Una realtà durissima da affrontare, per un settore che fin dall’inizio della pandemia ha dovuto scontrarsi duramente con limitazioni e carenza di introiti, con pesanti conseguenze economiche su lavoratori, artisti, professionisti e con la sopravvivenza delle stesse attività, già fortemente minate dal primo lockdown.
Una questione cruciale, tanto che, qualche giorno prima dell’approvazione del dpcm del 18 ottobre, i lavoratori dello spettacolo avevano organizzato una protesta pacifica di grande impatto visivo in Piazza del Duomo, allestendo 500 bauli per le attrezzature di scena.
Perché chiudere un settore dove i dati AGIS riportano un numero di contagi pari a 1. Chi risarcisce ora tutti i soldi spesi per mettersi a norma?
Massimo Luca