Lo stilista palermitano Mattia Piazza: la tenacia è la madre della fortuna. L'intervista

A cura di Andrea Giostra e Carmela Rizzuti - La Rubrica «La bella Sicina dei professionisti e degli artisti…» vede oggi ospite il giovanissimo e creativo stilista palermitano Mattia Piazza che ci racconterà della sua passione per il mondo della moda, per la bellezza dei costumi e delle creazioni, delle sue esperienze di lavoro fuori dalla Sicilia e del suo rientro a Palermo dove ha deciso di lavorare ed esprimere la sua arte e il suo talento.

Ciao Mattia, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito a «La bella Sicilia dei professionisti e degli artisti…». Nella vita professionale sei uno stilista che dopo un’esperienza formativa e di lavoro fuori dalla Sicilia, ha deciso di rientrare a Palermo per esprimere nella nostra isola la sua arte e la sua professionalità. Intanto, come giovane stilista, come ti vuoi presentare a chi leggerà questa intervista?

Mi chiamo Mattia e sono nato a Palermo. Amo immaginare luoghi e visitare le diverse stanze di una casa. Cerco di non circoscrivermi in un ambito creativo specifico ma di esprimere i miei sentimenti a 360 gradi, tramite l'abbigliamento, la musica e le scenografie. Cerco di affrontare la vita con la stessa innocenza di quando a cinque anni provavo i cappotti della nonna.

… chi è invece Mattia nella sua quotidianità al di fuori dal suo lavoro? Cosa puoi raccontare ai nostri lettori perché possano avere qualche indizio in più su di te quando svesti i panni dello stilista?

Per me è impossibile svestirmi dal mio ruolo, poiché affronto il mio lavoro con verità e onestà. Per questo sarebbe impraticabile scindere i due aspetti. Trovo che un designer sia come un antropologo, in qualunque contesto o situazione cerco di capire i modi i cui l’essere esprime sé stesso. Se dovessi descrive in modo pratico le mie giornate, vi direi di quanto amo perdermi nelle stanze infinite che la mia Palermo sa darmi, il rumore, gli odori, il caldo e poi i gelsomini e l’ombra dei ficus della marina.

Come e quando è nata la tua passione per la moda, qual è stato il tuo percorso professionale ed esperienziale che ti ha portato ad essere riconosciuto dalla stampa internazionale di settore come un promettente e interessante stilista?

Ho sempre avuto l’esigenza di dare forma al mio contenuto. Ho sperimentato diversi mezzi, la chitarra classica, il canto. Casa Preti è stata il catalizzatore delle mie passioni, un luogo dove esprimermi liberamente, osare, immaginare e su tutto dare la possibilità di sognare.

Cosa vuol dire per una professionista del mondo dell’alta moda lavorare in Sicilia, e a Palermo in particolare?

Palermo è il luogo della mia infanzia, un mix di luce e contraddizioni. Amo i colori della città sotto la luce crudele dell’estate. La varietà dei volti che incontri nei vicoli così come la stratificazione delle esperienze artistiche che si sono avvicendate nella mia isola sono un continuo punto di partenza per nuove visioni. Palermo è un luogo di confine ma soprattutto di unione tra anime diverse, una sintesi continuamente irrisolta, come la vita e come gli amori, vera e irreale allo stesso tempo. 

Quali sono i punti di debolezza e quali quelli di forza in un lavoro come il tuo da fare a Palermo? Quali sono, alla luce della tua esperienza, le differenze sostanziali, in positivo e in negativo, tra Palermo e piazze internazionali come Milano o Roma, volendo rimanere in Italia?

Palermo ha un aspetto lento e indolente che non può non suscitare fascino, esiste uno spazio e un tempo per la riflessione che difficilmente ho riscontrato altrove. In questo ogni città è peculiare ma non farei troppi paragoni poiché ognuna di loro a suo modo mi ha dato la possibilità di crescere.

Nella tua giovane carriera professionale hai conosciuto e hai lavorato con grandi stilisti e brand molto importanti. Ci vuoi parlare di qualcuno di loro e magari raccontarci qualcuna delle tue esperienze e di qualche simpatico episodio?

Incontrare grandi professionisti è sempre una esperienza di cui sono grato, hai la possibilità di vederne il lato umano e questo è il più grande dono che qualcuno ti possa dare.


Che abbigliamento consiglieresti ai nostri lettori per sedurre a cena il loro partner o una persona della quale sono innamorati? Facci sognare con degli abiti capaci di stregare utilizzando la raffinata arte dell’eleganza, della raffinatezza e dello stile più originale.

La differenza sostanziale sta in quanto ti senta a tuo agio indossando un capo, non opterei per scollature pronunciate, scoprirei le spalle e la schiena. Non serve necessariamente usare colori audaci ma qualcosa che ti faccia stare bene.

Ci racconti un paio di episodi che riguardano il tuo lavoro? Un fatto che ti è dispiaciuto ed uno invece che ti ha fatto molto piacere?

A volte vorrei che le mie giornate fossero più lunghe, quello che mi dispiace di più e non mettere in pratica tutto quello che riesco ad immaginare. Gli episodi che mi rendono felice e vedere l’orgoglio negli occhi delle persone che amo, questo è impareggiabile. 

Quale consiglio daresti ai giovani siciliani che volessero intraprendere la tua professione? Secondo la tua esperienza, da cosa dovrebbero stare in guardia e quali invece gli aspetti positivi di una carriera come la tua?

In primis avere la capacità di ascoltare, essere assetati e lasciarsi inquinare dalla verità. Dopo di che rendersi conto di un pensiero che sembra banale, non si può piacere a tutti. Ci si rende conto col tempo che esistono innumerevoli target di gusti e pensieri. Non è detto che la vostra opinione sia universale, di conseguenza capire ciò che vi piace e difenderlo con tutte le vostre forze. 

Ci racconti qualcosa delle tue passioni al di fuori dal lavoro? Come ami spendere il tuo tempo quando non lavori al tuo atelier?

Amo documentarmi di cose che sembrano distanti dal mio lavoro, adoro cucinare, organizzare pranzi e cene e ballare sotto la luce della luna. Mi piace perdermi in altre città e riscoprire la voglia di ritornare.

«Cominciai a pensare alle soluzioni nella vita. La gente che risolveva le cose aveva molta tenacia e una buona dose di fortuna. Se tenevi duro a sufficienza di solito arrivava anche un po’ di fortuna. Però la maggior parte delle persone non riusciva ad aspettare la fortuna, quindi rinunciava.» (Charles Bukowski, “Pulp”, Giangiacomo Feltrinelli Ed., Milano, 1995, p. 108). Ti senti di commentare questa frase di Bukowski pensando al tuo lavoro e alla tua passione professionale? Quale ruolo giocano, secondo te, la “tenacia” e la “fortuna” nella vita, nell’avere successo nel lavoro e nelle nostre “passioni”?

Credo che la tenacia sia la madre della fortuna. Una delle frasi che più mi rimangono più impresse è “potevo farlo anch’io” è la differenza sostanziale tra chi fa e chi commenta. Essendo figlio dell’Umanesimo credo nell’uomo misura di tutte le cose, ma è un uomo che fa, che sbaglia, si rialza e impara. Senza tutti questi passaggi neanche la dea bendata può salvarti.

Molti grandi artisti statunitensi e hollywoodiani in particolare, amano dire «to become a great artist you have to choose: either work or love» (“per diventare un grandissimo artista devi scegliere: o il lavoro o l'amore”)? Pensi che gli artisti americani di grande successo, vincitori di Premi Oscar, di Grammy Award, di Premi internazionali importantissimi, che hanno fatto questa scelta di vita, abbiano torto o ragione? Qual è la tua prospettiva da questo punto di vista e quale il tuo pensiero?

Non esiste un torto o ragione ma linee rette che viaggiano su diversi binari. Nella mia esperienza personale è impossibile scindere l’amore da qualunque tipo di successo. Trovo che il successo sia tale solo quando hai la fortuna di poterlo condividere.

«Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procuraci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo. (…) Ed ecco che in questa occasione non ci interessa tanto il fenomeno quasi naturale di individuazione di un nemico che ci minaccia, quando il processo di produzione e demonizzazione del nemico» (Umberto Eco, “Costruire il nemico”, La nave di Teseo ed., Milano, 2021, p.7). Riprendendo le parole di Eco, qual è il tuo nemico? Chi senti come nemico nella tua vita di oggi e chi è stato il tuo nemico nel passato? In altre parole, da cosa ti sei sentito e oggi da cosa ti senti minacciato, da un punto di vista professionale, culturale, etico e morale, più che fisico ovviamente, e contro cosa combatti nella tua quotidianità per realizzare i tuoi sogni e raggiungere i tuoi obiettivi?

Ad oggi non credo di avere nemici, trovo troppo semplice attribuire i propri insuccessi ad altri. Piuttosto che cercare nemici ho sempre cercato complici, capaci di guidarmi in nuove stanze, con cui condividere traguardi e vedere la vita in diverse prospettive.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

La bellezza pervade, è orizzontale, spesso è oggettiva. Trovo che nella mia esperienza il concetto di buono è legato a quello di bello. Bella per me è una tavola imbandita, in disordine, piena, commensali pronti ad esprimere la propria essenza. Mia madre, la sensazione del limite, fino a dove posso arrivare? La conoscenza, l’amore di corpi che si uniscono, la bellezza è un sorriso nel pianto, l’erba che sbuca tra i marciapiedi, la commistione fra tutti i sensi che si allineano in uno sguardo.  

C’è un personaggio del mondo della moda, del presente o del passato, col quale ti piacerebbe lavorare o invitare a cena? Se sì, chi e perché?

Penso a Diana Vreeland, iconica e irriverente. Divertente, incline alla pazzia, irrispettosa dei budget, un genio con cui avrei fatto volentieri un aperitivo sul suo divano rosso.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che hai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Sono sinceramente, troppe. Farei sicuramente un torto a qualcuno o un elenco infinito.

Se dovessi consigliare ai nostri lettori tre film da vedere quali consiglieresti e perché proprio questi?

Milk, Priscilla la regina del deserto e La ragazza con la pistola. Divertenti, irriverenti e pieni di vita.

… e tre libri da leggere assolutamente nei prossimi mesi, quali e perché?

La fonte meravigliosa, il Satiricon di Petronio e il Simposio di Platone. Tre modi indispensabili per leggere il contemporaneo.


Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi impegni professionali che puoi condividere con i nostri lettori?

Il progetto più grande che sicuramente posso condividere è la volontà di essere felice.

Dove potranno seguirti e dove potranno contattarti i nostri lettori?

Tramite il nostro sito www.casa-preti.com e i nostri canali social, e soprattutto se avete la possibilità venire a trovarci nel nostro showroom di Palermo in via Lattarini 10.

Come vuoi concludere questa chiacchierata? Cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?

Grazie per il vostro tempo!

Grazie Mattia, a presto e… buona estate!


Mattia Piazza:

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mp@casa-preti.com

 

Servizio fotografico a cura di Carmela Rizzuti:

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Intervista di Andrea Giostra

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Mattia Piazza_Ph. Carmela Rizzuti


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