Aida a Liegi, Stefano Mazzonis di Pralafera a Fattitaliani: la critica più importante viene dall'apprezzamento del pubblico. L'intervista

Scenografia mobile e imponente valorizzata da un efficace gioco di luci, momenti musicali accompagnati da coreografie, nomi di grande richiamo: per la nuova produzione di un'opera come Aida il Teatro dell'Opera di Liegi non si è certo risparmiato (cast): il Maestro Speranza Scappucci, gli artisti, il costumista, il coro e la regia di Stefano Mazzonis di Pralafera hanno concorso nella creazione di un unicum che affascinasse gli spettatori che ieri sera per la prima hanno applaudito molto calorosamente. L'opera sarà in scena fino al 14 marzo. Fattitaliani ha intervistato Stefano Mazzonis di Pralafera.

Come ci si prepara ad affrontare un'opera cult come Aida?
Aida è una delle opere più difficili da realizzare perché Verdi la vedeva come un'opera da camera e intimista ma la marcia trionfale e i momenti corali sono difficilissimi da gestire, la cosa più complicata da fare perché il pubblico si aspetta un momento magico di realizzazione trionfalistica. Ho studiato insieme e d'accordo con il Maestro Speranza Scappucci, che aveva anche lei una visione meno trionfalistica, e ci siamo trovati su un'intesa che rispettasse molto l'idea di Verdi.
In che cosa con le maestranze vi siete trovati particolarmente in sintonia per una costruzione così imponente?
Imponente e anche qui abbiamo rispettato una volontà di Verdi molto innamorato del primo script che gli era arrivato da Mariette, l'egittologo, che poveretto non è mai citato nel libretto ma che è stato l'inventore della storia. Poi hanno chiamato Ghislanzoni ma nel libretto ci hanno messo le mani pare anche Temistocle Solera che era agente italiano al Cairo, quindi immerso di egittologia e Verdi era affascinato da questo mondo egiziano e dentro ha messo tutta musica orientaleggiante proprio per ricrearne l'ambiente. Non ho voluto ricreare un ambiente fedele nei dettagli, ma dare un profitto d'antico Egitto a tutto lo spettacolo.
Elaine Alvarez, Aida
C'è una cifra registica di Stefano Mazzonis di Pralafera riconoscibile e rintracciabile anche in questa Aida?
Sì, un rispetto sempre della musica e del libretto. Questa è la mia cifra sempre presente. 
Nino Surguladze, Amneris
La critica che le piacerebbe ricevere come regista?
Proprio il fatto che ho rispettato la musica e il libretto del compositore.
E come direttore del Teatro?
Che tutto lo spettacolo è piaciuto e ha riempito la sala soprattutto di giovani e che i giovani abbiano apprezzato.
Marcello Giordani, Radamès
Luca Dall'Amico (Ramfis), Marcello Giordani e Nino Surguladze
Invece una critica che non vorrebbe mai ricevere?
Le critiche le leggo il meno possibile, sia nel bene che nel male. Credo che la critica più importante venga dall'apprezzamento del pubblico: per me è quello che conta. Poi, per carità, le opinioni le rispetto tutte e qualche volta quando un critico dice qualcosa in negativo sulla mia regia, ci ragiono e se posso la correggo.
Qualche anticipazione sulla prossima stagione?
Ora no, tra un mesetto e mezzo arriva tutto, ma siamo sempre nella tradizione con qualche piccola scoperta qua e là. Giovanni Zambito.
Foto scena:  © Opéra Royal de Wallonie-Liège
Fattitaliani

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