«Tutti dovremmo emozionarci al passaggio delle Nuvole sulla nostra testa, provare a catturare i più bei Sogni e poi abbandonarsi alle Nostalgie.» - di Andrea Giostra.
Ciao Stefania, benvenuta e grazie per aver accettato
il nostro invito. Come stai e come hai passato da scrittrice e docente questi mesi
di Covid-19?
Ciao a tutti e grazie a te, Andrea, per avermi
invitata. Il Covid-19 ha letteralmente “scagliato” tutti noi all’interno
di un vortice; importanti e per niente semplici sono state le sfide da
affrontare in diverse modalità, cercando di “restare a galla” il più
possibile. Da docente devo ammetterlo: non è stato affatto semplice condurre
una didattica a distanza, puramente virtuale. C’è da aggiungere che, durante
questi mesi, mi è sembrato essere tornata tra i banchi di scuola, perché
anch’io mi sono cimentata in diverse “sperimentazioni” cercando la
modalità più idonea per restare accanto ai miei alunni. La rete e i diversi social
a cui sono iscritta mi hanno quotidianamente supportata e quindi posso dire di
“essere sopravvissuta” ma, nonostante ciò, la scuola è fatta di
relazioni in presenza, è fatta di sguardi, di incoraggiamenti anche
semplicemente attraverso una “pacca sulla spalla” e questo purtroppo il
Covid non lo ha permesso a me come a tanti altri docenti. Da scrittrice
l’esperienza di dover obbligatoriamente restare a casa è stata meno “traumatica”.
I tempi diluiti di permanenza alla scrivania poi al divano ed infine a letto,
mi hanno concesso una coccola in più. Ho letto tantissimo senza aver necessità
di dedicare un tempo stabilito (visto che il tempo stesso sembrava essersi
fermato) ai libri che durante l’anno avevo acquistato e posto nella libreria,
in attesa dell’estate, quando generalmente posso donare molto più tempo alla
lettura. Contemporaneamente a ciò, anche la scrittura ne ha goduto e infatti ho
avuto più tempo per terminare quei lavori iniziati in tempi trascorsi e più
linfa creativa per dar vita a nuove produzioni. Per me non c’è scrittura senza
lettura quindi, durante questo tempo, che all’esterno sembrava essere sospeso, ho
alimentato nuove idee per dar vita a diverse e nuove creazioni.
Il tuo nuovo libro è un racconto, “Nuvole Sogni Nostalgie”, ci racconti
come è nata l’idea e quale il messaggio vuoi che arrivi a chi leggerà il tuo racconto?
Il mio racconto ha avuto origine in tempi abbastanza
lontani, quelli in cui scrivevo tutto ciò che mi passava per la mente, senza un
preciso obiettivo, senza una precisa meta, senza alcun traguardo. La mia
scrittura è sempre stata per me catartica, ha sempre risposto essenzialmente ad
un bisogno personale perché spesso avverto l’esigenza di dover esternare i miei
pensieri, le mie folli idee e quei ricordi particolarmente evocativi di un
momento, di un istante, di un’epoca di cui non voglio perdere alcun particolare.
Scrivere anche solo una parola mi aiuta a fissare quel determinato istante,
esordio di ciò che poi verrà… Così è stato per “Nuvole Sogni Nostalgie”
poiché il titolo, composto di sole tre parole, racchiude un cosmo infinito di
essenze congiunte tra loro. L’idea è nata dalla mia infantile curiosità di
osservare instancabilmente il movimento delle nuvole, mai fisse e stabili, portatrici
di fantasie e di sogni che, allo stesso tempo, conducono la mente anche a
pensieri talvolta nostalgici. Ed ecco spiegata l’idea da cui tutto ha preso
vita. Un po’ più complesso è il messaggio da far arrivare a chi vorrà
approcciare questa lettura. In realtà, quando si legge, ci si catapulta in una
dimensione diversa, insolita e a tratti anche distante dalla vita che
conduciamo tutti i giorni; di conseguenza credo che ognuno, tra le pagine di un
libro e tra le righe dense di parole, inevitabilmente trovi il proprio
messaggio, quello che sente più conforme a sé stesso così da farne tesoro. Il
messaggio che potrei inviare a chi si accosta al mio racconto potrebbe essere,
più che un messaggio, un invito ad osservare attentamente il movimento delle
nuvole e lasciarsi trasportare, far sì che il fluire dei pensieri possa trarre
nutrimento da ciò che si osserva.
Qual è la storia di questo racconto, senza fare spoiler
ovviamente, per anticipare qualcosa al lettore di questa intervista e per
incuriosirlo un po’?
La trama è costruita su una serie di eventi che
colpiscono Aurora, una giovane trentenne che, come tutte le donne, ama perdersi
nei momenti della sua quotidianità, rincorre i sogni più delicati in modo da
non dover soffrire più di quanto abbia già sofferto pur non arrendendosi mai,
convinta che prima o poi avrebbe scritto lei stessa il suo destino. Aurora è il
simbolo della forza e della fragilità al tempo stesso, della tristezza e della
gioia, della forza e della debolezza, un misto di peculiarità proprie dell’essere
donna e dell’essere uomo nella stessa entità. Non saranno di certo gli eventi
più tristi ed improvvisi che fermeranno la voglia di riscatto verso una vita
che troppe volte si è presa gioco di lei. Aurora è la libertà personificata,
l’espressione egoistica di chi ha sofferto, talvolta in silenzio altre volte
urlando a gran voce, la dolcezza di non ferire quella mano che troppi colpi
aveva messo a segno e la freddezza di saper prendere le distanze da chi troppe
volte aveva posto un limite alle emozioni e disegnato un confine ai sentimenti.
Chi è il lettore che hai avuto in mente mentre lo scrivevi?
Mentre la penna scivola sul foglio a velocità
vertiginosa, ho chiaramente intravisto dinanzi ai miei occhi tante altre donne
che, come Aurora, vivono emozioni ed eventi così come, altrettanti uomini,
vivono a modo loro altri sentimenti. Tante volte si avverte una diversa
modalità di espressione riguardo la sfera affettiva, come è giusto che sia, ma
emozionarsi non ha età né classificazione di genere. Anche la lettura, secondo
me non ha, o non dovrebbe avere, alcuna distinzione ma purtroppo non è per
tutti così. Scrivere è un dono, è quel regalo che ogni scrittore realizza verso
tutti coloro che amano immergersi tra le pagine di un libro; allo stesso tempo
scrivere è anche perdersi fantasticando, riflettendo, immaginandosi talvolta
parte della trama e degli eventi che la caratterizzano. Personalmente, quando
scrivo, immagino costantemente di avere dinanzi un lettore che come me,
lettrice onnivora, desidera imparare, scoprire, indagare, emozionarsi,
immedesimarsi nei personaggi che caratterizzano le storie e porsi anche con
spirito critico all’interno delle trame.
Nel primo capitolo del tuo libro, ad un certo punto
scrivi: «Fu allora che si insinuò, nella sua mente, un dubbio: avrebbe mai
più amato? Amato incondizionatamente? Adesso o fra qualche tempo? Per uno
strano caso del destino, Aurora non riusciva proprio a darsi una risposta.»
Qual è il rapporto della protagonista con l’amore e quale il ruolo che nel
racconto giocano i sentimenti?
Aurora per tanto tempo crede nell’amore, quello ritratto
negli uomini che ha incontrato lungo il corso della sua vita; uomini delicati
come un alito di vento che improvvisamente diventa bufera incontenibile, uomini
che travolgono e mettono scompiglio nei suoi pensieri e soprattutto nei suoi
progetti. Aurora ha sempre avuto rispetto dei sentimenti altrui ma, gli eventi
della vita, non le consentono di continuare ad avere fiducia verso chi ha
letteralmente e troppe volte giocato con i suoi. Pian pianino imparerà a
comprendere che, oltre le parole, basta anche un semplice sguardo, in un
determinato contesto, ad aprire un orizzonte di meraviglie.
«…anche l’amore era fra le esperienze mistiche e
pericolose, perché toglie l’uomo dalle braccia della ragione e lo lascia
letteralmente sospeso a mezz’aria sopra un abisso senza fondo.» (Robert Musil, “L’uomo senza qualità”, Volume primo, p. 28, Einaudi
ed., 1996, Torino). Alla luce del tuo ultimo libro, tu cosa ne pensi di quello
che scrive Robert Musil? Che esperienza è l’amore oggi e quale il ruolo nella
società contemporanea?
Robert
Musil presenta Ulrich, protagonista del racconto “L’uomo senza qualità”,
come un uomo elegante sì ma introverso, per certi tratti vuoto e insensibile,
talvolta quasi spontaneo che si innamora e trasforma il rapporto con la donna
in una modalità così articolata fino a diventare quasi mistica. Aurora è per
certi aspetti simile: è una donna che dapprima si dona e si abbandona a tutto
ciò che una storia d’amore le regala ma poi, pur sapendo che nulla è stabile e
tutto si trasforma, cerca di costruirsi intorno una sorta di gabbia, uno spazio
ben delimitato, una sorta di barriera di protezione per evitare quasi la sofferenza
e guarire dalle ferite inferte da chi è stato imprudente nel maneggiare il suo
cuore. Secondo il mio parere di donna, costantemente innamorata della vita e di
tutto ciò che è AMORE nelle sue mille sfaccettature, devo ammettere che
purtroppo oggi si vive in un’epoca in cui sembra quasi non esserci più spazio
per l’amore; gli innumerevoli messaggi, le chat e i social media
hanno sostituito il tenersi per mano e il guardarsi negli occhi, hanno creato
sempre più una sorta di distanza tra le persone. Sembra quasi che non si abbia
più voglia di investire i propri sentimenti, condividere la propria vita con
un’altra persona forse per paura di perdere la propria libertà? Sinceramente
non saprei…
Un’altra grandissima scrittrice che ha scritto di amore e
di passioni in modo inusuale e “futuristico” per i suoi tempi, è stata
Anaïs Nin che in “Diari d’amore” scrive: «Io vivo in una specie di
fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni.
Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede
nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene
suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che
voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…»
(Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Tu
che ne pensi in proposito e come vive la tua protagonista, Aurora, nel tuo
racconto l’amore da questa prospettiva emozionale e passionale?
Aurora, pur essendo una donna sincera, profonda,
sognatrice e passionale non esterna l’amore e tutto ciò che ne fa da corollario
secondo lo stile di Anaïs Nin, anche se, quando ama,
lo trasmette in maniera incondizionata. Aurora piange, sorride, trema, soffre,
spera e si dispera, si emoziona, si perde nei ricordi ma non esterna nulla di
tutto ciò. Talvolta discute persino con sé stessa perché subisce e ingoia tristezze
chiedendo alla sua anima di placare quella voce che, troppe volte, le rimbomba
nella mente. Anaïs Nin, oltre a colorare le pagine della sua opera Diari
d’amore, descrive l’amore carnale ma, più di tutto, l’idea stessa
dell’amore puro, assoluto e sincero a differenza di Aurora che lo soffoca, lo
reprime spesso anzi, forse troppe volte.
Una domanda difficile Stefania: perché i nostri
lettori dovrebbero comprare “Nuvole Sogni Nostalgie”? Prova a
incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.
Domanda difficilissima!!! Posso semplicemente
invitare ad emozionarsi come mi sono emozionata io mentre lo scrivevo e quando,
per la centesima volta, l’ho riletto! Posso ulteriormente invitare tutti i
lettori ad alzare, solo per un attimo, gli occhi verso il cielo e provare ad
osservare il movimento delle nuvole e, così come hanno fatto alcuni famosi
pittori (mi viene da pensare a John Constable, William Turner e Renè Magritte
solo per citarne alcuni), chiedersi perché siano proprio lì, in quel
determinato punto del cielo… forse attendono lo sguardo concentrato di qualcuno
affinché prendano forma, in tutta quella leggerezza che fa di loro un elemento
fondamentale del pensiero umano.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a
realizzare questa tua opera letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché
le ringrazi pubblicamente?
Vorrei semplicemente ringraziare l’Aurora che è in me,
quella delicata e coriacea, coraggiosa e allo stesso tempo paurosa, guerriera e
pacifista, sensibile e imperturbabile, indulgente ma anche vendicativa, insomma
quella personalità simile ad una miscela esplosiva che ancora crede all’amore
che travolge e a quello che stravolge.
Vuoi parlarci delle tue precedenti pubblicazioni?
Facci una breve presentazione delle tue opere letterarie già pubblicate per
farle conoscere ai nostri lettori.
Sin da piccola ho vissuto immersa tra i libri e la
passione per la scrittura così come quella per la musica e per l’arte in
genere. Scrivere non è altro che un dono, un atto gratuito da offrire, sempre e
comunque. L’avventura nel mondo della scrittura è nata in tempi lontanissimi,
forse quando ho imparato ad impugnare la penna. Con la scrittura ho apprezzato
un nuovo modo di comunicare con il mondo circostante quelli che sono i miei stati
d’animo, le intense emozioni, le gioie, i pensieri e anche le numerose tristezze.
Ho pubblicato diversi racconti per l’infanzia, saggi e manuali per alcune
Università e un libro di poesie. I temi analizzati spaziano dalla disabilità all’importanza
dei sentimenti, dagli affetti familiari all’uso smodato della tecnologia, dalla
cura e dall’amore per gli animali all’importanza delle regole per vivere serenamente
le relazioni a scuola e in altre comunità.
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi
dire ai lettori di questa intervista?
Intanto
ringrazio immensamente te Andrea, perché mi hai permesso di far conoscere un
po’ di me, un po’ di quella “me-Aurora” che ancora si emoziona quando
alza gli occhi al cielo e resta incantata ad osservare il viaggio delle nuvole,
presenza impalpabile, inavvicinabile ed effimera. Tutti dovremmo emozionarci al
passaggio delle Nuvole sulla nostra testa, provare a catturare i
più bei Sogni e poi abbandonarsi alle Nostalgie.
Stefania Savino
SaMa Edizioni
Andrea Giostra