Stefano Pace, il mio motto è "prudentemente audace". Fattitaliani intervista il nuovo direttore dell'Opera di Liegi


L'Opéra Royal de Wallonie-Liège aveva pubblicato l'annuncio per reclutare il nuovo direttore artistico e generale dopo la scomparsa di Stefano Mazzonis di Pralafera: sono pervenute 46 candidature, di cui 17 nazionalità rappresentate. Alla fine ha prevalso un altro italiano, Stefano Pace, di Roma. Fattitaliani lo ha intervistato.

Perché ha deciso di presentare la sua candidatura a direttore dell'Opera di Liegi?

L'ORW è un teatro d'opera che mi era ben noto per le sue grandi qualità artistiche e organizzative. Ho sempre avuto bisogno di nuovi stimoli e nuovi progetti per progredire professionalmente e ho voluto ancora una volta rimettermi in gioco e ho pensato che questa fosse la giusta occasione di farlo. Senza contare che Liegi è stata la prima città in cui ho soggiornato all'estero quando avevo 13 anni e in cui ho cominciato a praticare la lingua francese.

Contava di essere scelto? secondo lei, in che cosa il suo curriculum è stato particolarmente convincente? 

Non dò mai nulla per scontato, ma pensavo di avere un curriculum abbastanza importante per interessare il CdA dell'ORW. Penso che la varietà e lo spessore delle mie esperienze e competenze in campo internazionale abbia avuto il suo peso, oltre al fatto di essere perfettamente bilingue.

Quale delle sue molteplici esperienze pregresse Le tornerà più utile?

Tutte, nessuna esclusa, anche se gli ultimi sei anni a Trieste sono quelli che probabilmente mi permetteranno di affrontare meglio questo nuovo incarico.

Stefano Mazzonis di Pralafera "frequentava" spesso il nostro sito come ospite, regista, direttore: aveva avuto modo e occasioni di incontrarlo?

Avevo incontrato Stefano più volte durante durante i convegni di Opera Europe e ci eravamo parlati spesso al telefono da quando ero a Trieste per questioni legate ad una coproduzione, l'ultima volta una settimana solo prima della sua scomparsa. Un grande professionista e una persona molto affabile e cortese, ho un bel ricordo di lui, e anche un rispettoso timore nel dovermi ora confrontare con quanto ha fatto.

Sotto la direzione di Stefano Mazzonis di Pralafera, l'Opera di Liegi aveva raggiunto l'apice in termini di presenza del pubblico: guarda a questa eredità solo come un vantaggio o anche con un certo timore? 

Entrambi: un vantaggio perché evidentemente è stato fatto un grande lavoro in tal senso e che è di grande supporto, dall'altra parte il timore di fare dei cambi che possano diminuire questo risultato. Ma in questo caso il rischio è la cristallizzazione della programmazione in uno schema che col tempo potrebbe non più corrispondere alle attese del pubblico. Il mio motto è: prudentemente audace.

Come affronterà questa esperienza da direttore fra continuità e un'impronta personale che vorrà dare?

In maniera composta e graduale, prendendo il tempo di riflettere sulla bella eredità che Stefano Mazzonis di Pralafera ha lasciato all'ORW e cercando di inserirmi in modo coerente nell'evoluzione storica di questa bella istituzione ampliandone il repertorio per quanto possibile.

Come vede le tante sperimentazioni di oggi sui palchi dell'Opera?  

Positivamente, quando sono realizzate negli giusti ambiti e se permettono di dare avvio a nuove visioni musicali e drammaturgiche che, se riuscite, possono poi essere introdotte in maniera più diffusa nel repertorio corrente. Certo non amo le provocazioni e la forzatura di un'opera in un concetto che provochi lo scollamento fra l'azione sul palcoscenico, l'espressione musicale e l'intenzione drammaturgica originale.

Un altro italiano alla guida dell'Opera di Liegi fa pensare che in questo campo artistico il nostro Paese ha ancora molto da offrire. Abbiamo tuttora uno stile unico e riconoscibile nell'approccio all'opera?

Senz'altro il nostro Paese ha molto da offrire in questo campo artistico, un serbatoio inesauribile di talento e competenze. Anche se con l'internazionalizzazione dei circuiti operistici questa identità di stile è molto meno marcata,  rimane comunque ben riconoscibile e largamente riconosciuta. 

Essere esposti per lungo tempo, volenti o nolenti, alle bellezze italiane, ha inevitabilmente delle conseguenze irreversibili.

Che pensa della città di Liegi?

Come ho detto sono stato a Liegi per la prima volta quasi 50 anni fa. Trovo Liegi una città vivace e gradevole per vivere, molto accogliente; è una delle importanti ragioni  che hanno spinto la mia candidatura alla posizione di Direttore Generale e Direttore Artistico dell'ORW. Con mia moglie siamo impazienti di iniziare questa nuova esperienza di vita. Giovanni Zambito.

Biografia

Né en 1958 à Rome, Stefano Pace étudie l’architecture dans sa ville natale et fait ses débuts professionnels durant ses études, signant son premier décor à l’âge de 19 ans. Il réalisera ainsi nombre de décors de théâtre et d’opéra dans le monde entier, en collaboration avec des metteurs en scène tels que Jonathan Kent, Maurice Béjart, John Dexter ou Krisztof Zanussi.

 

En plus de ses activités d’architecte, de décorateur et de scénographe, Stefano Pace occupe dès 1994 plusieurs postes de direction, notamment dans le domaine technique mais aussi celui de la production artistique ou du management, à l'Opéra National de Paris, au Palau de les Arts Reina Sofia de Valence, au Teatro Massimo Bellini de Catane et au Royal Opera House Covent Garden de Londres.

 

Depuis mars 2015, Stefano Pace occupe les fonctions de Surintendant de la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi de Trieste.

 

La variété et la richesse de son expérience internationale, à des postes de très haut niveau, ont permis à ce franco-italien polyglotte d'acquérir de grandes capacités de gestion, une vaste connaissance du monde de l'art lyrique et de solides compétences artistiques et musicales.


Foto di F. Parenzan

Fattitaliani

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