La storia è la terza delle indagini del delegato di polizia Ezechiele Beretta massima autorità della gendarmeria della città di Lugano e la prima dal punto di vista cronologico. Per questioni di riferimenti storici a cui si ispirano i romanzi, le vicende sono state scritte non seguendo la linea del tempo. Questo fatto è stato possibile in quanto, sebbene i personaggi principali siano i medesimi, ogni trama si svolge in maniera autonoma e indipendente rispetto alle altre.
Che rapporto intrattiene con i personaggi mentre scrive: qualche volta Le sono sfuggiti di mano andandosene per conto loro?
Direi di sì. Mi piace spesso paragonare lo scrivere al progettare un edificio. Ci sono dei momenti nella fase progettuale dove identificate le regole, esse assumono il controllo dell’operare in quanto parti intrinseche dell’oggetto nascente. Questo vale per un personaggio, dove definite le caratteristiche, stabilito il carattere, sarà costretto a comportarsi in un certo modo e magari, se del caso, andarsene per conto suo.
A livello umano come vede Ezechiele
Beretta?
È un non violento, autorevole, fondamentalmente un
buono. Forse un po' troppo solitario. È un uomo che guarda il suo mondo con
preoccupazione e con tanta malinconia perché nel domani intravvede troppe
incertezze.
Lo giudica, lo assolve, lo comprende, lo condanna oppure ne è completamente distaccato?
Direi che lo comprendo e vorrei che nei posti
importanti ce ne fossero molti come lui, ma questa è un’altra storia.
È stato più lei a trasferire del suo in Beretta o, al contrario, il poliziotto l'ha invitata più volte a guardarsi dentro?
Ogni personaggio ha qualcosa di chi scrive, nel caso specifico non solo Ezechiele Beretta è il “portatore” di riflessioni, atteggiamenti, battute, ma anche altri. A volte è più la situazione specifica che fa diventare un determinato personaggio messaggero dell’autore. Giocoforza si è costretti a guardarsi dentro: tutto sommato una cosa positiva.
Mi piace l’idea di ambientare i romanzi in
luoghi specifici, riconoscibili e facilmente immaginabili. L’orografia che mi
circonda si presta inoltre a strutturare innumerevoli situazioni narrative: la
città e il lago che la bagna; il fiume e la sua foce in perenne movimento; le
ingombranti montagne che nascondono l’orizzonte; i boschi a pochi minuti dal
centro, e un cielo quasi sempre blu.
Che cosa Le piacerebbe che il lettore provasse alla fine del libro?
Le vicende narrate, oltre alla trama “gialla” si soffermano su architetture di un certo valore che purtroppo sono state vittime delle ruspe e dei picconi. La speranza è quella di riuscire, attraverso la narrazione, di dare una seconda chance, una nuova vita a queste architetture. Magari generando un po' di curiosità per le opere descritte, e magari anche un po' di interesse verso altre opere degne di essere ricordate. Giovanni Zambito.