Roberto Cresca e l'opera, un sortilegio inspiegabile. L'intervista di Fattitaliani

L’Aida di Giuseppe Verdi, proposta in forma di concerto per le restrizioni Covid-19, ha avviato il Mythos Opera Festival al Teatro antico di Taormina con un boom di presenze. Il pubblico ha tributato lunghi e scroscianti applausi a Elina Ratiani, Eufemia Tufano e Roberto Cresca, protagonisti nei panni di Aida, Amneris e Radames. Ad accompagnarli al piano un impeccabile Marco Boemi, tra i più apprezzati direttori d’orchestra della scena internazionale. Ottima prova anche del coro Katane, diretto dal maestro Carlo Palazzo. Fattitaliani ha intervistato Roberto Cresca, che il 26 agosto ne La Traviata al teatro antico di Tindari interpreterà Alfredo, per poi tornare nel ruolo di Radames a Taormina il 31 agosto.
Cantare personaggi simbolo come Alfredo e Radames in formula concerto rappresenta qualcosa di particolare? 
In forma da concerto c’è sicuramente una difficoltà maggiore. Ci si concentra sicuramente più sulla musica ma perdendosi la parte scenica, fondamentale per l’opera essendo “recitar cantando”, non si è aiutati da movimenti, oggetti di scena, stimoli diversi e sopratutto manca un'orchestra sotto per il giusto sostegno al canto. 

Fra i due sfortunati amanti quale preferisce?
Sicuramente preferisco Radames, sia per la scrittura più consona alla mia vocalità sia per il personaggio eroico che mi si confà maggiormente.
Come si prepara ogni volta ad entrare nei panni di un ruolo? vede anche gli illustri esempi del passato oppure preferisce di no? 
Certamente mi rifaccio ai grandi del passato, soprattutto per capire come risolvevano alcuni punti chiave dell’opera. Dal punto di vista interpretativo invece faccio quello che sento più mio e adatto alla mia personalità artistica.
Che cosa Le è mancato particolarmente durante il confinamento?
Sicuramente il poter salire sul palco. La cosa per la quale noi artisti ci sentiamo nati.
Perché non si potrebbe fare a meno dell'Opera? 

L’opera è una passione talmente viscerale che a volte si è come stregati. Rimangono dei brani in testa che non si può fare a meno di ascoltarli o cantarli. È un sortilegio inspiegabile.
Come la spiegherebbe a chi non ha mai visto un'opera?
C’è un simpaticissimo aforisma sull’opera che recita così “l’opera è quella cosa dove il tenore ama il soprano ma il Baritono non vuole”. Simpaticamente si può in gran parte riassumere così. L’opera è un mondo, prettamente italiano, nato in Italia, e noi italiani dobbiamo esserne fieri perché tutto il mondo ce la invidia. Consiglio a tutti di avvicinarsi prima o poi all’opera, magari sarà un’esperienza sparuta oppure ce ne si innamorerà perdutamente come è successo a me.
Si guarda ogni tanto indietro per interrogarsi? che cosa mette soprattutto in questione di sé stesso?

Assolutamente sì. Costantemente mi guardo indietro e mi interrogo. Sono sempre molto critico con me stesso. Penso sempre che avrei potuto fare in modo diverso e cerco stimoli per migliorare sempre. L’arte e la musica sono studi e ricerche continue. Giovanni Zambito.


www.robertocresca.com

Fattitaliani

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