Intervista a Giuseppe Mincuzzi, poeta e attore, protagonista del corto premiato al “Pet Carpet Film Festival” 2020

«Se questa intervista vi è piaciuta, ditelo a tutti, ai vostri contatti social, condividetela come pazzi, ma se non vi è piaciuta, fatelo lo stesso, perché non è giusto che la fregatura, l’abbiate presa solo voi» Giuseppe Mincuzzi - di Andrea Giostra.

Ciao Giuseppe, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Vuoi farci una breve presentazione di te quale artista, poeta e attore?

Ciao Andrea, io sono sempre stato, sin da piccolo, quello che raccontava le barzellette, che faceva imitazioni dei parenti prima e dei professori dopo, passando per gli amici e colleghi di lavoro: Insomma, il simpatico della situazione. Il mio primo amore, però, è stata la fotografia, poi è arrivata la poesia, ma la mia passione per il cinema e per il teatro ha fatto sì che mi cimentassi nella recitazione. Purtroppo, il destino ha voluto che non realizzassi questa passione come professione, ma tutto quello che ho fatto e creato, l’ho realizzato come se lo fosse stata. 

Recentemente, insieme al grande attore Massimo Wertmuller, sei stato l’attore protagonista nel corto vincitore di due premi, quello della critica e del miglior corto di categoria, al “Pet Carpet Film Festival”. “Quel giorno, quel cane…” di Aiman Sadek tratto dall’opera di Vittorio Rombolà che è l’ideatore, sceneggiatore e produttore del cortometraggio. Ci racconti come nasce e di cosa parla questo cortometraggio?

Nasce dall’amore che si ha per i “pelosetti” che, come tutte le anime indifese, e parlo dei bambini e degli anziani, subiscono ogni giorno violenze e abbandoni. La storia è una storia comune a tanti cani, adottati o comprati da persone indegne, che lo fanno solo per moda o per accontentare le richieste di un figlio piccolo, non sapendo a cosa vanno incontro. Balto, il meraviglioso cane protagonista, viene abbandonato da un infame e, dopo essersi liberato, cerca di andare avanti adattandosi alla sua nuova vita da randagio: la sua fine sarà la morte o il canile, nella speranza di poter trovare un nuovo amico. In cuor suo, però, accetterebbe di tornare nella sua vecchia casa, perché i cani non portano rancore, è un sentimento che non gli appartiene, e dimostrerebbe al suo padrone lo stesso immutato amore o forse anche di più.

… e di questi prestigiosissimi premi ricevuti? Come è maturato e quali i riscontri che hai avuto, insomma, facci sognare …

Non è stata una grande sorpresa. Quando due personaggi, come il produttore e ideatore Vittorio Rombolà ed il regista Aiman Saidek (due nomi importanti nel mondo del cinema e dello spettacolo in genere) decidono di creare qualcosa, prima o poi il riconoscimento arriva. A parte le capacità tecniche di ognuno dei due, la cosa importante che li accomuna, e che secondo me è indice di successo, è che mettono sempre la propria passione nei propri lavori. Certo, il sogno c’è stato nel momento in cui è arrivata la chiamata da parte di Vittorio. Ho pensato ad uno sbaglio oppure ad un’omonimia: io attore “fai da me”, coinvolto in un progetto così ambizioso. Poi, lavorare con un nome così importante come Massimo Wertmuller, nella possibilità di non essere all’altezza e di potergli, come dire, “rovinargli” l’immagine e la certezza che Vittorio avesse sbagliato persona, erano diventate una convinzione. Poi mi sono svegliato e, invece, ero proprio io. Da quel momento ho pensato solo a far bene e a prepararmi nel modo più professionale possibile. È stata la parte più difficile dove abbia mai recitato: abbandonare un cane, io che ho adottato una cagnetta e che porto in macchina diversi guinzagli da poter utilizzare ogni qualvolta, purtroppo e per fortuna loro, mi imbatta in un cane abbandonato. Mi devi credere: ad ogni stop del regista, andavo da Balto. e dai suoi educatori Riccardo Di Fausto e Enrico Casucci, a chiedere scusa per i numerosi abbandoni, finti, ma pur sempre abbandoni. Nel mio curriculum personale, posso dire di aver salvato almeno 5 cani e tutti riportati ai propri padroni: pensa che uno l’ho ritrovato due volte a distanza di 8 mesi. 


Cosa è il “Pet Carpet Film Festival”? Ci racconti di questa manifestazione romana che ha risvolti internazionali. Di cosa si tratta?

Esistono tante iniziative e manifestazioni che si occupano di sensibilizzare la gente al problema dell’abbandono, ma il Pet Carpet Film Festival credo sia una delle più importanti. Riesce, infatti, a coinvolgere personaggi importanti nel mondo dello spettacolo, della cultura e della politica: quest’anno si è svolto a Cinecittà, nella sala dedicata a Federico Fellini. Si tratta di un concorso di cortometraggi, tutti incentrati sulla tematica del mondo animale: la selezione è rigida, poiché si tratta di scegliere filmati che possano arrivare non a noi che amiamo gli animali, ma di raggiungere l’anima di tanta gente priva di cuore, che non riesce a comprendere quanta violenza psicologica facciano agli animali nell’atto dell’abbandono. Difficile raggiungere coloro che li seviziano o li uccidono … Vincere due premi importanti, quello della critica e del corto di categoria, ha significato molto per tutti noi che ci abbiamo lavorato: significa che abbiamo convinto gli addetti ai lavori ed è già tanto. Non ti nascondo la mia emozione per aver recitato una parte che non avrei mai voluto fare: forse, sono pronto per altre avventure importanti, no? 

Come e quando nasce la tua passione per la recitazione, per il cinema per i cortometraggi?

Io ho sempre voluto recitare: è nel mio DNA ed amare il cinema è stata una conseguenza naturale. Non ho mai potuto fare il grande passo, ma la speranza è l’ultima a morire. Intanto, mi diverto a portare le mie poesie a teatro e le mie idee cinematografiche su web: ho ideato alcune web series e l’ultima che ho creato porta il nome de “I SOTTERRANEI”, dove sono il regista, lo sceneggiatore, curo le riprese e il montaggio e … ovviamente anche l’attore. In questa avventura sono affiancato da un altro attore e musicista, Cristian Giallini. Siamo una coppia affiatata. La speranza? Che qualcuno si innamori di questo prodotto e lo voglia far diventare un progetto importante. 

Qual è il percorso formativo ed esperienziale che hai maturato e che ti ha portare ad acquisire le competenze artistiche per esprimerti nel mondo dell’arte da più prospettive e con identità artistiche diverse ma complementari?

Non mi vergogno a dirlo, sono un autodidatta con tutti difetti che ne comporta, ma anche i suoi pregi: riesco ad improvvisare e nessuna scuola può insegnarti questo. Certo, lo studio è importante, ma posso elencarti bravissimi attori che hanno del talento, che non hanno studiato, ma hanno ricevuto premi importanti e sono campioni di botteghino: prendo non a caso una frase di Ettore Petrolini, frase che mi sono stampato su una t-shirt, “Sono contento che nessuno mi abbia insegnato a recitare: perché così, non sapendo recitare, recito benissimo.”

Chi sono i tuoi modelli, i tuoi attori preferiti, quelli che ami e con i quali ti piacerebbe o ti sarebbe piaciuto lavorare?

Mi parlavi di sogni prima: ti faccio dei nomi irraggiungibili, Toni Servillo, Marco Giallini, Pier Francesco Favino, Elio Germano … Alberto Sordi, e siccome siamo in tema di pazzia, Robert De Niro e Al Pacino. 


Una domanda difficile Giuseppe: perché i nostri lettori dovrebbero vedere
“Quel giorno, quel cane…”? Prova a incuriosirli perché li vengano a vederlo al cinema o li cerchino e li vedano nei canali online dove è disponibile.

Perché credo che sia un lavoro di qualità, perché emoziona e perché, per chi ha già un animo nobile, deve vederlo, ma, soprattutto, condividerlo. Se riusciremo anche a convincere qualcuno in procinto di abbandonare un animale, anche fosse una sola persona, non dico che avremmo vinto la battaglia, ma sarebbe un inizio, un importantissimo inizio. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti di cui vuoi parlare ai nostri lettori?

La pandemia ci ha bloccati un po’ tutti, difficile ricominciare. Nell’attesa che riparta il carrozzone delle meraviglie, ho iniziato a vedermi con un musicista per portare in cantiere un progetto a cui tengo molto: cercare, molto umilmente, di tappare un buco che si è creato da quando ci hanno lasciato maestri come Franco Califano, nella “Vacanza di fine settimana”, e Remo Remotti, con il quale ho avuto l’onore di esibirmi più volte. Vorrei recitare le mie prose e poesie accompagnato da musicisti professionisti. L’intento è riempire i teatri off, quelli caldi, accoglienti: un tutt’uno musica, poesia e pubblico. Ci stiamo lavorando intensamente.   

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Su tutti i social. Su Facebook se vogliono parlare con me, mi trovano con il mio nome, Giuseppe Mincuzzi, e se vogliono vedere cosa faccio, sempre su Facebook alla pagina Er Poeta Metropolitano. Sotto l’account Giuseppe Mincuzzi, trovano tutte le mie pagine compreso I SOTTERRANEI. Mi trovano anche su YouTube oppure sul sito www.giuseppemincuzzi.net. Per scrivermi, possono farlo utilizzando il mio account e-mail giuseppe.mincuzzi@tiscali. Poi, se posso approfittare della tua intervista, in punta di piedi, è uscito il mio ultimo libro “SELFIE? NO! AUTOSCATTO!”. Si trova solo sul sito www.lulu.com o su Amazon. 

Come vuoi chiudere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?

Prima di tutto voglio ringraziarti per avermi ospitato nella tua rubrica, ringraziare tutti i lettori che leggeranno questa intervista e chiudere rubando una frase di Fiorenzo Fiorentini adattandola per l’occasione: “se questa intervista vi è piaciuta, ditelo a tutti, ai vostri contatti social, condividetela come pazzi, ma se non vi è piaciuta, fatelo lo stesso, perché non è giusto che la fregatura, l’abbiate presa solo voi”. Ciao Andrea e grazie di cuore

Giuseppe Mincuzzi

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https://www.youtube.com/user/ERPOETA/   

“Quel giorno, quel cane…” di Aiman Sadek

https://youtu.be/WxUblE_ZKMk 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg


Fattitaliani

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