Arianna Ulian, il 1° romanzo "La questione dei cavalli" inaugura la collana Fremen diretta da Giulio Mozzi

La questione dei cavalli, primo romanzo di Arianna Ulian, in uscita il 24 settembre, inaugura presso le Edizioni Laurana la collana di narrativa italiana «fremen», curata da Gulio Mozzi. «I Fremen», ricorda Mozzi, «sono al centro di Dune, il famoso ciclo di romanzi di Frank Herbert: il popolo che vive negli enormi spazi aridi del pianeta Arrakis. I Fremen hanno fatto del deserto, temuto da tutti e da tutti ritenuto inabitabile e disabitato, la propria casa, la propria risorsa, la propria forza». Il romanzo, come scrive Dario Voltolini nella postfazione, è ambientato in «una Venezia che nessuno si poteva aspettare: una decisa liquidazione di ogni stereotipo, di ogni immagine prefabbricata»; ed è «una prova autoriale che merita il più grande rispetto». Arianna Ullian racconta con assoluta naturalezza – e con una lingua impeccabile – una storia impossibile.

Mr. C., un visionario regista canadese, sceglie Venezia come ambientazione per il sequel del film western Il mio nome è Nessuno. «Lo sbarco a Venezia», spiega a un giornalista, «è seriamente l’impresa da leggenda che manca a Jack Beauregard», coprotagonista – interpretato da Henry Fonda – del film di Tonino Valerii. È giugno: attori e tecnici sono pronti per iniziare le riprese, ma una catena di errori, omissioni e storture burocratiche complica lo sbarco dei sette cavalli che sarebbero dovuti comparire nelle riprese. L’afa rende l’attesa opprimente. Corrono voci, fomentate da un giornalista locale, che collegano la presenza della troupe in città ad alcuni eventi inquietanti: una moria di pesci in laguna e una strana muffa rosa sui muri delle case.

Angelo, giovane direttore tecnico di origine italiana, e la sua collaboratrice Sarah tentano di mediare fra le esigenze della produzione e le posizioni sempre più pressanti di alcuni residenti; ma la tensione cresce fino a quando un gruppo di comparse aderisce così tanto al proprio ruolo da impossessarsi dei costumi da cowboy e battere la città come un Mucchio Selvaggio. 

Un bambino che tutti conoscono come Momo, figlio di genitori separati e in terapia presso uno psicologo, il dottor Lastra, forse più per i timori della donna che per la sua particolare personalità, osserva i movimenti delle persone e delle cose e li collega alle mezze frasi che sente dai genitori, dalle bambine più grandi, a scuola. La sua sensibilità lo rende un bambino speciale, adorato dai coetanei, capace di sentire le emozioni degli altri; anche quelle dei cavalli, scoperti malati e stallati provvisoriamente sull’isola di San Secondo. I cavalli diventano la sua fissazione: li sogna, percepisce il loro dolore. Momo sente che sono in pericolo e decide di scoprirne il destino a tutti i costi, anche sottraendosi alla sorveglianza dei grandi.

Attraverso la vicenda dei cavalli, protagonisti inermi che subiscono le volontà e i capricci dell’uomo, Arianna Ulian conduce il lettore in una Venezia insolita e distopica, governata da un’amministrazione esitante tra regolamenti, norme, divieti e deroghe; e ogni volta «c’era qualcuno che alzava le spalle e diceva: qua, è un Far West». E come i protagonisti dei film americani, così si muovono anche i veneziani, con quel loro incedere “da pistoleri” che li rende adatti per il ruolo di comparse in questo western da laguna: «Chi si muove così, si nota», osserva Angelo: «Non tocca contro nessuno e contro niente, stabilisce la velocità del proprio passo e la mantiene scartando gli ostacoli. Ha la schiena dritta, lo sguardo che anticipa il percorso. Sale scende volta gira. Se rallenti quel movimento, se lo segmenti fino a farne attitudine corporea. Sì, sono cowboy».

Nella polifonia del romanzo si intrecciano la narrazione al tempo presente dei fatti, le interviste raccolte – qualche tempo dopo i fatti – da una giornalista animalista, lo sguardo di Momo sui grandi, sulla città e sugli animali; e la voce dei cavalli stessi, un «esperanto creaturale» (Gilda Policastro, in «Repubblica»), spesso resa in versi che ricordano certi poemetti del primo Antonio Porta (Aprire, Come se fosse un ritmo): «la curva più bella del collo /  le code e le spalle /  vedemmo mutare / ma non sapevamo // girava la luce del giorno / tornava l’odore di sera / il fieno cattivo lasciato / sul bordo dell’acqua / e fili di erba di sale / e luridi stracci fluttuare // con soffi gentili / con bussi di teste accaldate / abbiamo sospinto le schiene / vicini stavamo / abbiamo provato chiamare […] l’uomo-paura parlava / ciascuno ci ha nominati / ricordo di donna era il nome / con questo ci ha sempre chiamati // ma non il ricordo / ci ha fatti svegliare / invece più lenti più laschi / noi siamo affondati / nei giorni passati // abbiamo iniziato morire».

L’AUTRICE

Arianna Ulian è nata nel 1975. Vive a Venezia in sestiere Cannaregio. È laureata in filosofia. Ha una formazione musicale. Ha lavorato come sound designer. Attualmente insegna arte e musica in una scuola elementare. La questione dei cavalli è il suo primo romanzo.

LA COLLANA

La collana fremen - diretta da Giulio Mozzi

Il lavoro editoriale di Giulio Mozzi, fin dalla collana «Indicativo presente» pubblicata presso Sironi – che ha diretto dal 2002 al 2008: nella quale esordirono tra gli altri Laura Pugno, Nicola Gardini, Maurizio Torchio, Giorgio Falco, e nella quale pubblicarono Marosia Castaldi, Vitaliano Trevisan, Giuseppe Caliceti  – si caratterizza per la curiosità verso le scritture non conformi e le narrazioni formalmente innovative. Nella collana fremen Mozzi intende proseguire su questa linea, proponendo opere – opere prime, ma non solo – che si offrano, in virtù della loro bellezza, come alternative al “romanzo ben fatto”.


Arianna Ulian

La questione dei cavalli

ISBN 978-88-3198-461-4

Collana fremen

Pagine 292

Formato 12x19 cm

Prezzo € 18


Fattitaliani

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