L’iniziativa del progetto è partita da Valeria Caflisch, artista installatrice, diplomata all'Accademia di Belle Arti di Catania, che si autodefinisce decostruttivista nel pensiero, e barocca nell’anima. Nelle sue installazioni in situ combina oggetti in materiali di ogni tipo, da modellati in gesso a forme in silicone e ad oggetti ritrovati di rimando a contenuti e metafore che l’artista porta in dialogo con disegni, pitture o collage fotografici di sua creazione. Dal 2011 ad oggi ha partecipato a numerose esposizioni, dagli Usa a Friburgo. Dopo aver lavorato anche come mediatore culturale nei musei di etnologia e arte moderna a Giacarta, Berlino, Berna e Washington DC, e aver seguito negli Stati Uniti corsi al Corcoran College of Arts, presso Judy Southerland, dedica la sua ricerca artistica ai temi delle scienze sociali, tra cui, ad esempio “come l'individuo costruisce la propria realtà”. Spesso i suoi progetti implicano incontri e collaborazioni con altri artisti, situazioni che lasciano all’imprevedibilità del prodotto finale.
Le opere della mostra a sua firma - dove il vuoto diventa pieno e viceversa - nascono dalla similitudine da lei rintracciata tra la solitudine e la tristezza avvertite nel periodo pandemico per le restrizioni e la distanza emotiva nelle relazioni, al sentimento analogo che si prova nella mezza età quando si vive il lutto dei genitori o l’uscita dei figli da casa, la cosiddetta ENS, sindrome da nido vuoto, da lei presa a titolo delle sue opere. Le installazioni da lei create per l’esposizione in argomento, parlano di «disagio e sentimenti di ambivalenza nei momenti di crisi della vita» e riflettono in modo animistico e rituale un vuoto che si allarga e da cui scaturisce un profondo bisogno di pienezza. Nasce da qui la mostra «IL PIENO DEL VUOTO», partendo da un'intuizione viscerale di sensazione di vuoto, e che vuole stimolare la riflessione su una tematica sociale non frequentemente trattata, perché poco attraente e disturbante.
Diana Rachmuth, membro di Trait Noir, incisora e pittrice con numerose esposizioni e pubblicazioni all’attivo, è stata invitata dal curatore di Trait Noir - François Maillard - a entrare in dialogo con la tematica di Valeria Caflisch. Ha aderito rintracciando la stessa già nella sua ultima ricerca artistica: «ci lavoravo da anni, - dichiara - senza nominarla». Se non può riconoscersi nel tema specifico dell’ENS, si ritrova invece in quello di «anello di transizione tra il passato e il futuro», la trasmissione di un argomento importante che «ci riguarda e sconvolge tutti, uomini e donne, genitori o no; nessuno è immune dalla rottura, dalla separazione e dal lutto».
Nel corso del progetto, si è aggiunto anche un giovane musicista Asdrem1, che interessato alla tematica del pieno e del vuoto ha proposto di creare il suono elettronico per le installazioni.