Alessandra Pipitone, musicista e direttore d’orchestra, e la sua Women Orchestra. L'intervista

«Quando dirigo, o suono, provo a staccarmi da tutto per entrare in un’atmosfera rituale, come di preghiera, nella quale io mi immergo e per mano provo a trasportare anche il mio pubblico. Provo a fare avvertire la mia emozione, il mio percorso mistico, in cui dentro ci sono io ma ci sono anche tutte le anime che mi sostengono in quell’ora e mezza di spettacolo. È sogno.» (Alessandra Pipitone) - di Andrea Giostra.

Ciao Alessandra, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Alessandra musicista e direttore d’orchestra?

Alessandra è una persona semplice e molto carismatica. È anche un po’ pasticciona ma con criterio! Eheh… Scherzi a parte, il mio difetto più grande, che penso sia anche il mio più grande pregio, sta nel pensare sempre in grande. Ho la testa piena di idee e progetti, in continua evoluzione, in continuo fermento. Per questo motivo studio, studio, studio e non mi fermo mai. Mi piace la sensazione di pieno che provo ogni qualvolta ho il modo di approfondire materiali e argomenti a me sconosciuti: una festa di sensazioni, voglia di esplorazione di una bambina mai cresciuta.

Alessandra musicista e direttore d’orchestra, invece, è il mio alter ego, la mia controfigura, la mia sensibilità in carne e ossa che si esprime a 360°, la mia personalità che si racconta attraverso la musica, senza filtri. Una eterna curiosa. 

"Cinema paradiso" - E. Morricone

https://youtu.be/Hb3kWl-wFaE

…chi invece Alessandra nella sua quotidianità, nella vita di tutti i giorni e al di fuori dal suo lavoro di artista?

Sono un’appassionata di vita, di mare e sempre incantata di fronte a una luna piena! Fuori dal contesto lavorativo, tutto ciò che di bello esiste mi coinvolge e mi fa sorridere.


Come nasce la tua passione per la musica e per la musica classica in particolare? Ci racconti come hai iniziato e quando hai capito che avresti voluto fare la musicista e il direttore d’orchestra?

La passione per la musica non coincide esattamente con l’inizio dei miei studi. Avevo appena 7 anni quando mio padre mi affidò alle mani del mio primo Maestro. Riconosco che a quell’età preferivo giocare, e le mie lezioni di musica (iniziai con una Roland E20), non erano esattamente la mia passione primaria, per cui continuai i miei lentissimi miglioramenti fino all’età di 14 anni, periodo in cui conobbi il mio Maestro di Conservatorio, il quale riuscì ad accendere in me una miccia tale che mi portò a conseguire il primo diploma accademico di I livello a Trapani. Da quel momento in poi la musica divenne compagna di vita e cominciai un percorso di studio e dedizione non indifferente che mi permise di approfondire altre discipline e, grazie alla città di Palermo - crocevia di artisti e intellettuali meravigliosi -, entrai nei circuiti musicali che mi portarono a credere nella professione del musicista.

La storia legata alla Direzione d’orchestra, invece, è legata a un evento e alla nascita della mia orchestra di donne, la Women Orchestra. Da quel momento decisi di cominciare a studiare seriamente la direzione d’orchestra, per cui intrapresi gli studi con il Maestro Carmelo Caruso, uomo e direttore d’orchestra eccezionale. 

Alessandra, sai bene che in qualsiasi professione non basta il talento, ma per diventare veri professionisti serve apprendere le tecniche di lavoro e tanta disciplina nell’imparare ad utilizzare i “ferri del mestiere”, un po’ come si faceva nel Rinascimento italiano con i cosiddetti Maestri d’Arte. Qual è stato il tuo percorso formativo, professionale e artistico da questo punto di vista?

Il mio iter formativo è stato molto complesso e non credo abbia mai fine. Amo studiare e imparare; sono le due cose che mi fanno sentire utile e viva in questa vita (perdona il gioco di parole!). Ho cominciato con lo studio del pianoforte, per poi approdare alla musica da camera, all’Università alla specialistica in Musicologia, al repertorio operistico tramite un biennio apposito per poi approdare alla direzione d’orchestra. No avrei mai pensato di studiare le partiture dei miei autori preferiti ma dopo anni di lavoro nei teatri del territorio di Palermo, questa passione ha iniziato a prendere sempre più piede in me, fino a quando l’allora direttore d’orchestra, con cui collaboravo per diversi spettacoli e concerti, mi disse che questo era un mestiere che mi calzava a pennello e che avrei dovuto intraprendere gli studi seri di direzione. 


Chi sono stati i tuoi Maestri? Le persone che vuoi ricordare in questa intervista e che ti hanno lasciato un segno nella tua vita artistica ma anche umana?

Tanti sono stati i Maestri che ho conosciuto e che mi hanno lasciato tanto. Sicuramente il primo grazie va ai miei insegnanti di pianoforte, Salvatore Spanò e Ranieri Schicchi, poi all’uomo che mi ha cambiato la vita, il Maestro Giancarlo Bini, scomparso più di 10 anni fa, che ha sempre creduto nel mio talento e nelle mie possibilità di lavorare come pianista accompagnatore; poi il mio maestro di direzione d’orchestra Carmelo Caruso, un vero pozzo di sapienza e umanità, e poi sento di ringraziare un amico speciale da poco scomparso, Lelio Giannetto, che mi ha insegnato come la musica possa essere vissuta nella sua anima e spirito, come imparare ad ascoltare il silenzio, la natura, come vivere l’arte nel nome dell’aggregazione e della condivisione. Maestri che sono di arte e di vita. Sono stata fortunata.

Chi sono stati, e chi sono, i tuoi modelli di direttore d’orchestra? 

Amo Muti e Bernstein alla follia. Muti, sempre trascinante, lucido, non ortodosso, una sorgente di energia mai stanca di fluire. Ancora oggi, più che settantenne, riesce a ipnotizzarti davanti al suo gesto e alla potenza che riesce a scaturire dagli orchestrali che pendono dal suo sguardo. Riesce a essere così preciso e deciso che i suoi musicisti si affidano totalmente alla sua bacchetta. È pazzesco!

Bernstein mi sconvolge per la sua precisione e più ancora per l’ironia che porta sul podio. Possedeva una tecnica e un talento fuori dal comune e tirava fuori la sua musica attraverso gesti anche inconsueti: un movimento di labbra, uno sguardo fortuito, una spalluccia che balla al ritmo della musica. Su YouTube c’è un video che lo ritrae mentre guida l’orchestra con i soli occhi: un’espressione dopo l’altra che cattura e magnetizza. Un genio!


Qualche anno fa con altre musiciste hai fondato la “Women Orchestra” composta da sole donne. Ci racconti come nasce questo bellissimo progetto al femminile? Qual è stato il suo percorso, le difficoltà e i successi che avete maturato dalla sua fondazione ad oggi?

Tú Sí Que Vales - Women Orchestra - Seconda puntata

https://youtu.be/9gObcRZ0Gx8 

Women Orchestra nasce nel novembre 2017. L’allora direttore artistico del Teatro “Lena” di Cammarata (PA), mi aveva invitato a creare una compagine di donne per onorare la giornata contro la violenza di genere. Dopo varie chiamate a colleghe e amiche del settore, finalmente eccola: un’orchestra di sole donne che prende forma. E dopo una serie di lezioni private di direzione d’orchestra mi sono buttata in questa nuova avventura; un doppio battesimo per me. Come ogni progetto che nasce, tante sono le difficoltà, a partire dall’organizzazione delle prove, la sponsorizzazione, l’investimento continuo per la creazione di partiture arrangiate espressamente per la nostra formazione. Finalmente, quest’anno, dopo aver passato i provini per la trasmissione “Tu sì qui vale” di Canale 5, il progetto è arrivato in tv, la quale grazie alla sua fortissima pubblicità mediatica, ha potuto dare grande rilievo all’orchestra e a questa particolare realtà di cui mi onoro di condurre in prima persona. Lo scorso 16 dicembre, poi, siamo state ospiti, dell’“Eu.Web.Awards” al Teatro Verdi di Pisa, insieme a Sting (da remoto), per la premiazione dei migliori siti Web dell’anno, un evento promosso da Eurid. A febbraio 2021 saremo ospiti dell’“Io Talent Europe”, un tour europeo che prevede 16 tappe europee nelle quali si esibiranno diversi talenti provenienti da ogni dove.

Ci racconti qualcosa della tua carriera? Alcuni episodi che ami ricordare e altri che invece ti hanno deluso o sono stati dolorosi?

La mia carriera continua a stupirmi: un giorno ero pianista, l’altro mi laureavo in Musicologia, l’altro ancora mettevo la bacchetta tra le mani. Se 5 anni fa mi avessero chiesto cosa prevedevo nel mio futuro, avrei forse risposto un semplice “faccio la professoressa”. Di fatto lo sono, insegno al Liceo Coreutico di Palermo, ma non mi sarei mai aspettata di intraprendere una carriera nel mondo musicale. Per diversi anni sono stata pianista di ensemble e accompagnatore al pianoforte di concerti per lo più lirici, nei teatri del territorio e per le rassegne musicali annuali. Ricordo tutte queste esperienze con gioia infinita perché devo riconoscere che ho vissuto tanto e ho incontrato centinaia di persone splendide. Delusione forse nessuna, perché tutto è servito per migliorarmi giorno dopo giorno ed esperienza dopo esperienza. Un unico episodio doloroso però c’è e risale ai miei 20 anni, nei quali ho chiuso il coperchio del pianoforte per due lunghi anni, periodo in cui mi ero trasferita a Palermo da Petrosino (mia città natale della provincia di Trapani) per seguire gli studi di Musicologia. Appena dopo aver acquisito il Diploma di Pianoforte ho vissuto un grave lutto: ho perso, forse, l’unico insegnante del conservatorio che mi aveva fatto sentire importante, che mi aveva fatto sentire di aver intrapreso la strada giusta nella mia vita perché io “questo mestiere lo potevo fare”. La sua morte improvvisa mi ha chiuso totalmente e ho avuto la necessità di cambiare tutto della mia vita. Quando mi sono trasferita a Palermo, per me è iniziata una nuova era, fatta di colleghi meravigliosi, mostre d’arte, concerti di tutti i tipi e generi, l’incontro con Lelio Giannetto e della sua “folle” musica improvvisata. Sono rinata. Tutto ha acquistato un senso e oggi sono veramente felice di ciò che sono e faccio.


Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo c’è una grande scritta, che tu conoscerei benissimo, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa serve oggi l’arte secondo te, e l’arte della musica e della musica classica in particolare?

L’Arte è e sarà sempre strumento di comunicazione. E come può meglio esprimersi l’uomo se non comunicando i suoi umori, le sue necessità? Indi per cui l’arte, essendo lo strumento di comunicazione più potente che esista al mondo, non potrà che essere sempre la nostra arma di espressione di bellezza e spirito. La società contemporanea, fatta di social e followers, rappresenta solamente lo strumento con cui possiamo ramificare la conoscenza. Non è tutto spazzatura, sta a noi garantirne l’eccellenza.

L’arte, quindi, è nutrimento dello spirito e la musica, come la danza - sua arte sorella -, come la pittura, è tutto ciò che ci riporta alla nostra parte spirituale, intima. L’arte può veramente salvarci dall’annichilimento di cui è soggetta la società odierna. 

«Non sono un politico, sono un musicista. Mi interessa dare alle persone un posto dove possono andare a divertirsi e ricominciare a vivere. All'uomo devi dare lo spirito, e quando gli dai lo spirito, hai fatto tutto». (Luciano Pavarotti, 1998). Cosa pensi di queste parole del Grande Maestro? Cosa pensi di dare tu al tuo pubblico quando dirigi e ti esibisci, soprattutto in questo momento di Pandemia e di chiusura di tutti i teatri italiani da parte di questo governo?

Beh… non posso che trovarmi in perfetta sintonia con il pensiero del Maestro Pavarotti. Quando dirigo, o suono, provo a staccarmi da tutto per entrare in un’atmosfera rituale, come di preghiera, nella quale io mi immergo e per mano provo a trasportare anche il mio pubblico. Provo a fare avvertire la mia emozione, il mio percorso mistico, in cui dentro ci sono io ma ci sono anche tutte le anime che mi sostengono in quell’ora e mezza di spettacolo. È sogno. La Pandemia ha rimandato tanti eventi e molti li ha eliminati dai palinsesti, ma una cosa non ha portato via: l’entusiasmo di ricominciare più forti di prima. E io sono certa che questo nuovo anno sarà una rinascita per tanti che come noi nell’Arte crediamo fermamente. 

«… è stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato» (15 settembre 1984, Taormina). Ascoltando queste parole dell’immenso Eduardo de Filippo che disse nel suo ultimo discorso pubblico tenuto a Taormina, cosa ti viene in mente, cosa pensi della figura dell’Artista da questa prospettiva defilippiana, se vogliamo?

Fare l’Artista è una missione. Non si può fare Arte se non si è disposti a sudare, a sacrificare parte della propria esistenza per dedicarvisi anima e corpo; lo stesso sacrificio, però, è necessità, di studio, di concentrazione, è la vita stessa che pulsa forte e ti chiama alla sua vocazione. Tanti sacrifici e “gelo” ma un cuore che batte sempre forte, per ogni emozione che ti torna indietro. Sensazioni che nessuno mai potrà spiegare a parole. Queste sono benedizioni!

A cosa stai lavorando adesso? Vuoi raccontarci qualcosa in anteprima delle tue prossime Opere e dei tuoi spettacoli?

Adesso abbiamo in cantiere una serie di concerti dedicati al Maestro Morricone recentemente scomparso e ci aspettano alcuni concerti che ci vedranno ospiti - a fine pandemia - al Duomo di Milano, in Puglia, a Roma, al Teatro Antico di Taormina.

Con l’Orchestra Filarmonica della Sicilia, altra orchestra con la quale collaboro, verranno recuperate le Opere che erano in programma questo autunno passato, ovvero i “Carmina Burana” di Carl Orff e la “Messa da Requiem” di Verdi.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Tutte le novità e le curiosità su me e la mia orchestra le trovate nelle pagine Facebook e Instagram “Alessandra Pipitone - artist” e “Women Orchestra”. Vi aspettiamo numerosi!


Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire alle persone che leggeranno questa intervista?

Concludo dicendo che sono stata felice di aver fatto conoscere una parte di me e dei miei spaccati di vita, che siano anche da monito per chi vive momenti di difficoltà in questo momento estremamente delicato. Ringrazio tutti i lettori e spero di avervi incuriosito con la mia storia. Un grazie doveroso va anche al mio agente Nuccio Anselmo, amico e sostenitore da sempre!

Un abbraccio a tutti!

Alessandra Pipitone

https://www.facebook.com/alessandra.pipitone.9

https://www.instagram.com/ale_pipitone_/ 

Women Orchestra

https://www.facebook.com/womenorchestra

https://www.wittytv.it/tu-si-que-vales/women-orchestra-seconda-puntata/

Orchestra Filarmonica della Sicilia

https://www.facebook.com/orchestrafilarmonicadellasicilia

https://siciliarteoperamanagement.com/orchestra-filarmonica-della-sicilia/

Le foto di Alessandra Pipitone sono di Carmela Rizzuti

http://www.carmelarizzuti.net/

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

Alessandra Pipitone | Ph. Carmela Rizzuti

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