odieranno o daranno ragione per il mio pensiero? Purtroppo a
mio parere oggi “Artista” è chi ha follower, chi crea fatturato, chi fa
qualcosa di bizzarro, buffo, ironico, di protesta per primo e in molti pagano
per ottenere queste attrazioni (ogni giorno mi scrivono mail e dm con proposte
di pacchetti di follower, di stampe, di curatele, sito, etc.).
Purtroppo ho visto “leccare” curatori e critici solo per essere
commentati, spinti o per la fotina assieme da postare, vergognoso... e quanto interessa a quei critici? Pagare “in
qualche modo” la critica perché è un lavoro, magari per essere in un libro con
mille altri e l’obbligo di comprarne 3 copie, spesso gli artisti sono spremuti
fino all’osso, senza pietà, sì, sicuramente per “qualcuno” è stato vantaggioso
e anche forse fortunato nel suo fatturato... che dire... chiunque è libero di scegliere, c’è posto per
tutti in questo mondo, ma tanti non sanno o non vogliono credere a questa amara
realtà e mi fanno pena per ciò che ingoieranno... lo so che è crudele scriverlo
o pensarlo ma è la realtà ed io sono un realista.
Non è comunque sempre tutto negativo, anzi, io cerco sempre di trovare positività e bellezza in questo mondo, c’è chi ama creare con il sentimento personale ed intimo, parte di una nicchia sincera di persone o gruppi con cui si scambiano idee, tecniche, emozioni in genere con il piacere di condividere ciò che si ama fare e pensare, senza gelosie e competizione, commenti sinceri anche se amari ma di crescita, gruppi con cui nascono esposizioni e ambizioni, progetti, per qualcuno arriva la vera occasione e la differenza si vede nel lavoro creativo, in eccezioni particolari diventano storia e protagonisti nei musei.
Tu da diversi anni oramai hai lasciato
l’Italia e vivi e lavori a Los Angeles. Ci racconti di questa importante scelta
di vita che hai fatto? Come è maturata, perché hai deciso di vivere in
California?
Los Angeles, sebbene sia il sogno di molti, a me non piace più,
credo sia stata una città incredibile dagli anni ‘20 agli ‘80 del secolo
scorso, va bene per ritirarsi e fa sempre bel tempo, cagnolino che ti porta
fuori mattina e sera.
Los Angeles è città molto cara e l’offerta non merita, se non hai
l’automobile sei tagliato fuori, ci sono ricchi e homeless a migliaia che
vivono sotto i ponti e tantissimi benestanti che vivono in ville esagerate, in
molti osservano dal finestrino delle supercar gli altri con sufficienza
lamentandosi delle tasse e che hanno troppa servitù in casa per cui i figli si
stressano, poi c’è la classe media che lavora per pagare le rate e vive in
appartamenti di compensato con affitti da capogiro, insomma c’è qualcosa che
non va....
Spesso penso all’Italia... mi manca la mia casa nella valle più
verde d’Italia e l’acqua di sorgente che esce dai rubinetti, la natura nella
sua semplicità e cibo da capogiro... mah...
va capito bene cosa in realtà è il benessere, a volte l’immaginazione ci
fa credere cose ma la realtà e’ diversa.
Mi sono trasferito qui a LA perché’ durante un viaggio liberatorio in USA ho conosciuto Linna, mia moglie, (attrice) in un set cinematografico all’opera nella parte di Cop (poliziotta) e mi ha arrestato il cuore (Celio sorride), in quel periodo l’Italia mi aveva demolito psicologicamente e pensavo fosse tutto finito, ma poi il cambiamento mi ha aiutato parecchio e cambiato la vita, ci vuole solo un po’ di coraggio ed è meno impegnativo fare che pensare di fare, quindi eccomi qui, stiamo valutando se spostarci sulla costa est, questa città ha dato e non ha niente più da offrire. Quindi nuova avventura, evviva il cambiamento e vediamo che succede...
Qual è, alla luce della tua
esperienza, la differenza sostanziale tra un artista che vive del suo lavoro in
Italia e un artista che vive del suo lavoro negli Stati Uniti ed in particolare
a Los Angeles come te?
Vivere del proprio lavoro creativo è un traguardo di pochi, di
tutti quelli che conosco la maggior parte se non ha un discreto capitale
comunque deve lavorare, altri, ciò che guadagnano in arte, lo reinvestono per
continuare a produrre quindi “$ entrano e $ escono” ma con una certa stabilità,
poi ci sono artisti che sognano un giorno divenire famosi e ricchi... lo auguro
a tutti.
In Italia ci si aspetta spesso che qualcuno o qualche inciucio
possa essere l’occasione per uscire dai ranghi, è nell’Italiano il sistema ummaumma
e il suo cervello lavora così anche all’estero e non c’è niente da fare...,
infatti le domande che gli Italiani mi fanno spesso sono… “chi ti ha aiutato,
chi ti ha introdotto etc. etc.”, io non rispondo ma dico che qui a LA non è più
“the American Dream” ma.... se ti sbatti, cioè se ti dai da fare e credi
in te, in ciò che fai e ti butti tra la gente con la tua abilità creativa
qualcosa succede, non certo come in Italia che si aspetta che qualcun altro
pensi per te, ma al contrario si può diventare colui che inventa la situazione
e ingaggia gli altri, cioè imprenditore, o imprenditore di se stesso e qualcuno
ci riesce bene, bisogna anche essere un po’ predisposti ma possibilità non
mancano, io sono impegnato in diverse attività, come partner creativo, ho un
podcast con più di 40 episodi, progetti di moda, collaboro con Medium e produco
arte in live action con DJ, ho nel cassetto idee e progetti super innovativi
che con l’occasione potrebbero anche passare alla storia (e non scherzo!), in
caso contrario nulla cambia, si vive di alti e bassi, il mio cervello è sempre
in moto e produco parecchio, in breve… se si ha voglia di fare e buone idee,
qui qualcosa può accadere, non bisogna fidarsi troppo dei bla bla che ce
ne sono a grappoli, ma una accurata selezione e conferme dei soggetti previene
delusioni, sprechi di tempo, energia e danaro.
Come ripeto ci vuole coraggio e se non c’è cercarlo dentro se stessi, si vive una volta sola ed è preziosa, ogni giorno è prezioso, sbagliare è ok riprovare è migliorarsi, “non mollare mai” come dice sempre la mia amica Bettina, ma crederci.
Ci racconti un episodio bello e che ti ha fatto piacere che hai
vissuto negli Stati Uniti e un episodio che ti è molto dispiaciuto?
Non è facile vivere in questa città, ho creduto a molte persone e
spesso sbagliando... di bla bla bla qui è inflazionato, ho purtroppo
dato fiducia e amicizia a persone rivelatesi non belle, sono stato umiliato in modalità
sadica causandomi la più lunga vera depressione e l’intervento del medico, il
sadismo... il personale piacere di umiliare, purtroppo alcuni provano
soddisfazione e senso di “vittoria” in questo, forse la loro è invidia o forse
nel loro autoesame, riconoscono la loro infelicità e feriscono gli altri per
non sentirsi unici in questo, sanno ciò che fanno premeditando con astuzia.
Sono una persona sensibile e la crudeltà soprattutto quella
gratuita la percepisco con molto dispiacere, ma apro sempre il mio cuore,
perdonare è fondamentale anche se le ferite impiegano tempo a guarire e forse
mai, la vita insegna e tutti si sbaglia, nemmeno io sono perfetto ma amo essere
ciò che sono e rispetto gli altri, devo proteggere la mia energia e mai
prendere cattive ispirazioni, desidero che la mia generosità sia sempre in
primo piano e credo che dare è immenso e nobile, se tutti fossero un pochino più
generosi il mondo sarebbe migliore, meno avido, meno violento ed egocentrico,
socialmente onesto.
Da 6 anni vivo in questa società Americana di LA, ho cercato
l’amicizia trasparente, quella che riempie il cuore e con cui spendere il tempo
della nostra breve esistenza, una nicchia di belle persone attorno a me esiste
e ne sono fiero, orgoglioso, sono i pilastri che mi sostengono e sostengo.
Episodi belli e brutti capitano ovunque, cambiano le culture e le modalità, tutto il mondo è paese, l’umano da sempre non si accontenta e ha inventato sistemi aberranti per ottenere sempre di più a volte eccitandosi dalla sofferenza altrui, sono anche convinto che il Karma o qualcosa di simile esista, viaggia su specifiche vibrazioni che ad un limite di oscillazioni scarica sull’obbiettivo come il fulmine durante la tempesta.
Ad un giovane artista italiano che dovesse decidere di trasferirsi
in USA per esercitare la sua arte cosa diresti? Quali secondo te i punti di
forza e quelli di debolezza, i vantaggi e gli svantaggi di una scelta così
drastica?
Voglio essere sincero scoraggiando e incoraggiando.
Trasferirsi qui a LA significa partire con un po’ di soldi o
risparmi, avere la fedina penale pulita e sapere esattamente dove vuoi arrivare
perché’ con l’immigrazione qui non si va leggeri come in Italia, qui no… non
passa semplice, intanto iniziare una ricerca dall’Italia nel settore e capire
se la propria creatività qui può funzionare, ricordo a tutti che qui non ci
sono migliaia ma milioni di artisti in generale, la linea creativa visual
art che vedo viaggia su tre stili principali: Pop Art (che non
riesco più a guardare), Astratto (creativamente più semplice ed inflazionato),
Concettuale (necessario chi lo spiega), poi ci sono vie alternative, minimal,
surreale, etc…, più qualche artista frizzante ed unico, ma pochi.
Le gallerie sono tante, molte chiuse altre chiudono o chiuderanno,
le minori chiedono denaro agli artisti per esporre e con quei soldi stanno in
piedi, più provvigione sulla vendita 40/50/60%, collezionisti privati vanno
conquistati, non vengono a bussare alla porta e più di 2 opere difficilmente
comprano, le gallerie importanti e con le radici più grosse lavorano più o meno
con gli stessi artisti dopo averli elaborati nel mercato e sembra... producano
fatturato ma per alcuni vivi ho dei dubbi.
Insomma credo che se un artista desidera venire qui debba prima
fare un sopralluogo con un buon inglese, non come il mio (Celio sorride), deve
avere buone idee da sviluppare con la nuova tecnologia/tecnica e marketing
dei social, affittarsi uno studio se ha green card e
costicchia..., non deve essere creativo “differente” dal mercato perché
“diverso” spesso complica il vendibile emettendo confusione.
Ci sono team interi che lavorano dietro un artista e nessuno
lavora gratis, qui soprattutto dove il danaro è n.1,
quindi diventa lavoro da affidare e retribuire, chi osa sa bene quanto sia
difficile e le probabilità limitate, ma solo muovendosi con coraggio ed
ambizione si incontrano opportunità e ci sono, io ci sto lavorando e se non
fossi venuto qui.... certo, bisogna prendersi a gomitate per avere il proprio
spazio visibilità e per questo sono necessari: il sito obbligatorio, CV, eventi
e mostre, Video, press magazine, critiche, curatore, spazio, promozione,
studio, casa, macchina, grana e tanta pazienza. Quindi darsi da fare,
risparmiare, crederci e non mollare mai!
Se per un momento dovessi
pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato
significativamente nella tua vita artistica e umana, soprattutto nei momenti di
difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le
tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che
ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti?
Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa
intervista, e perché proprio loro?
Quando sono partito dall’Italia per l’America da artista
emigrante, ho avuto vicino a me Amici incredibili che mi hanno ispirato e
sostenuto, oggi sebbene lontano da loro sono diventati amici ancor di più, una
forza incoraggiante che mi accompagna nella mia missione, parole dolci e
incoraggianti nei momenti di depressione, grandi risate e continui
aggiornamenti, li tengo informati sulle mie evoluzioni e nuove scommesse di cui
alcune stanno funzionando bene, loro credono in me ed io rimando a loro i miei
successi, seguono il mio coraggioso impegno e non li deluderò mai, sono sempre
con me e tifano per me.... ci seguiamo a vicenda, oggi poi con la tecnologia e
possibile vedersi ovunque in tempo reale, meraviglioso!
Sono i miei veri Amici, quelli che danno conforto e
coraggio, quelli che hanno percepito il bisogno di aiuto e l’aiuto è arrivato
senza chiedere.
Ho una moglie meravigliosa che mi sostiene e amo, mi
supporta e stima per le mie qualità, lei è incredibilmente dolce, umana,
intelligente, generosa e bellissima... sono fortunato!
Nell’ambiente americano ho maturato buone amicizie con
cui porto avanti anche progetti importanti ed innovativi e ci stiamo
espandendo, altre nuove sono emerse casualmente e continuano ad essere buone
amicizie indipendentemente dal livello sociale, tra loro ci sono star del
cinema, milionari, persone semplici, e homeless (di intelligenza superiore) il
cuore al primo posto, più l’intelligenza, non è l’abito che fa il monaco anche
se ci insegnano il contrario.
Quindi le amicizie si espandono su diversi fronti e sovente alcune le metto in connessione tra loro, percepisco in esse valide ed oneste collaborazioni e ciò avviene sempre, tra loro nascono nuovi progetti vincenti ed io sono felice per loro, è come una famiglia, quella che ho scelto.
«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?
La visione della bellezza è
individuale, c’è chi vede bellezza in una villa da 50 milioni, c’è chi vede
bellezza in una margherita, altri nella villa con margherite haha.
La mia visione di bellezza si
concentra nella purezza, più ciò che osservo è incontaminato, puro ed onesto
e le vibrazioni che emana le percepisco
meravigliose, mi emoziona il sorriso sincero ed il gesto profondo, nei bambini
piccoli vedo la bellezza dell’istintivo incontaminato.
La vera bellezza va anche conquistata, mi colpisce quando l’emozione nell’ammirazione mi stacca da terra, mi batte forte il cuore e mi rende consapevole che possono nascere dei fiori anche tra l’immondizia, alcuni gesti di umanità sono bellezza e quando sono diretti a noi stessi ce ne dobbiamo ricordare, trarne insegnamento e fare lo stesso verso gli altri, quanto è bella la bellezza!
«C’è
un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra. Questo
interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta
di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente.» (René
Magritte, 1898-1967). Cosa ne pensi di questa frase detta da Magritte? Nelle
arti visive qual è, secondo te, il messaggio più incisivo? Quello che è
visibile e di immediata comprensione oppure quello che, pur non essendo
visibile, per associazione mentale e per meccanismi psicologici proiettivi
scatena nell’osservatore emozioni imprevedibili e intense?
C’è chi compra arte che si accosta ai
colori del divano o cose simili, altri perché ha un valore economico ma non
hanno idea di cosa hanno comperato e capiscono solo l’investimento, altri che
amano ed ammirano ciò che hanno comprato e via così... possiamo discuterne a
lungo su questo visibile o invisibile.
Un giorno un ex gallerista con un
certo spessore di conoscenza entrò nel
mio ex studio in Down Town, fece una cosa che non avevo mai visto fare, osservò
un mio quadro di grandi dimensioni poi usci dallo studio senza dire nulla, a
breve rientrò ed osservò lo stesso quadro ed usci di nuovo per poi rientrare ed
osservarlo ancora, mi guardò e con un sorriso mi disse “i tuoi quadri sono
potenti! Ogni volta che si osservano sono diversi!” very smart! Quindi
l’impatto visivo di una opera può essere eccitante all’inizio e diventare
noiosa ed inosservata dopo una settimana oppure essere dinamica e mutante ogni
giorno.
È così, proprio così! L’arte deve essere dinamica e trasmettere vibrazioni in continuazione, deve sprigionare energia e fare viaggiare la mente, camminarci dentro in continuazione come in un labirinto, l’invisibile è lì dentro, emana ed eccita, diventa percepibile, non deve mai stancarti ma intrigarti in ogni piccolo dettaglio, alcune opere inducono all’autoipnosi... si muovono, il cervello apprezza e si lascia andare, volare...
«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?
Sovente gli obbiettivi da raggiungere
sono il frutto di una azione commerciale indotta dai media e dal pensiero di
massa, vediamo l’obbiettivo con l’immaginazione di un arrivare, di essere, di
diventare, di avere, poi ti accorgi che
la realtà è un’altra.
Tempo fa immaginavo di essere in
America, di fare mostre di creare progetti con professionisti, adesso tutto
questo è realtà ma la vita mi sembra normale, anzi voglio arrivare ad altri
obbiettivi, insomma ciò che conquisti diventa normalità, il E’, il
successo nella vita è fare quello che ti piace anche se per molti è durissima,
ma il tempo a disposizione un giorno finisce e tutto si azzera, il nulla, ma
chi se ne frega di avere un busto in piazza da morto, signori miei ... vivere
onesti con sé stessi e provare emozioni pure e sincere, senza pagarle, essere
amati e rispettati per ciò che si è e non per ciò si ha, dare un senso alla
vita quando ci si sveglia dal sonno, ho visto persone infelici sebbene abbiano
tutto, tristi… arrabbiati e mai contenti sebbene seguiti e adorati da innumerevoli
persone (forse per ciò che hanno?).
Credo nella determinazione e nell’impegno, crederci, onesti con se stessi, la vita è bella, non per tutti purtroppo ma dovremmo iniziare a cambiare migliorando, cercando in noi stessi quale è la vera felicità che desideriamo e meritiamo.
«Io vivo in una specie di fornace di
affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso
descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti,
in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in
me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è
che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…»
(Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa
pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore
e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua arte e
nelle tue opere?
In quelle parole c’è già la risposta,
senza amore la vita sarebbe asettica, anche il più barbaro e crudele
personaggio nella storia dell’umanità ha cercato l’amore, per riconoscere
l’amore e la fortuna di essere sani è necessario osservare la realtà anche se
amara, girarsi dall’altra parte per non vedere è facile ma poi arriva quel
momento per tutti e ci si pente di non avere apprezzato abbastanza il
valore della vita.
La mia creatività è una necessità mi fa stare bene e va oltre il gusto estetico, ha una sorta di completezza anche nei suoi vuoti, la ammiro e non mi stanca mai, anzi mi carica, a NY (the best city) ultimamente ho disegnato nei parchi tra la gente, ho conosciuto molte persone eccezionali che mi osservavano da lontano per poi avvicinarsi notando il mio piacere dell’essere lì in quel momento a disegnare, ammirazione del momento come messaggio di piacere nell’essenza, una penna stilografica ed un cartoncino = benessere, felicità, l’ho condivisa in diverse occasioni, complimenti tanti, connessioni e contatti, uno di questi adesso è parte di un progetto veramente avanti e sta funzionando molto bene, quindi.... i sentimenti sinceri, veri, sono importanti nell’esistenza e farne magnetismo aiuta.
Da
ragazzo ho letto uno scritto di Oscar Wilde nel quale diceva cos’era l’arte
secondo lui. Disse che l’arte è tale solo quando avviene l’incontro tra l’“oggetto”
e la “persona”. Se non c’è quell’incontro, non esiste nemmeno
l’arte. Poi qualche anno fa, in una mostra a Palermo alla Galleria d’Arte
Moderna di Palazzo Riso, ho ascoltato un’intervista di repertorio al grande
Gino de Dominicis che sulle arti visive disse questo: «Le arti visive, la pittura, la
scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il
rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi
molto diversi tra loro … L’arte visiva è vivente … l’oggetto d’arte visiva. Per
cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli
altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere.» (Gino de
Dominicis, intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne
pensi in proposito? L’arte esiste se esiste l’incontro tra l’oggetto e la
persona, come dice Oscar Wilde, oppure l’arte esiste indipendentemente dalla
persona e dal suo incontro con l’oggetto, come dice de Dominicis per le arti
visive? Qual è la tua prospettiva sull’arte in generale?
Fanno entrambe parte di un periodo storico creativo passato, se
fossi stato in quel tempo probabilmente la mia identità avrebbe avuto uno
spessore differente.
Nell’epoca che sto vivendo mi sento come un limbo pressato da due
pareti protagoniste che viviamo, una è l’inflazione di creativi a cui ogni anno
se ne aggiungono milioni, dall’altra il muro dello sfruttamento di questi, il
limbo è quello spazio tra le due.
Visione e consapevolezza di ciò che esiste senza farne parte, per
automatismo vengo definito artista ma forse è una definizione che nei valori
attuali non mi rappresenta, la mia prospettiva sull’arte in generale è di
mantenere l’eccezione come anarchia visiva e creativa, incorruttibile, ci hanno
provato a dirmi “dipingi belle fighe così vendi” oppure “fai delle
colatine di colore con le goccioline, la gente le compra” ho sorriso per il
pochismo contenuto in quelle parole e come sempre sono la conferma di valori
che non considero tali.
La mia prospettiva sull’arte in generale l’ho già espressa precedentemente,
quello che prevedo come futuro dell’arte e legato alla tecnologia, sarà che il computer
disegnerà, da solo, dipingerà e scolpirà, l’olografia eliminerà il materico e
tutto si infilerà in un taschino, i nomi degli artisti sarà: algoritmo 1, algoritmo
2, algoritmo3, milioni..., le mostre le vedrai in 3d dal letto e ne vedrai 100
al giorno, il pennello sarà visibile in qualche vecchio museo virtuale o nella
teca di qualche collezionista, forse siamo già’... anzi ci siamo in questa
evoluzione e come tutti i cambiamenti dobbiamo prenderne atto, seguirli e farne
parte altrimenti finisci nel dimenticatoio.
Saper disegnare con una stilografica nel futuro sarà una cosa meravigliosa, incredibile, trovarla sarà difficile come gli inchiostri o pigmenti, già oggi le penne stilografiche e gli inchiostri sono per collezionisti di una nicchia specifica, amatori della calligrafia, in pochi ci disegnano, sulla canvas nessuno tranne me.
«Poi c’è l’equivoco tra creazione e
creatività. L’artista è un creatore. E non è un creativo. Ci sono persone
creative, simpaticissime anche, ma non è la stessa cosa. Comunque, questa cosa
qui dei creativi e degli artisti, nasce nella fine egli anni Sessanta dove
iniziano i galleristi ad essere creativi, poi arrivano i critici creativi, poi
arrivano i direttori dei musei creativi… E quindi è una escalation che poi crea
questi equivoci delle Biennali di Venezia che vengono fatte come se fosse
un’opera del direttore. Lui si sente artista e fa la sua mostra a tema,
invitando gli artisti a illustrare con le loro opere il suo tema, la sua
problematica. Questo mi sembra pazzesco.» (Intervista a Canale 5 del 1994-95). Tu cosa ne pensi in proposito?
Secondo te qual è la differenza tra essere un “artista creatore” – come
dice de Dominicis - e un “artigiano replicante” che crede di essere un
“artista”?
Direi di più... la maggior parte di ciò
che vedo e sebbene sia ben fatta la attribuirei a “decorazione” e ci sono
fabbriche con centinaia di .... artisti... che stretti tra loro fanno quadri in
15 minuti anche meno, tipo 50 al giorno a testa, cosi fanno anche
individualmente artisti che si definiscono tali, questa è realtà, in certi casi
con meditata selezione se ne scelgono alcuni per la provenienza e vengono
immessi nel mercato perché è un’azione politica, lo vedo qui per diversi
artisti Messicani, il pubblico sollecitato dalle storie di barriere di confine
apprezza le scelte dei curatori e galleristi, ma è un’operazione politica di
mercato.
Anche la Biennale di Venezia si sa...
ne ho fatte due da protagonista e tranne qualche eccezione l’ho trovata
deludente mettendo in discussione anche il mio lavoro, dovrebbe illustrare
l’avanguardia creativa nel mondo e invece è un contenitore di inciuci,
malaffari e povertà creativa, ma partecipare alla Biennale fa punto e si
aggiunge al CV.
Forse il web sta cambiando il mondo,
anzi... l’ha cambiato e la tecnologia manderà in pensione tutta questa fuffa,
se ne creerà un’altra sicuramente, curatori e critici ne ho conosciuti sia qui
che in Italia, si sentono potenti, degli Dei, plauditi, ma sappiamo bene che il
Re è creato dai sudditi, finché avranno sudditi e servitori questa situazione andrà
avanti, poi ci sarà il botto e si rincomincerà da capo, è la storia dell’umanità.
“Divertitevi gente e chi troppo pensa vive male” ognuno che faccia magnetismo a ciò che vuole, prendersela consuma energia, sembra ieri e son passati 30 anni, ho imparato a vivere sereno con la mia creatività, finora nessuna critica negativa, anzi al contrario ho apprezzamenti eccezionali di cui sono felicemente a volte imbarazzato, vedremo quel che accadrà e accadrà perché’ esistiamo, quel che succede succede dipenderà dal magnete che sarò e dal boomerang nella sua traiettoria precisa.
Ti andrebbe di consigliare ai nostri
lettori tre film da vedere assolutamente? E perché secondo te proprio questi?
Ultimamente trovo di piacevole visione film in BN e i muti, il web
è pieno, un salto indietro nel tempo, in quei film c’è lo spazio immaginativo
per lo spettatore che nei piani sequenza lunghi riflette e immagina, trovo vera
poesia e teatralità in quei film, mi sono reso conto che è meglio togliere che
aggiungere, l’essenza di un gesto ed un pensiero in un piano sequenza unico è
potentissimo.
Al contrario nei film moderni ci sono una quantità esagerata di cambi immagine e sequenze che non lasciano più lo spazio allo spettatore di partecipare e interagire con la propria fantasia, quindi diventano immagini imposte anche nel dettaglio inutile, sebbene tecnicamente siano dei capolavori, si sono impoveriti nel profilo poetico e immaginativo a favore del pubblico.
Ci parli dei tuoi imminenti impegni
professionali, dei tuoi lavori e delle tue opere in corso di realizzazione? A
cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnato?
... non voglio riempire questa risposta di troppe parole, ho raccontato
sufficientemente e non vorrei diventare noioso o ripetitivo e credo di esserlo già
stato (sorride).
Un progetto che sta funzionando bene (grazie alla pandemia) è HTI
@HUMANIZINGTHEICON (umanizzare l’icona ) che ne ho descritto precedentemente
come funziona.
Un altro progetto iniziato da poco è in collaborazione con un DJ di NYC, collaborare con musicisti mi ha sempre appassionato e questo qui in particolare avrà i suoi meriti per l’unicità e dinamicità.
Una domanda difficile Celio: perché i nostri lettori dovrebbero comprare le tue opere? Prova a incuriosirli perché vadano nei portali online o vengano a trovarti nel tuo atelier di Los Angeles per comprarne alcune.
Comprare le mie opere significa che
ogni volta che si osservano sono diverse, sono vibranti piene di umanità,
labirinti dell’inconscio e dettagli definiti che emergono dal chaos,
hanno dei prezzi accessibili, realizzo anche stampe numerate su cartoncino
prezioso accessibili a chiunque. Sono certo che è un investimento personale,
forza comunicativa oltre all’estetica potente, onestà creativa.
Il danaro entra ed esce, gira... le
mie opere restano e riempiono lo spazio, sono energia (ciò che dicono i miei
collezionisti, i follower e tutti gli eccelsi ospiti del mio podcast
@humanizingtheicon).
Comprare opere agli artisti significa
ringraziarli per la vita che dedicano a creare, significa contribuire al loro
percorso, significa sostenerli perché’ chi compra sostiene l’artista, da vivo.
- Ci sono collezionisti che vedono
opere su Instagram, Fb o nel sito e mi scrivono per poi comprarle, le spedisco
ovunque nel mondo, gli originali e le stampe hanno il certificato di autenticità,
sono firmate e timbrate.
- Diverse commissioni sono invece personali
e mi richiedono una connessione creativa che avviene da remoto online, si
tratta di opere d’arte specifiche con contenuto personale del committente,
intime e descrittive della propria personalità o ricerca di altre, opere d’arte
nate durante l’incontro e terminate in seguito o semplicemente compiute.
- Un’altra modalità “Vibrant dress”
è un progetto iniziato con una stilista di moda di Los Angeles, Angela Fuentes,
il processo creativo per il cliente viene realizzato sempre mediante la
connessione e la canalizzazione ma l’opera d’arte viene disegnata sul tessuto
con cui verrà creato l’abito unico, il cliente o la cliente vestirà la sua
propria energia, l’abito completa se stesso, parte di se, Angela la stilista creerà
l’abito su misura insieme alla cliente, specifico secondo i gusti e consigli.
https://www.facebook.com/celio.bordin.7161/videos/282530007168300
Dove potranno seguirti i nostri
lettori?
Instagram @celio_bordin
FB https://www.facebook.com/celio.bordin.7161/
Per concludere questa chiacchierata,
cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?
«Finché l'uomo sfrutterà l'uomo,
finché l'umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né
pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.» Pier Paolo Pasolini.
Vale anche per il mondo arte!
Celio Bordin
https://www.instagram.com/celio_bordin/
Andrea
Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg