The Dead Man in L.A. presentano "Allineamento Caotico" il 1° disco. L'intervista

È in uscita (inizialmente solo in versione digitale) il primo disco dei "The Dead Man in L.A.", nuovo progetto musicale avviato da circa un anno. Il disco, autoprodotto, si intitola "Allineamento Caotico": 5 brani per una durata totale di circa 35 minuti di musica, quindi a tutti gli effetti quasi un LP. Musicalmente si fondono sonorità, tipiche del rock e del metal, in soluzioni che si muovono dal noise-rock allo stoner-rock psichedelico tipico della west coast americana, con momenti anche di math-rock. I primi due brani della tracklist ("Retrogrado" e "Spettro") di matrice stoner-rock lasciano il posto a "Il Giorno di Polvere", il singolo uscito a Marzo 2021 che aveva anticipato la release dell’album. Viene poi in scaletta "Notte al Neon", brano più efficace di matrice alternative-noise. Conclude il lavoro "Viver nel Deserto", brano lungo e dilatato dalle atmosfere più soft e psichedeliche. La band, proveniente da Roma, propone un rock alternativo cantato in italiano. Le registrazioni sono state realizzate in Italia (presso i Forward Studios, Undercurrent Recording Studio, Polo Sound Recording Studio di Roma e Nologo Studio a Bolzano) mentre il missaggio e il master negli Stati Uniti ad opera di Jack Shirley (Atomic Garden East Studio, Oakland, CA), il quale in passato ha realizzato alcuni dischi distribuiti dalle etichette americane Deathwish e Sargent House. Ha collaborato, nella fase di produzione e nelle registrazioni delle chitarre, anche Fabio Sforza (FSHB Studios - Holy Barbarian, Bolzano), produttore di band affini come i Black Rainbows, band stoner-rock italiana conosciuta a livello internazionale. I brani sono scritti e composti da Francesco Favre Ippoliti il quale oltre ad aver registrato le parti di voce e chitarra (Undercurrent Recording Studio e Nologo Studio) ha curato tutta la parte di produzione artistica e di arrangiamento. Alla batteria i brani sono stati tutti riadattati e registrati da Alberto Croce ai Forward Studios, mentre il basso di tutte le tracce è stato composto e registrato da Daniele Carbonelli (Polo Sound Recording Studio e Forward Studios) il quale ha anche seguito la parte più tecnica di quasi tutte le sessioni di registrazione. L’intervista.

Parlaci del nuovo album. Che impronta hai voluto dargli?

Devo dire che avevo un'idea abbastanza chiara di quello che doveva essere il risultato finale o per lo meno a cosa si sarebbe dovuto avvicinare. Volevo spaziare abbastanza da un genere di rock ad un altro ma, allo stesso tempo, avere una certa coesione tra un brano e l'altro. Stando sempre attento a non perdere il "filo conduttore", cercando di fare un lavoro che fosse omogeneo. La cosa non è mai facile, nemmeno quando si crede di avere brani abbastanza simili tra loro, alla fine quelle che sembrano piccole differenze, nel momento del mix e del master, si fanno sentire molto. In questo lavoro un nodo cruciale è stato conciliare, ad esempio, i brani più spinti da quello che è invece il brano più orecchiabile del disco: "Notte al Neon". Penso che il risultato finale, che abbiamo ottenuto, ci possa stare. Riesco a sentire il disco abbastanza compatto. Come genere si pone tra il rock e il metal (quello meno estremo), a tratti stoner-rock, a tratti math-rock con momenti di noise-rock e psichedelia, dettata dall'uso dell'effettistica di chitarra e basso.

Quali sono i tuoi cantanti di riferimento?

Non sono molti. Tra i cantanti internazionali che ho come modello di riferimento per quello che, secondo me, è il modo più intelligente, interessante e produttivo di fare ed essere un cantante professionista, direi Maynard James Keenan (Tool, A Perfect Circle, Pushifer) e Trent Reznor (Nine inch Nails). Tra gli italiani Cristiano Godano (Marlene Kuntz). Questi se si parla di riferimento vero e proprio. Devo dire, però, che ho un occhio di riguardo anche per il cantato di Giovanni Lindo Ferretti del quale stimo molto il livello della lingua, la padronanza di questa e la profondità dei testi. Poi Manuel Agnelli sicuramente ha scritto, con gli Afterhours, dei bellissimi testi e i Verdena, che con il loro approccio nichilista e nonsense, sanno il fatto loro. Sempre tra gli italiani ricorderei anche i Litfiba (forse quelli dei primi dischi) dei quali mi piace molto l'aspetto visionario dei testi e, se devo dirla tutta, forse questo è il risultato a cui attualmente ci stiamo avvicinando di più anche se, come dicevo, non è uno dei riferimenti oggettivamente emerso a priori.

Qual è l’esperienza lavorativa che più ti ha segnato fino ad ora?

Purtroppo personalmente non faccio realmente questo mestiere, quindi risponderei utilizzando l'aggettivo "lavorativa" in senso improprio. Risponderei quest'ultima esperienza, relativa alla produzione con i The Dead Man in L.A. in quanto ho avuto un contatto diretto con ogni fase del ciclo di produzione. Sono riuscito ad entrare più nel merito dei discorsi tecnici e a far pratica con cose che avevo sempre visto da lontano; ad esempio ho preparato le sessioni di Pro Tools per i mix, assemblando le tracce registrate, facendo un minimo di gain-staging per dare idea, a chi avrebbe poi fatto il mix e il master, dei livelli e del balance degli strumenti e delle varie tracce. Mi sono assemblato le tracce di voce finali, ricavate dalle varie take registrate, insomma cose che, in passato, avevo solo visto fare.

Invece quella mai fatta e che ti piacerebbe fare?

Sinceramente quello che veramente mi manca è suonare dal vivo ad un "certo livello". Per certo livello intendo un live vero, a prescindere dal numero di persone che ci sono, ma che ci sia quel "botta e risposta" tipico di un concerto. Devo dire che in passato in 2/3 occasioni mi sono trovato in contesti live che si avvicinavano a questo tipo (mi ricordo ad esempio, con la vecchia formazione, un live al Black Out, storico locale rock di Roma) ma è successo molti anni fa e sono state situazioni che si sono verificate casualmente. A quel tempo facevamo molti concerti ma era difficile pronosticare che tipo di serata sarebbe stata. E' orribile per una band suonare davanti a poca gente che non ti conosce e finito il brano non ha alcuna reazione, ti mettono quasi in imbarazzo, senti quei due "schioppi" di mani che applaudono e ti viene anche il dubbio che non sia stato qualcos'altro; annunci un brano che viene seguito da un silenzio raccapricciante, una specie di "muggito silente". Dicono che tutte le band, almeno una volta, si siano trovate in questo tipo di situazione ma, per quanto riguarda noi, vorrei che ci trovassimo presto a sostenere concerti veri,  fatti di palco e pubblico e non solo di palco. E poi suonare a qualche Festival.

Progetti futuri? 

Fare il prima possibile un secondo disco e forse "Allineamento Caotico" in versione inglese. Nel frattempo faremo uscire qualche "b-side" come ad esempio qualche brano in versione strumentale. Abbiamo già i master strumentali di tutti i pezzi del disco e un ottimo candidato è il brano "Spettro", il quale si presta molto bene in questa veste. Il tour, si spera. Come dicevo nella precedente domanda fare buoni live è una cosa che ci preme molto e quindi perchè no: fare un bel tour di concerti e festival.

Fattitaliani

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