Aida, Elina Ratiani a Fattitaliani: nel mio percorso la bellezza pura e geniale dei più grandi. L'intervista

Domani, martedì 11 agosto, alle ore 21, al Teatro antico di Taormina, "Aida" (forma di  concerto) di Giuseppe Verdi apre la quarta edizione del Mythos Opera Festival. Nei panni della sfortunata eroina il soprano Elina Ratiani (foto Marco Bravi), intervistata da Fattitaliani.

Che cosa rappresenta per Lei interpretare Aida?
Rappresentare Aida è un grande onore. Verdi ha messo in scena l'emblema di una donna alla ricerca di una duplice felicità: l'amore e la libertà di realizzare i propri ideali, la possibilità di essere principessa del suo popolo e allo stesso tempo di condividere la sua vita con l'uomo che ama, Radames. Nel finale tragico, che vede la morte di entrambi e l'impossibilità di avere sulla terra quanto da lei sognato, Verdi però regala la speranza che la gioia negata sulla terra possa trovare forma in qualcosa di superiore, dove l'amore non è legato ai condizionamenti umani. Aida è una donna coraggiosa, non sempre forte, combattuta. Una donna che non si ferma  sostenuta da valori forti, ma che è costretta a scegliere, l'uno a discapito dell'altro. In questo, rappresentare Aida, è ricordare sempre a me stessa l'integrità verso ciò in cui si crede. Fortunatamente oggi abbiamo la libertà di non rinunciare alla patria o all'amore.
Le piace Aida come donna? Le sarebbe amica oppure non avete proprio niente in comune?

Come detto prima, Aida rappresenta valori nobili, in cui io credo molto. Questa scelta la porta anche ad avere paura, mostra momenti di debolezza. Davanti ad Amneris sembra cedere, chiede perdono, perché la paura di morire è un sentimento umano, reale. Davanti a suo padre non riesce ad opporsi. Vive intimamente la dolorosa scelta di ferire il padre, la patria o l'uomo amato. Verdi l'ha saputa disegnare nella sua convinzione e nella sua sofferenza, senza negare le debolezze di una donna come altre. Certamente potremmo essere amiche, pur non essendo uguali né vivendo in condizioni di condizionamento similari.
Un palco come il Teatro antico di Taormina potrebbe influenzare la resa di un personaggio? in che maniera?
Il Teatro Antico di Taormina è magia pura. Lo scorso anno ho recitato proprio qui, nel ruolo di Turandot e ho raccolto dentro me tutta l'emozione della storia che respira nella pietra e di un pubblico straordinario. Ho amato l'Italia per il mirabile patrimonio artistico che offre, fino a trasferirmi definitivamente qui. Quando cammino per le strade, amo toccare la pietra. Mettere la mano sopra a ciò che un tempo è stato centro di eventi millenari. La Sicilia mi regala sempre angoli storici di immensa spiritualità, di arte immortale. Il teatro Antico di Taormina è accogliente, fa vibrare di emozione, ma personalmente questo mi galvanizza, mi concentra, mi fa stare bene. Credo e spero che cosi sarà ancora.

È sempre possibile trovare in personaggi simbolo come Aida delle nuance inedite in base anche alla propria personalità?
Sì, l'Opera è arte, è stimolo intellettivo ed emotivo. E come ogni altra fonte artistica, permette di confrontarsi, di fare paragoni, di evolvere anche nella conoscenza di sé stessi. Personalmente, sono attratta dalla psicologia di ogni personaggio e ancor di più, per l'universo femminile, ampiamente osservato da Verdi in molteplici figure dal carattere unico. È bello trovare personaggi con una personalità ben precisa, e in questo i grandi autori che ho l'onore di cantare offrono tanti spunti su cui riflettere.
Fra i tanti personaggi dell'opera italiana ce n'è uno che sente più "suo" rispetto ad altri? 
Le rispondo senza dubbio di no. Potrei sentirmi rappresentata in certi momenti dalla dolcezza di Aida, in altri nella determinazione di Abigaille, in altri ancora dalla fredda distanza di Turandot, che ostenta sicurezza, in altri ancora in Tosca, donna che non si piega. Sono uno straordinario spaccato, delle nostre singole parti. Ma non l'insieme.
Come e quando è stato il suo primo approccio a Verdi?
Ho sempre visto Verdi come qualcosa di extraterrestre. Da studente ti sembra di confrontarti con qualcosa che non riesci a paragonare ad altri e questo già ti spiazza. Poi sono entrata in Aida e Abigaille, e a quel punto è come avessi trovato un tesoro. Sono stata nella sua casa natale, dove ha scritto molte delle sue opere, e ancora rimango incredula nel pensare a quale genialità stesse dietro la costruzione di armonie impensabili.
Quale idea tiene sempre presente nel suo percorso?
Il percorso di una cantante d'opera è complesso. Quando ero più piccola, avevo idealizzato questo lavoro, assimilando la bellezza pura dell'opera scritta, con le dinamiche del lavoro stesso. Purtroppo non è sempre cosi, e bisogna saper trovare la strada più giusta per la preparazione, i professionisti più seri, le produzioni più trasparenti. Per questo io tengo fissa davanti a me la parola "integrità" e lavoro duro. La natura mi ha fatto dono di una voce importante, e io non posso far altro che continuare a studiare per renderla migliore del giorno prima. Nutro ancora fiducia nella meritocrazia, in produzioni e direttori artistici che hanno sposato l'arte nel profondo, al di là di ogni condizionamento. Sarà un percorso più lungo, più difficile, con ogni probabilità, ma quando ho deciso di fare la cantante d'opera, avevo in mente la bellezza pura e geniale dei più grandi. Io seguo e seguirò questa strada.
Che cosa invece è cambiato nel tempo nella sua personale percezione dell'opera e nel rapporto col pubblico? 
Più entri nella scrittura dell'autore, più entri nel mondo parallelo della creatività. Ci sono cose che vedi, che scopri solo dopo tempo. Fra le note, nella costruzione armonica, nel legame etereo fra musica, parole e contenuto. L'Opera è la mia vita, è il respiro dell'anima. Ed è questo quello che il pubblico ama sentire. Ama ricevere la vibrazione che va oltre tutto, quella che noi artisti cerchiamo di veicolare con corpo e voce. 
Il pubblico oggi più che mai ha bisogno di bel canto e bella musica. Non serve essere colti dell'opera, per cogliere l'essenza di ciò che è stato scritto dall'autore. Noi abbiamo una grande responsabilità in questo. Dare emozioni vere al pubblico, affinchè possa diventare curioso, approfondire, o anche solo trovare un momento di bellezza in un mondo meno conosciuto. Quando noi cantanti e musicisti siamo in grado di fare questo, il pubblico sa restituirti in un applauso, il senso di realizzazione e unione tra l'autore e la sua opera. Giovanni Zambito.

La rassegna è organizzata in collaborazione con la Regione Siciliana, il Parco archeologico di Naxos ed il Comune di Catania, con i patrocini del Ministero dei Beni Culturali, di Rai World, del consolato ucraino in Italia e del comitato Pietro Mascagni. La sovrintendenza del festival è affidata al maestro Gianfranco Pappalardo Fiumara e la direzione artistica al regista Nino Strano. “Ancora una volta sono lieto di essere stato chiamato a svolgere il ruolo di direttore artistico per il Mythos Opera Festival – commenta Nino Strano – Quest’anno a causa del Covid-19 non ci saranno messe in scena, ma utilizzeremo soltanto i costumi ed alcuni artifizi scenografici. Sarà un omaggio a Verdi ed a tutti quelli che, come lui, hanno contribuito a creare questo paese. E’ un anno difficile. Vedere Taormina con alcuni alberghi chiusi fa male, vedere il corso di Taormina pieno soltanto il sabato fa male. Andiamo comunque avanti, sperando che ci sia qualche turista in più, grazie anche al lavoro degli assessori regionali Manlio Messina ed Alberto Samonà e del sindaco di Taormina Mario Bolognari”. Una stagione particolare segnata inevitabilmente dalle restrizioni dettate dalla pandemia. L’opera, infatti, andrà in scena in forma concertata ma con una serie di giochi scenici e scenografici di grande effetto. A vestire i panni delle rivali Aida e Amneris saranno, rispettivamente, il soprano Elina Ratiani ed il mezzo soprano Eufemia Tufano. Tornerà ad interpretare il ruolo del condottiero egizio Radames il tenore Roberto Cresca, insignito lo scorso novembre a New York del prestigioso Maria Callas Grand Prize. “Con molto piacere torno al Teatro antico di Taormina nei panni di Radames – commenta Roberto Cresca - uno dei ruoli più impervi per le corde del tenore, con un’opera meravigliosa quale è Aida. Un ottimo modo per ricominciare dopo questi mesi di lockdown, che ci hanno tenuto lontani dai teatri. Oltre a rappresentare una sfida per qualsiasi cantante, dà la giusta carica per ricominciare. Sono molto felice e non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura, sperando che il pubblico ci sostenga perché la cultura e il teatro hanno molto bisogno di sostegno”. Questo il resto del cast, tutto rigorosamente in costume: Alessio Quaresima Escobar (Amonasro); Sinan Yan (Ramfis); Dante Roberto Muro (Re); Federico Parisi (Il messaggero); Dominika Zamara (Sacerdotessa). Ad accompagnare con il pianoforte i solisti ed il coro Katane, diretto da Carlo Palazzo, sarà il maestro Marco Boemi, direttore d’orchestra tra i più apprezzati sulla scena internazionale. “Con grande piacere faccio ritorno a Taormina perché è uno degli scenari più straordinari, patrimonio non solo italiano ma dell’umanità – dichiara Marco Boemi - E’ sempre una grande emozione potersi esibire lì. Certo quest’anno le condizioni sono un po’ particolari, proprio perché reduci da questa terribile pandemia che ha messo in enorme difficoltà un po’ tutti, ma in particolar modo la categoria degli artisti. Il fatto di poter ripartire, seppur in condizioni menomate, è comunque un grosso traguardo e contemporaneamente, mi piace pensarlo, un punto di nuova partenza. Può sembrare riduttivo fare queste serate con il pianoforte ma fa un po’ parte dello spirito dei tempi e comunque ha un suo fascino particolare, anche perché abbiamo a disposizione l’intero coro e la compagine del cast, che è di prim’ordine. Sono sicuro – conclude - che il pubblico apprezzerà”.  
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