Opera di Zurigo, Orfeo e Euridice. Una conversazione con il direttore d'orchestra Stefano Montanari

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Stefano Montanari, uno dei più interessanti direttori e violinisti barocchi della nuova generazione, dirige la Filarmonica di Zurigo in Orphée et Euridice, tragedia (dramma eroico) in quattro atti di Christoph Willibald Gluck (1714-1787), nella versione di Hector Berlioz (1859).


Romagnolo classe 1969, diplomato in violino e pianoforte, esperto di clavicembalo e pianoforti d’epoca, docente, autore di un metodo di violino barocco, solida formazione filologica ma carico di estro, appassionato del repertorio rinascimentale e barocco, amante del jazz e della motocicletta, da stimato direttore d'orchestra ama l'opera che ha definito " una macchina artistica straordinaria", in una mia recensione della sua Clemenza di Tito a Gand l'avevo definito "uomo responsabile e competente che usa la bacchetta al servizio della musica". 




Orfeo ed Euridice (versione francese: Orphée et Euridice) è un'opera lirica composta da Christoph Willibald Gluck, e poi ripresa da Berlioz, intorno al mito di Orfeo, su libretto di Ranieri de' Calzabigi. È un'opera su soggetto mitologico, con cori e danze incorporati. Orfeo è un musicista, la personificazione dello stupore profondo e arcaico per il potere del suono. Nella rappresentazione di Zurigo la musica e il canto esprimono questo complesso potere, la scelte visive un poco meno. La vicenda in scena, nei colori e nei movimenti giustamente liberamente scelti da coreografi, sceneggiatori e registi secondo la loro personale visione, deve pero' avere sempre una consonanza profonda con la musica. Solo per intenderci: se il canto in quel momento esprime una complessità, in scena devono comparire dei colori e dei movimenti aggiuntivi, che riproducano visivamente quello che in quel momento ci dice la musica. I registi sensibili creano istintivamente un parallelo fra i due mondi, quello della musica e del canto e quello delle immagini...


La musica per Orfeo è un soffiio vitale, che incanta non solo le persone, ma anche gli animali, gli alberi e persino le pietre. Quando canta e suona, il vento smette di soffiare. Euridice è la sua amata. E quando muore, le profondità dei lamenti di Orfeo non conoscono limiti: ammorbidiscono persino i cuori degli dei. A loro volta cedono alle sue suppliche, ma sotto forma di prova: se Orfeo vuole indietro Euridice, deve convincere i guardiani dell'Ade a restituirla. 


Inoltre, deve ricondurla nella terra dei vivi - in completo silenzio, e senza voltarsi a guardarla. È un atto di autodisciplina. Ma nel labirinto dell'Ade, si arrende a Euridice, che non crede più di essere amata. Orfeo - contro ogni ragione - si volta. Nella versione di Christoph Willibald Gluck di questo famoso mito, è questo momento che è l'espressione della sincera umanità e del desiderio infinito di intimità. Gluck dipinge questa crisi psicologica con cambiamenti di umore inaspettati e rapidi cambiamenti di ritmo; il suo linguaggio musicale è allo stesso tempo carico di emozioni, ma austero. La prima viennese del 1762, cantata in italiano, non è riuscita a sintonizzarsi con il pubblico. Ma la versione francese, preparata per Parigi nel 1774, fu un vero successo. Hector Berlioz, un ammiratore di Gluck, rielaborò l'opera nel 1859, trascrivendo il ruolo di Orphée, che era scritto per tenore acuto nella versione francese, per il contralto Pauline Viardot.


Dopo Il viaggio a Reims di Gioachino Rossini e il delicato  Sale di Handel, il regista Christopher e la scenografa Anna Viebrock fanno la loro terza apparizione all'Opernhaus di Zurigo con Orphée et Euridice. Inoltre, il pubblico attende con impazienza un gruppo di personaggi di Marthaler, che compongono il mondo superiore e inferiore dell'opera di Gluck, che testimoniano la catena di eventi. Stefano Montanari, uno dei più interessanti direttori e violinisti barocchi della nuova generazione, dirige la Filarmonica di Zurigo. Nei panni di Orphée, la giovane mezzosoprano russa Nadezhda Karyazina, al debutto all'Opernhaus di Zurigo. Al suo fianco come Euridice c'è il soprano svedese-belga Chiara Skerath.


Cast

Musical director Stefano Montanari

Producer Christoph Marthaler

Assistant producer Joachim Rathke

Stage and costume design Anna Viebrock

Lighting designer Martin Gebhardt

Choir director Ernst Raffelsberger

Dramaturgy Malte Ubenauf, Kathrin Brunner

Stage design assistance Anna Scheffel-Brotánková

Costume assistance Iva Ivanova

Orphée Nadezhda Karyazina

Euridice Chiara Skerath

L’Amour Alice Duport-Percier

Blessed and unblessed spirits

Sebastian Zuber

Graham F. Valentine

Bérengère Bodin

Marc Bodnar

Liliana Benini

Raphael Clamer

Bernhard Landau

Philharmonia Zürich

Opera Zürich Chorus

Statistenverein of the Zurich Opera House

Foto scene: Monika Rittershaus

Fattitaliani

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