Verso il 28 agosto per il primo Giubileo della storia e l’apertura della Porta Santa - di Goffredo Palmerini
L’anziano monaco Pietro Angelerio arrivò all’Aquila il 27 luglio 1294 dall’eremo sul monte Morrone. Un asino la sua cavalcatura, come Gesù entrando a Gerusalemme. Lo accompagnava un lungo corteo festante: due sovrani, Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, re d’Ungheria, alti prelati e dignitari, e tanta popolo che man mano si era aggiunto, durante il viaggio che da Sulmona lo aveva condotto all’Aquila attraverso la verde Valle Subequana. Dal 5 luglio l’umile eremita era stato eletto al soglio pontificio a Perugia, dopo 27 mesi di conclave. Pietro del Morrone sarebbe dunque diventato Papa Celestino V. Giungeva finalmente all’Aquila, la città che tanto amava e dove, di ritorno dal concilio di Lione, egli aveva fatto edificare la splendida abbazia gotica di Santa Maria di Collemaggio. Aveva scelto L’Aquila, malgrado i cardinali secondo prassi lo esortassero a raggiungere Perugia, per la solenne incoronazione, fissata al 29 agosto, festività di San Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti.
La sua elezione era stata salutata da grande entusiasmo, interpretata come un segno profetico per la Chiesa da coloro che attendevano, la venuta d’un Pastore angelico. Era stata infatti profetizzata una nuova era dello Spirito per restituire all’umanità tormentata di quel secolo una spiritualità nuova e per redimerla dalla decadenza e dal disordine. La Chiesa si sarebbe finalmente liberata dei vincoli del potere terreno, come avevano predicato l’abate calabrese Gioacchino da Fiore nella seconda metà del XII secolo, e qualche anno dopo Francesco d’Assisi, scegliendo la povertà. Il carisma del nuovo Pontefice, l’aura di santità che lo accompagnava, il prestigio morale che gli aveva permesso di fondare e far riconoscere l’ordine dei Celestini, secondo la regola di San Benedetto, sembravano proprio i segni dell’avverarsi di quella profezia. I suoi monaci dall’Abruzzo s’erano diffusi in Molise, Puglia e Campania. Edificavano monasteri, grandi abbazie ed eremi su aspre montagne. Erano solleciti verso poveri e bisognosi, con una perfetta organizzazione sul territorio che ricordava i Cistercensi dei secoli addietro.
Al tramonto, dunque, il Papa giunse all’Aquila. Da Sulmona, lungo il percorso, era stata un tripudio d’entusiasmo. Il popolo l’amava. Si era arrivati nella “città nuova”, fondata nel 1254 anche per volere degli Svevi, secondo il decreto emesso da Corrado IV, figlio dell’imperatore di Federico II. La città in costruzione sul colle, con la sua cinta muraria lunga sei chilometri, era veramente bella. L’Aquila non era nata per aggregazione casuale come le altre città, bensì secondo un preciso ed armonico progetto, ad opera dei castelli confederati, 99 secondo la tradizione, una settantina in verità. Ciascuno di essi, in una gara d’ingegno e di perizia costruttiva, in base al piano di costruzione della città aveva edificato sull’area assegnata il proprio quartiere, con chiesa piazza e fontana. I legami con i villaggi d’origine erano saldi e vitali, i cittadini dentro le superbe mura e quelli restati nei castelli d’origine vantavano eguali diritti civili nella nuova città-territorio. E tuttavia i primi quarant’anni dell’Aquila non erano stati semplici, persistevano fazioni e dispute intestine, talvolta con esiti cruenti. E il governo civico spesso aveva fatto ricorso al carisma degli abati Celestini.
Eppure la città, ricostruita dopo la distruzione operata nel 1259 da Manfredi, era cresciuta presto e bene. In quei giorni, che precedettero l’investitura pontificia, Celestino avviava il suo straordinario papato riportando la pace tra le parti in lotta, ottenendo da Re Carlo privilegi e clemenza per gli aquilani. La cerimonia d’incoronazione, in quel 29 di agosto, fu un evento straordinario, come raccontano le cronache dell’epoca. Sulla spianata antistante la basilica un’immensa folla di duecentomila pellegrini, giunti d’ogni dove, assisteva al rito. Tra loro anche Dante Alighieri, secondo un attento testimone e cronista. Il vecchio Papa apriva subito orizzonti nuovi alla Chiesa. Richiamava il popolo di Dio al dovere del perdono e della riconciliazione. Invocava pace per ogni uomo e per l’umanità. Ammonizione che egli non lasciava all’inerzia delle parole, ma che aveva applicato alla concretezza dei suoi primi atti dal soglio pontificio, iniziando il suo papato con gesti esemplari e profetici per quel tempo che richiamavano la misericordia, il perdono e la pace.
Ancor più, il 29 settembre, un mese dopo aver assunto la tiara, Papa Celestino stupiva emanando la Bolla con la quale concedeva ai sinceramente pentiti che visitavano Collemaggio nella festività della Perdonanza, dai Vespri del 28 agosto a quelli del 29, l’indulgenza plenaria ed universale, gratuita e senza distinzioni. Un grande privilegio per la città dell’Aquila e per il suo Primo Magistrato - il sindaco di allora - che della Bolla ricevette l’originale, custodito poi gelosamente per sette secoli, fino ad oggi. Il 13 dicembre 1294, a Napoli, aveva termine quello straordinario pontificato, con la volontaria rinuncia alla tiara e le dimissioni dal papato di Celestino V. Anch’esso gesto profetico d’umiltà, unico nella storia della Chiesa, fin quando Benedetto XVI non l’ha ripetuto nel febbraio 2013. Pochi giorni dopo, la vigilia di Natale, i porporati in conclave eleggevano il successore, il cardinale Caetani, che assumeva il nome di Bonifacio VIII. I primi suoi atti furono rivolti a cancellare ogni disposizione del papato celestiniano. A cominciare dalla Perdonanza. E quantunque Bonifacio ogni mezzo di pressione e persuasione mise in essere per ottenere la restituzione della Bolla onde consentirne l’annullamento, mai ebbe indietro il prezioso documento custodito dal governo civico.
Ripreso il nome Pietro e le umili vesti del monaco, dopo qualche mese Celestino veniva prelevato e fatto rinchiudere in una cella del castello di Fumone, poiché Bonifacio ne temeva il carisma l’aura di santità che lo accompagnava. In quella dura prigione il 19 maggio 1296 Pietro Celestino transitò a vita eterna, nella diffusa convinzione della sua santità che, difatti, papa Clemente V proclamò ad Avignone nel 1313, dopo il processo di canonizzazione. Proprio Bonifacio, cui non era riuscito sopprimere l’annuale Perdonanza celestiniana, nel 1300 ne copiava il senso, istituendo per la basilica di San Pietro in Roma il Grande Giubileo d’un anno, ogni mezzo secolo, poi modificato nell’attuale cadenza venticinquennale.
Da Collemaggio, dove San Pietro Celestino riposa nello stupendo mausoleo scultoreo di Girolamo da Vicenza – fatto anch’esso singolare, un papa sepolto fuori la basilica vaticana – ogni anno l’universale messaggio celestiniano di pace e di perdono si rinnova. Da secoli migliaia di fedeli e pellegrini raggiungono L’Aquila da tutto il mondo per beneficiare, dal tramonto del 28 alla sera del 29 agosto, dell’indulgenza plenaria. Secondo la storica tradizione della festività, sancita negli antichi Statuti della città, anche oggi la Perdonanza è indetta dall’autorità civica e preparata da una settimana di grandi eventi, che culminano nel Corteo della Bolla del 28 agosto e nell’apertura della Porta Santa. La suggestiva sfilata dal Palazzo civico, con gli antichi i costumi, accompagna la Bolla che viene traslata a Collemaggio. Lì, accanto al torrione della basilica, secondo il rituale il Sindaco della città ne dà lettura, quindi il Cardinale delegato dal Papa può iniziare il rito di apertura della Porta Santa e il solenne pontificale che avvia il giubileo aquilano.
La sera del 29 agosto, richiusa la Porta Santa, il Corteo riconduce la Bolla nel Palazzo civico, dove viene riposta nel forziere della Torre civica, fino all’anno successivo. Uno speciale messaggio di pace e di perdono, nel 726° anno della Perdonanza, s’eleverà da Collemaggio in questo anno terribile di pandemia da coronavirus che ha colpito l’intera umanità, con gli attuali 23 milioni di contagiati e le quasi 800mila vittime. Un messaggio che riguarderà il dramma che l’umanità sta vivendo con il Covid 19, che ha condizionato fortemente anche la preparazione del giubileo celestiniano. La Perdonanza è patrimonio rilevante della storia civile e spirituale dell’Aquila, ma è ancor più patrimonio universale per i valori che richiama, come ha riconosciuto l’Unesco elevandola a Patrimonio immateriale dell’Umanità. S’eleverà ancora una volta dalla Basilica di Collemaggio il forte appello alla tolleranza, alla riconciliazione ed al perdono, per un’umanità sfibrata dal terrorismo, dalla guerra e dalla pandemia. Ma anche il richiamo alle grandi potenze perché operino davvero per far tacere le armi e i conflitti di varia natura che lacerano il mondo. Sia pace vera e duratura per tutti i popoli, ma soprattutto per quei martoriati popoli del Medio Oriente, terra dove le tre religioni che hanno lo stesso Dio – ebraismo, cristianesimo ed islamismo – sono nate. San Pietro Celestino è profeta di pace anche nel nostro tempo, con il messaggio universale della sua Perdonanza.
L’Arcivescovo dell’Aquila, Card. Giuseppe Petrocchi, l’ha
richiamato nel suo messaggio di preparazione alla Perdonanza: “[…] La Perdonanza ha una radice spirituale, evangelica. L’idea che muove Celestino
V è quella di estendere sempre di più l’atteggiamento del
perdono ricevuto e dato come stile di vita quotidiano delle persone. Però tutto
ciò che è autenticamente evangelico è anche pienamente umano, nella sua
interezza, come ciò che è pienamente umano è tendenzialmente evangelico, cioè
esprime valori che ritroviamo nella Parola di Dio. Allora la Perdonanza è al
tempo stesso evento ecclesiale e sociale. L’Aquila, dunque, sempre di più è
chiamata a vivere una vocazione fondamentale, quella di essere una sorta di scuola
di dialogo, di relazioni fondate sull’amore che sa riconciliarsi con l’altro,
perché l’esperienza personale e collettiva ci dimostra che, quando prevale
l’atteggiamento di rancore, di rappresaglia, allora si attivano meccanismi di
inimicizia, che sono sempre fonte di divisioni e sofferenze. La Perdonanza, dunque, ci dice
che l’amore che sa rimuovere gli ostacoli dell’egoismo dà la precedenza alla
verità e al bene. È un amore che costruisce la città di Dio, cioè la
Chiesa-comunione, ma anche la città dell’uomo”.
Questo è il vero ed autentico magistero celestiniano. Al quale fanno da contorno straordinarie iniziative culturali, contemplate in un ricco cartellone di eventi di forte richiamo, dal 23 al 30 agosto, sotto la direzione artistica del M° Leonardo De Amicis. Anche quest’anno grandi artisti internazionali renderanno testimonianza del loro amore per L’Aquila, città che sta rinascendo dalle rovine del terremoto. Con l’antica tenacia, con fiducia e con speranza nel futuro. L’evento spirituale e civile più importante per la città capoluogo d’Abruzzo non si ferma mai. Ha superato sempre ogni difficoltà: il terremoto, la pandemia da Covid 19, i terribili incendi che martoriato il patrimonio verde nei pressi dell’Aquila, distruggendo quasi 800 ettari di boschi.
"Sarà una Perdonanza del tutto diversa dalle precedenti edizioni – ha dichiarato il sindaco Pierluigi Biondi -. È la prima dopo il riconoscimento a patrimonio immateriale dell'umanità Unesco, ma dovrà tenere conto delle disposizioni anti contagio. L’Aquila, luogo di avanguardia e sperimentazione, in piena sintonia con il rivoluzionario messaggio celestiniano, ha insegnato che il Covid non ferma la cultura, come non lo ha fatto il sisma e che, anzi, attraverso di essa, si riparte e si ricostruisce”. Sarà dunque una Perdonanza all’insegna della “sicurezza” e della “rinascita”, in grado di garantire la fruizione di ogni evento culturale nel rispetto di tutte norme sanitarie vigenti. Il Coronavirus ha spento per molto tempo le luci sui grandi eventi, mettendo a durissima prova il settore culturale del nostro Paese. Per questo la scelta della città è ancor più coraggiosa. Non a caso L’Aquila è candidata a Capitale italiana della Cultura per il 2022, sottolineando la sua capacità di ripartenza dopo il trauma e ricucendo il tessuto sociale attraverso la cultura.
http://www.perdonanza-celestiniana.it/
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PROGRAMMA
Come da
tradizione le manifestazioni che accompagnano la Perdonanza hanno inizio alle
ore 21 del 23 agosto, nel piazzale di Collemaggio, quando giungeranno i
tedofori con il Fuoco del Morrone e il sindaco accenderà il Tripode che resterà
acceso fino al 29 agosto. Questo, nel
dettaglio, il programma dell’edizione n. 726 della Perdonanza Celestiniana.
Domenica 23 Agosto
Ore 21:30, concerto “Un
canto per la rinascita – D’acqua e di pietra”, evento ideato
da Leonardo De Amicis e scritto con Paolo Logli, realizzato all’Aquila per
L’Aquila. La conduzione della serata, che avrà come splendida scenografia la
Basilica di Collemaggio, è affidata alla conduttrice Rai Lorena Bianchetti. Sul palcoscenico si avvicenderanno gli artisti Loredana Berté, Fausto Leali, Marco Masini,
Ron, Giorgio Pasotti, Alberto Urso e Leo Gassman, uniti in un abbraccio di
musica e parole. L’Orchestra del Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila,
diretta dal Maestro Leonardo De Amicis,
farà da colonna sonora a questo eccezionale spettacolo.
Lunedì 24 Agosto
Ore 11:00,
Auditorium del Parco: “Il patrimonio
culturale immateriale di comunità: strumento per una salvaguardia sostenibile
ai sensi dell’Unesco”. Workshop di approfondimento delle tematiche connesse
alla salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale secondo i dettami dell’Unesco.
Ore 21.30,
Ridotto del Teatro comunale: “La notte
del gran rifiuto” di Errico
Centofanti. Produzione: La Compagnia della Contessa in collaborazione con
il Teatro Stabile d’Abruzzo. In replica il 25 e 26 agosto, alle 21.30.
Ore 21.30,
Piazza Duomo: “In punta di piedi tra arte
e territorio”. Un gran Gala di danza nato all’Aquila dal Centro Danza Art
Nouveau di Ornella Cerroni con la
direzione musicale dei Maestri Gennaro Spezza e Felice Porazzini e le
coreografie di Simone Pergola e Alessio Colella. Lo spettacolo vedrà la
partecipazione straordinaria di Rebecca
Bianchi (étoile del Teatro dell’Opera di Roma), l’Orchestra da Camera Art
Nouveau e Big Band Art & Jazz. Saranno protagonisti i ballerini dell’Arena
di Verona, dell’Accademia Nazionale Danza di Roma, del Teatro dell’Opera di
Roma, del San Carlo di Napoli e del Centro Danza Art Nouveau.
Martedì 25 Agosto
Ore 21.30,
Ridotto del Teatro comunale: replica “La
notte del gran rifiuto” di Errico
Centofanti.
Ore 21.30,
Teatro del Perdono - Piazzale di Collemaggio: “Antonello Venditti… Racconto”. Antonello
Venditti sarà protagonista di un altro evento unico, in cui si racconterà
con musica e parole. Sul palco con il grande artista l’Orchestra del
Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila diretta dal Mº Leonardo De Amicis. Un evento pensato e prodotto per creare un continuum tra artisti di fama
internazionale e realtà locali. Venditti accompagnerà con le sue canzoni la
vita ed i sogni di molte generazioni. La voce di Radio 1 Gianmaurizio Foderaro tesserà la trama del racconto.
Mercoledì 26 Agosto
Ore 21.30,
Ridotto del Teatro comunale: replica “La
notte del gran rifiuto” di Errico
Centofanti.
Giovedì 27 Agosto
Ore 18:00,
Basilica di Santa Maria di Collemaggio: “Jubilate – Presentazione della Croce
del Perdono”. Alla presenza di Mons.
Lino Fumagalli l’artista aquilana Laura
Caliendo presenterà per il ventunesimo anno la Croce del Perdono, che sarà
condotta dalla Dama della Croce e che il Cardinale
Matteo Zuppi indosserà il 28 agosto in occasione dell’apertura della Porta
Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Ore 21.30,
Piazza Duomo: “L’Aquila da cantare”.
Una serata che vedrà protagonisti gruppi musicali locali, artisti, performer di
ogni genere e in chiusura Enrico Ruggeri.
Venerdì 28 Agosto
Ore 11:00, Palazzo
dell’Emiciclo - Sala Ipogea: “La Basilica
ritrovata. Il Premio europeo del patrimonio 2020 al restauro di Santa Maria di
Collemaggio”. Un esempio di best
practice nella ricostruzione post sisma all’Aquila.
Ore 19:00,
Piazzale Basilica di Collemaggio: Arrivo della Bolla del Perdono, Santa Messa
stazionale presieduta dal Cardinale
Matteo Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna, apertura della Porta
Santa della Basilica di Collemaggio e inizio del Giubileo celestiniano.
L’intera celebrazione sarà trasmessa in diretta dalla rete televisiva nazionale
Tv2000.
Ore 22:00 Perdonanza dei Giovani e degli Scout, delle Aggregazioni
laicali, degli Operatori pastorali: Santa Messa presieduta da Mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo di
Teramo-Atri. Liturgia animata dai rappresentati dei Giovani dell’Arcidiocesi. A
conclusione della Santa Messa “Veglia nella notte della Perdonanza” alle ore 01.00,
a cura del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile e Vocazionale.
Sabato 29 Agosto
06:00 Perdonanza dei Lavoratori: Santa Messa presieduta dal Can. Manfredi Gelsomino, Vice
Cancelliere Curia Metropolitana. Liturgia animata dal Coro della Parrocchia di
Colle di Roio.
07:30 Rosario
trasmesso in diretta sull’emittente Radio
Maria.
08:00
Perdonanza dei Religiosi e delle Religiose: Santa Messa presieduta da Mons. Vincenzo De Luca, Vescovo di
Termoli-Larino. Liturgia animata dal Coro delle Religiose, trasmessa in diretta
sull’emittente Radio Maria.
10:00
Perdonanza delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine: Santa Messa presieduta
da Mons. Claudio Palumbo, Vescovo di
Trivento. Liturgia animata dal Coro della Scuola Sottufficiali della Guardia di
Finanza.
12:00
Perdonanza delle Famiglie, dei Catechisti e dei Ragazzi, degli Studenti e degli
Insegnanti:
Santa Messa
presieduta da Mons. Orlando Antonini,
Arcivescovo, Nunzio Apostolico. Liturgia animata dall’Associazione Corale CantAbruzzo.
16:00 Perdonanza dei Malati e delle Confraternite: Santa Messa
presieduta da Mons. Giuseppe Molinari,
Arcivescovo Emerito dell’Aquila. Liturgia animata dall’Associazione
Socioculturale “L’Aquila in Canto”.
Ore 18:00,
Piazzale Basilica di Collemaggio: Santa Messa stazionale presieduta dal Cardinale Giuseppe Petrocchi,
Arcivescovo metropolita dell’Aquila. Rito di chiusura della Porta Santa e
rientro della Bolla.
Domenica 30 Agosto
Ore 21.30,
Teatro del Perdono - Piazzale di Collemaggio: “L’Aquila per Ennio Morricone – Morricone dirige Morricone”.
Chiusura della 726ª Perdonanza Celestiniana con un evento straordinario,
dedicato alla musica di Ennio Morricone,
cittadino onorario dell’Aquila. Le sue opere saranno affidate alla maestria
dell’Orchestra “Roma Sinfonietta” e ad un grande Coro, diretti dal M° Andrea Morricone. La serata sarà
introdotta dalla giornalista del tg1 Emma
D’Aquino.