Un cocktail di ingredienti diversi partendo dall’acqua del mare di Sicilia e dalle rose profumate e spinose
di cui sono fatte le donne siciliane che sono ovunque rappresentate.
Incudine si fa portavoce della loro malìa e nostalgia! Donne di indole forte e
grande temperamento.
Tredici brani musicali che fanno vibrare il pubblico presente e che Incudine lo definisce l’aria che è
mancata agli artisti in questo lungo periodo di chiusura dei teatri.
Passioni e amori la fanno da padroni.
“Un inno all'Amore con la A maiuscola”. Esiste
ancora o no? È certo che molti artisti sono sotto incantesimo proprio grazie
all’amore.
Tra i brani presentati “Tu si u passu e io signu a via” narra la storia tra una
bambina e il suo papà.
“Chisti è la storia du pisci spada. Storia d’amuri”. “Boccuzza di ciuri”
un’inedita Bocca di rosa di Fabrizio De Andrè in siciliano. “L’amuri sacru e
chiddru Buttanu”.
Riferendosi alla forzata assenza dal palcoscenico “Siamo stati uno, nessuno ma centomila” paragonandolo al testo pirandelliano. Sciascia lo avrebbe definito “isolitudine”.
Racconta una serenata siciliana con 180 cannoli ed una botte di prosecco ma che finisce in fitinzia.
Affronta anche la strage della miniera di carbone di Marcinelle in Belgio, nel 1956. Sono 262 le vittime di cui la maggior parte erano italiani.
Commuove con “Chiamu la vita e nuddru m’arrispunna!”
Incudine non delude mai, è un grande cantore della Sicilia e di tant’altro, la sofferenza vibra tra le note ma al pubblico arriva come un canto di sirene che ammaliano.
Elisabetta Ruffolo