ROMA - Presso il Circolo degli Esteri di Roma (Via
dell’Acqua Acetosa 42), fondato nel 1936 con finalità di rappresentanza del
Ministero degli Affari Esteri, è stata inaugurata venerdì
16 ottobre 2020, alle ore 18, la mostra personale dal titolo “Sguardo a Oriente”
di Eugenia
Serafini, a cura del prof. Carlo Franza. All’inaugurazione,
insieme all’artista, erano presenti Luigi
Maria Vignali, Ministro Plenipotenziario e
Presidente del Circolo degli Esteri-Roma che
ha introdotto l’evento, il Prof. Carlo Franza, Ordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea ed anche
giornalista e critico de “Il Giornale”, l’Ambasciatore Umberto Vattani ideatore-fondatore della Collezione Farnesina e Presidente della “Venice International University” e l’Ambasciatore
Gaetano Cortese che dirige la Collana sulle Ambasciate
italiane nel mondo per l’Editore Colombo di Roma.
Presenti ancora l’Ambasciatore di Taiwan Andrea
S. Y. Lee, numerosi
diplomatici, intellettuali italiani e un nutrito pubblico interessato
all’evento.
La mostra fa parte di “MONDI” un progetto - a cura del Prof. Carlo Franza - appositamente ideato per il Circolo Esteri del Ministero
Affari Esteri di Roma nel ventennale della Collezione Farnesina di Arte Contemporanea. Esso vive nobilmente sulle arti che riprogrammano
il mondo, si campiona ad essere uno spettacolare archivio
decentralizzato ove le diverse discipline si nutrono di
arte-mondo, mira a rappresentare come si abita la cultura globale, ovvero
l’altramodernità, che altro non è che una sorta di costellazione, una specie di
arcipelago di singoli mondi e singoli artisti le cui isole interconnesse
non costituiscono un continente unico di pensiero, ma lo specchio di
un’arte postproduttiva e frontaliera, mobile, ipermoderna, ipertesa, ipercolta,
mente e cuore, ma anche progetto e destino della comunicazione estetica.
Con
“MONDI” (2020-2021) si porgono dodici mostre
personali di dodici artisti contemporanei, taluni di chiara fama. Questa mostra dal titolo “Sguardo a Oriente” è la seconda del nuovo percorso, ed è già una novità in quanto si
veicolano a Roma nomi
dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. L’esposizione riunisce una serie di
opere dell’artista Eugenia Serafini,
già apparsa agli occhi della critica italiana e internazionale come una figura
delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea, e ricordata
come chiara e significante interprete.
Tra i discorsi inaugurali, illuminanti le parole dell’Ambasciatore Umberto Vattani, ideatore e fondatore della Collezione Farnesina, il quale ha trovato nella declinazione della tematica
intrapresa dall’artista romana un’attualità senza precedenti. Entriamo nel vivo della mostra. Se cercassimo
la continuità del pensiero dentro la diversità del fare, per conoscere
attraverso scoperte e ragioni il linguaggio di taluni artisti, ecco che il dibattito contemporaneo si misura certamente nella storia del presente, pur tenendo in evidenza che essi vivono le
culture dell’Occidente e dell’Oriente, due dimensioni geografiche, due mondi artistici, indagandone l’emozione
dei luoghi, vissuti o scoperti, ma soprattutto legati
alla propria realtà interiore.
Ora Eugenia
Serafini struttura un racconto visivo estremamente mobile, refrattario ai
confini, con una sua consapevolezza compositiva, come insieme concettuale
di azioni, di norme legate al fare pittorico. Sa che ogni forma data nasce dal
preciso contatto con il tempo, associata alle presenze dell’esistere. “L’arte - scriveva Lucio Fontana - non
appartiene alle necessità materiali dell’uomo, che sono e restano alla
stato primordiale…le arti sono una manifestazione dell’intelligenza dell’uomo e
quindi seguono l’evoluzione del loro tempo”. Ecco scoprire in questa mostra
l’invisibile fluire degli eventi,
il suo fare è suono che si propaga sulla
carta e nel colore, è l’atmosfera del pensiero che cerca se stesso dentro il mondo. E’ un
processo graduale di affinamento e di approfondimento, la percezione del
mondo visibile, come melodioso tumulto, brusio allargato di suoni che
hanno nelle immagini e nei simboli dell’Oriente le loro equivalenze.
Se si osservano i
ventagli, le scritture, gli ideogrammi, ecc. si noterà un atteggiamento animistico, di religioso ascolto, di
sospeso stupore, di fronte al miracolo del vero
visibile. E’ una
radice esistenziale e filosofica che da
sempre la
Serafini si porta addosso e che
maggiormente oggi, con questo capitolo sull’Oriente, ci spiega e
sottolinea la sublimazione
ideogrammatica, il minimalismo poetico, la
parola assoluta, i raffinati grafismi, le composizioni cromatiche melodiose e rigorose, le radici di una cultura antica e sempre
contemporanea. C’è
la modernità con il neo-informale e l’astrattismo lirico, c’è l’introspezione
filosofica di chi si interroga, nella terra desolata per dirla con Eliot, sulla persistenza dei valori
poetici.
Ad osservare queste installazioni di Eugenia Serafini, esse vivono nel
quadro delle forme originali dell’arte italiana contemporanea,
nutrite di effluorescenze, bagliori, accensioni, alla luce di proporzione,
equilibrio e ordine; come in Fontana,
come in Burri. E’ una ricerca la sua
che si moltiplica nelle opere, con variazioni intorno al tema dell’Oriente, come ricerca della perfezione
spinta fino al limite estremo. Vuoto e pieno possono essere una chiave di
lettura significante delle attuali opere della Serafini, nel senso di un vuoto inteso come incontro della
materia pittorica con il tutto fatto di tempo, silenzio, eternità e
musica. Le sue superfici dove la presenza cromatica corre in un
moto orizzontale e poi circolare, perfettamente percettibile,
lasciano leggere taluni punti focali, da dove per l’appunto
esplodono la materia e il colore. Sono marcature date
dalla concentrazione della materia, dall’intensità del colore, da segni
che sfuggono, che portano a cercare, dentro il particolare, il ritmo della
velatura, la leggerezza di un gesto che non è mai finito, completo. I suoi
spazi, dettati anche dalle installazioni che spesso si incontrano nel suo
percorso, aprono lo sguardo, divengono onde di una natura misteriosa,
esplodente e avvolgente, che cerca di accogliere e invitare alla
scoperta.
L’Oriente di
Eugenia Serafini è dettato da una filosofia che fa
leggere il mondo intermediario fra cielo e terra, di
forze che portano in sé le armonie delle sfere celesti ma anche le
palpitazioni e le pullulazioni della terra. Acqua, terra, aria e fuoco evocano
il perpetuo andare del mondo, custode della memoria delle ere e dei tempi, e l’artista qui ne evoca l’intreccio di sonarità interiori, il divenire del
tutto. Lo stesso
spettatore diviene parte di un silenzio vibrante, di quei segni, a volte
graffiati, simbolici movimenti di un giardino zen, dove ogni elemento accentua
la propria forza spirituale in simbiosi con la trama di un racconto
sospeso. La realtà
scompare per
farsi natura o sentimento del tempo. La Serafini si è lasciata guidare in
questo capitolo da un’istintività colta, per nulla lasciata al
caso, perfezionata dalla conoscenza della tecnica, nell’uso di una texture estremamente raffinata, capace
di veicolare una liricità musicale, la stessa che pervade molte opere e
molta arte della contemporaneità.
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Eugenia Serafini è docente di Disegno dell’Università
della Calabria(UNICAL), artista e scrittrice internazionale, performer,
giornalista, nasce a Tolfa (RM) nel 1946, vive e opera tra Roma e la Toscana.
Si laurea in Lettere Classiche alla Sapienza di Roma, in Letteratura Latina con
il massimo dei voti. Studia con il grande Natalino Sapegno e frequenta la
Scuola Nazionale di Archeologia di Roma. Redattore della rivista romena Noul Literator, è
Direttore responsabile della rivista FOLIVM, della Collana di Libri d’Artista e
di Ex-Libris dell’Artecom-onlus. Collabora per anni con Mario Verdone, Carlo
Franza, Duccio Trombadori, Giorgio Di Genova condividendo stima e amicizia. E’
tra i fondatori e promotori del prestigioso “Premio Internazionale
ARTECOM-onlus per la Cultura”. Predilige la contaminazione intermediale, crede
nella Creatività e nella Cultura come mezzo per la Pace. È stata invitata per
Mostre e Performance nei quattro continenti, dove sue opere sono in
Collezioni pubbliche e private. Scrive e dipinge sin dall’infanzia, passando
con la maturità dalle fiabe alla poesia di teatro e di performance, tradotta e
pubblicata in arabo, inglese, francese, norvegese e romeno.
PARTECIPAZIONI E PREMI: Eugenia Serafini Ambasciatrice dell’Arte per Le
Fondazioni dell’Unione Europea, Bruxelles, 2019; Membro d’Onore e Messaggero
della Cultura Romena in Italia, 2018; Premium International Florence, GrandPrix Absolute per
l’Arte 2017; Premiata con il Leone d’Argento per la Creatività 2013, Biennale
di Venezia; Riconoscimento della Segreteria di Stato Vaticana e
Benedizione di Papa Francesco, 2013 e 2020; Redcarpet alla 66^ Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia, interprete del film “POETI” di T.
D’Angelo 2009. BIBLIOGRAFIA: G. Di Genova, Storia dell’Arte Italiana del
‘900, Generazione anni ’40, Bologna 2007. D. Trombadori, C.
Pitto, M. Verdone, U. Milizia, Monografia
1993-2003, Roma 2003.