Alessandra Procacci a Fattitaliani: sul palco sono sempre me stessa. L'intervista

Una serata elegante, ricca di emozioni musicali venerdì 19 novembre all'Elegance Cafè di Roma. Il nuovo e moderno club della capitale si propone di offrire più che solo jazz e mantiene la parola "con musica live e la direzione artistica con un occhio alla nuova generazione del  jazz". Sul solco di questo proposito, abbiamo assistito al concerto di Alessandra Procacci, accompagnata da Francesco Raucci (chitarra), Francesco Favari (basso), Stefano Suale (batteria). Capolavori come It's a man's man's man's world, Come togetherMoney is the name of the gameValerie, fino al recente Shallow intepretati con un'eccellente sensibilità in chiave smooth jazz e funk, hanno deliziato il pubblico presente fra una portata e l'altra dei menu preparati dallo Chef consulent Gabriele Cordaro e il suo staff. La voce di Alessandra Procacci si muove con agilità, scivola dolcemente e facilmente lungo le sonorità, dando una nuova linfa ai classici. Fattitaliani l'ha intervistata.
Chi è musicalmente Alessandra Procacci?
Musicalmente sono una donna che ha voglia di esprimersi e di fare arrivare al pubblico la passione e l'amore che voglio trasmettere attraverso la mia musica e il mio percorso, iniziato da bambina. Ho sempre ascoltato musica dai primi anni di vita.
Il tour va avanti da un bel po'. In base a cosa cambiate elementi e scaletta?
Sulla base di alcune situazioni, come per esempio stasera in un locale jazz riadattiamo dei brani in stile smooth jazz o comunque adattandoci al pubblico che ci troviamo di fronte. 
Compiuti trent'anni, ti senti di aver acquisito maggiore consapevolezza anche come donna?
La mia maturita l'ho raggiunta quando ho avuto mia figlia: sono cresciuta e sto crescendo insieme a lei, son dovuta crescere per forza di cose e sono contenta cosi.
Come ti vedi guardando indietro alle esperienze televisive che hai fatto?
Nella prima esperienza "Amici" nel 2011 mi vedevo piu piccola e bambina con sogni più grandi e forse con meno consapevolezza del mio essere cantante. L'avevo presa forse troppo seriamente nel senso che ci sono prospettive diverse a vent'anni piuttosto che a trenta. Invece, in "All together now" l'ho presa con più divertimento invitando me stessa a godere di questa esperienza perché me lo meritavo.
Il jazz con tutte le sue sfumature è difficile da definire. Proviamo allora a dire che cosa non è?
Non è una musica banale.
Attribuisci al jazz un colore...
Il blu.
Un sapore?
Un sapore agrodolce.
Una sensazione, un sentimento...
La tranquillita.
Un luogo?
New Orleans.
Un nome?
Sarebbero tanti... Nina Simone.
Visto che siamo all'Elegance Cafè, un locale così raffinato e accogliente... direi che l'aggettivo
elegante si associ bene al jazz, che ne pensi?
Sono d'accordissimo. È una musica raffinata, ricercata e che non tutti riescono ad apprezzare e ad entrarci dentro. Non è facile capirne le sonorità, perché sono eleganti, a volte morbide altre volt un po' più  aggressive, ma sempre delicate, per l'appunto eleganti.
A livello discografico in Italia continuano ad esserci reticenze e resistenze verso il jazz?
Sicuramente in Italia ci sono degli stili musicali oltre al jazz come il blues, difficili da integrare e fare arrivare alle persone. In Italia siamo un po' più sul pop, sul rock, anche grazie ai Maneskin... ma ci sono degli stili musicali un po' ostili. Siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi.
Ti sei data una linea da seguire sempre lungo il tuo tragitto musicale?

Seguire sempre l'amore per la musica, che è la mia passione più grande e il mio sfogo. Sul palco sono "Alessandra" e posso dimostrare al 100% di esserlo, mentre nella vita di tutti i giorni mettiamo mille maschere che in un modo o nell'altro dobbiamo portare. Invece sul palco non fingo e sono sempre me stessa. Quindi, il mio credo è essere sempre me stessa e trasmettere tutto quello che ho dentro. Giovanni Zambito.
Fattitaliani

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