Da dove nasce l'idea di questo
cortometraggio?
Da tempo cercavo una storia per un
cortometraggio da girare, ma non volevo una storia qualunque, doveva essere
qualcosa che interpretasse pienamente la mia idea di cinema: qualcosa di
emotivamente forte, con un personaggio femminile diverso, insolito. Leggendo in
giro per trovare ispirazione ho trovato questo libro bellissimo “Il bosco nel
cuore”, di Giordano Bruno Guerri, un libro che racconta la vita di molte
brigantesse vissute nell’800. Tra le tante storie, quella di Niccolina Licciardi
è stata per me un colpo di fulmine. Aldilà della vicenda tragica e incredibile,
ho visto in lei anche una donna ricca di sentimenti e contraddizioni
estremamente attuale. E tutto il resto è venuto naturale.
La protagonista del tuo cortometraggio è una donna, la rappresentazione della donna nei film, secondo te, sta cambiando?
Nei film e nelle serie tv a livello
internazionale indubbiamente c’é stato un grande progresso nel tentativo di
rompere gli stereotipi e rilanciare ruoli femminili diversi. Negli ultimi anni
sono proliferati film con protagoniste femminili toste, ribelli, o
semplicemente più interessanti del solito. Fa tutto parte di una più generale
nuova ondata femminista rivoluzionaria che sta penetrando ovunque e imponendo
nuovi canoni di equity e - appunto - una rappresentazione della donna che sia
contemporanea, una donna lavoratrice, indipendente, con pari diritti e libertà.
Si pensi ad esempio all’introduzione del Bechdel test per la valutazione delle
opere audiovisive, in Svezia dal 2013 e presso il fondo Eurimages dal 2014 (un
test per valutare l’impatto dei personaggi femminili in una storia). A questo
ha sicuramente contribuito anche il maggior spazio lasciato ad autrici donne e
al loro punto di vista. Anche se qualche tentativo è stato fatto, in Italia mi
spiace ammettere che ancora siamo indietro, ma per spiegarne i motivi dovrei
aprire un dibattito sulle influenze culturali nel nostro paese negli ultimi
trent’anni. Mi auguro solo che che arrivino presto più storie e personaggi femminili
per donne fuori dagli schemi, intelligenti o crudeli, anche qui da noi.
In un periodo di pandemia cos'è per te l'arte e chi è l’artista?
Credo che l’artista sia chiunque possa “sentire” con particolare sensibilità la vita e abbia la capacità di restituire quelle emozioni attraverso qualsiasi strumento che possa arrivare agli altri: la musica, la pittura, la scrittura, il cinema ma anche ciò di meno convenzionale come ad esempio i graffiti. Va da sé che in un momento così carico di incertezza, in cui tutti noi siamo stati chiamati a fermarci e a cambiare le nostre abitudini, le nostre routine sono state messe in crisi e abbiamo bisogno di un senso nuovo. É qui che l’arte può aiutarci e arricchirci. Donandoci storie, significati nuovi, bellezza a cui attingere per utilizzare il nostro tempo e magari crescere.
Quanto sono importanti eventi come il
Digital Media Fest per promuovere il lavoro di voi Creativi?
Senza un pubblico o una vetrina, qualsiasi
opera d’arte non svolge pienamente la sua funzione. É nella fruizione e nella
restituzione di qualcosa agli altri, nella sua condivisione, che si trova la
sua realizzazione. Per questo eventi come il Digital Media Fest sono
fondamentali per portare alla luce tutto un sottobosco di opere più piccole e
interessanti che altrimenti non troverebbero la loro diffusione. Si scoprono
storie nuove, autori interessanti fuori dal mainstream e che per le leggi del
mercato audiovisivo spesso non potrebbero trovare vetrina. Tutto ciò che crea
un punto d’incontro tra lavoro creativo e un pubblico contribuisce
all’arricchimento culturale di tutti.
Credi che i festival possano essere una risorsa anche online e per questo dovrebbero mantenere questa formula virtuale anche in futuro?
Sicuramente la potenza dei festival si esprime
attraverso l’incontro e soprattutto con il rilancio della magia nella sala, in
un momento in cui credo ce ne sia davvero bisogno. Trovo che la formula
virtuale sia stata un’idea perfetta per mantenere vivo il dibattito culturale
in questo momento di pandemia e distanza, ma non appena sarà possibile spero
che si torni tutti a vedere un film seduti al buio, condividendo risate e
commozione dal vivo.
C'è un regista o un attore con il quale ti piacerebbe collaborare?
Sono molti gli attori interessanti in Italia,
ma non c’é un nome altisonante in particolare. Può sembrare strano, ma cerco
solo la migliore faccia e il miglior temperamento per un dato personaggio. In
Mille Scudi ho scelto Domenico Balsamo e Giusy Iannone perché mi hanno dato tutta
la loro disponibilità e si sono messi in gioco anche a livello emotivo. Adoro
però le sfide impossibili quando si tratta di lavorare con gli attori. Con
questo intendo dire che mi piacerebbe prendere un attore famoso per la sua
comicità e calarlo nei panni di un personaggio drammatico, oppure prendere
un’attrice bellissima e stravolgerla.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Attualmente sto lavorando al mio primo
lungometraggio, si tratta di un film di genere tratto da un romanzo, dove c’è
sempre un bosco... ma non posso rivelare altro. Sono sempre impegnata in
pubblicità, sia in Italia che all’estero, ed essendo innamorata di molte serie
tv spero di lavorare presto anche su un progetto seriale.