Un film interessante, colto, profondo,
intenso, narrato magistralmente, con attori bravissimi e un ritmo che ti
accompagna fino alla fine con leggerezza e, al contempo, con potente
drammaticità.
La storia è ambientata nei giorni nostri (2010)
e la cornice è la “democrazia” indiana fondata su un sistema di capillare
corruzione e sul radicato e trasversale razzismo di casta. Una classificazione
millenaria che in India ha visto migliaia di caste – oggi sono poche decine -
che determinavano e determinano tutt’oggi una rigida gerarchia piramidale di
padroni e di servi. Padroni che tutto possono, senza temere pene o
ripercussioni, sui loro servitori! La gerarchia sociale del popolo indiano si
trasmette di generazione in generazione da millenni, e nessuno la mette in
dubbio: i servi sono servi i padroni sono padroni! È questa l’essenza
fondamentale e, per certi versi, “naturale” della vita sociale del
popolo indiano. Una “cultura” che viene instillata nella mente dei
bambini sin dalla nascita, nella mente di quelle generazioni che noi in
Occidente chiamiamo “I Giovani”. In India “I Giovani” hanno un
destino segnato dalla casta della quale fanno parte. Il razzismo è parte
integrale e fondamentale della cultura indiana! Questo è un concetto
insindacabile se si vuole parlare con onestà intellettuale dell’India. E il
film di Ramin Bahrani lo sottolinea brillantemente e crudemente in ogni fotogramma
della successione filmica. «La cosa più grande
che questo paese abbia creato nei suoi dieci mila anni di storia, è la stia per
polli. Vedono e sentono l’odore del sangue, sanno che toccherà anche a loro,
eppure non si ribellano, non provano a scappare dalla stia. Qui i servitori
sono stati cresciuti per comportarsi così. I mobili che porta quell’uomo
varranno almeno due anni di stipendio, ma lui fedelmente li porterà con i soldi
al suo padrone, non toccherà mai una singola rubia. Nessun servitore lo fa,
perché gli indiano sono i più onesti e spirituali al mondo? No! È perché il
novanta nove virgola novanta nove per cento di noi è intrappolato dentro la
stia per polli. L’affidabilità dei servitori è così potente che potresti
mettere la chiave dell’emancipazione nella mano di un uomo e te la rilancerebbe
con tanto di maledizione.» Ecco cosa
dice ad un certo punto a questo proposito Balram Halwai.
Ma anche in India esistono delle possibilità per riscattarsi dalla povertà e provare a scalare le caste superiori dei padroni: «Per i poveri esistono solo due modi per arrivare in alto: il crimine o la politica.» Questo dice Balram Halwai quando, divenuto da povero un imprenditore di successo, parla di sé come di colui che è diventato la Tigre Bianca: «Sarei dovuto diventare la creatura che nasce una sola volta per generazione: La tigre bianca!». Ma tutto questo comporta la tenuta dell’ambiguità per rimanere in alto come imprenditore indiano: «Nel mio paese conviene stare da entrambe le parti. L’imprenditore indiano dev’essere onesto e corrotto, cinico e credente, subdolo e sincero, tutto allo stesso tempo.». Insomma, un sistema sociale dove la lotta per la sopravvivenza di matrice darwiniana è radicato come elemento essenziale del modo di agire e di tenere le relazioni.
Ma il film non parla solo di questo, ma anche della imminente – nei prossimi cento o duecento anni - decadenza dell’Occidente che veste i panni degli Stati Uniti d’America: «L’America è il passato. L’india e la Cina sono il futuro. Con la convinzione che il futuro del mondo risieda nell’uomo giallo e nell’uomo nero, ora che il nostro padrone è l’uomo dalla pelle bianca, e si è perso a causa della sodomia, l’uso dei cellulari e l’uso di droghe…». E come dar torto a Balram Halwai su questa sua riflessione. Non è una questione di profezia, ma una questione sostanziale che già illustri filosofi occidentali contemporanei hanno da anni previsto. Ma questa è un’altra storia che forse affronteremo un’altra volta, ma intanto il lettore di queste poche righe potrebbe approfondire l’argomento leggendo i saggi dei due grandi pensatori contemporanei, entrambi di cultura transalpina, che hanno scritto fiumi di inchiostro sul predominio in Occidente della “Mediocrazia” a danno della “Meritocrazia”, e che a causa di questo predominio, è inevitabile la prossima e imminente “Decadenza” e scomparsa della nostra cultura e del nostro modello di vita “democratico” a vantaggio di quello di popoli e di culture quali, per esempio, quella cinese e indiana! E qui il riferimento ai filosofi Michel Onfray (2017) e Alain Deneault (2017) è evidente.
In fondo questo film potrebbe essere una
metafora. Oppure no! Potrebbe servire come modello di paragone con nostro
modello di vita e di “democrazia”. Oppure no! A questo punto la domanda
è d’obbligo: in cosa il nostro Paese si discosta dal modello di “democrazia
indiana” e di vita sociale fatta di rigidi caste che descrive il film?
La risposta la lascio al lettore che certamente saprà cogliere gli elementi essenziali che ci accomunano e ci differenziano dal “modello indiano” de “La tigre bianca”!
Trama da Coming Soon:
«La Tigre Bianca, film diretto da Ramin
Bahrani, racconta la storia di Balram Halwai (Adarsh Gourav), un povero ragazzo
indiano, che dal suo umile villaggio viene ingaggiato come servo di Ashok
(Rajkumar Rao) e Pinky (Priyanka Chopra). I due ricchi signori sono da poco
tornati dall'America e alla ricerca di un autista. È così che Balram, cresciuto
con l'idea di diventare un servo perfetto, si propone a loro. Peccato che il
suo padrone, Ashok, inizi col tempo a manifestare un atteggiamento sempre più arrogante
nei confronti dell'autista, fino a quando una notte non lo tradisce,
incolpandolo di un incidente commesso da lui stesso. È da questo momento che
Balram, sul punto di perdere ogni cosa, decide di cambiare, ribellarsi alla
servitù dei suoi padroni e ascendere egli stesso al ruolo di padrone con il
nome "La Tigre Bianca"...»
“La tigre bianca” su Netflix
https://www.netflix.com/it/title/80202877
Scheda IMDb
https://www.imdb.com/title/tt6571548/
Trailer
su YouTube
PER
APPROFONDIMENTI:
Michel Onfray, “Decadenza”, Ponte alle Grazie Ed., Milano, 2017
http://www.ponteallegrazie.it/
Michel
Onfray
https://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Onfray
Alain
Deneault, “La mediocrazia”, Neri Pozza ed., Milano, 2017.
http://neripozza.it/libri/la-mediocrazia
https://en.wikipedia.org/wiki/Alain_Deneault
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg