Villa Adriana, quando l'arte e l’archeologia incontrano il cinema

di Riccardo Bramante - Nella suggestiva location di Villa Adriana a Tivoli, alle porte di Roma, è stata inaugurata la mostra, gratuita per i visitatori, dal titolo emblematico “60/20. Villa Adriana tra Cinema e Unesco”, con cui, appunto, si vogliono celebrare i 20 anni trascorsi dall’inserimento del complesso nel Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco insieme ai 60 anni passati da quando è stato qui girato il primo di una lunga serie di film.

Negli anni ’60, infatti, il sito era stato oggetto di una profonda riscoperta archeologica che aveva riportato alla luce gran parte del complesso abitativo monumentale edificato dall’Imperatore romano Adriano a partire dal 117 d.C. in un’area poco lontano da Roma ma nello stesso tempo ricca di acque necessarie per fare del luogo una sorta di “buen retiro” con piscine e terme che ancora oggi si possono ammirare, dal “Pecile”, enorme giardino circondato da un porticato con una piscina centrale, al “Canopo”, lungo bacino d’acqua ornato da colonne e statue con il Serapeo sullo sfondo, fino ai due stabilimenti termali, le Grandi Terme e le Piccole Terme.
Fu un lavoro archeologico enorme, anche se non da tutti adeguatamente apprezzato se pure Marguerite Yourcenar, in visita al sito, espresse molte riserve su quei cambiamenti radicali rispetto alle rovine silenziose immerse nella vegetazione che tanto la avevano suggestionata anni prima (ma, a quanto pare, è stata perdonata per la critica se proprio a lei è stato dedicato il piazzale di ingresso alla Villa).
Ma quelli furono anche gli anni in cui il Cinema scoprì Villa Adriana come luogo ideale per l’ambientazione di numerosi film a cominciare da “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” del 1960 per la regia di Mario Mattoli a “Il colonnello von Ryan” di Mark Robson a “Allonsanfàn” dei fratelli Taviani con le musiche di Ennio Morricone, a “Denti” di Gabriele Salvatores, solo per citarne alcuni.
Ed ecco allora che la mostra, curata dal direttore del sito Andrea Bruciati e dall’archeologa Francesca Roncoroni, vuole rievocare, attraverso immagini e video, la forza attrattiva che ha esercitato il sito stesso sulle produzioni cinematografiche che hanno là trovato il set ideale; è un susseguirsi di spezzoni di film italiani e stranieri il cui sonoro è stato lasciato in lingua originale proprio per sottolineare l’internazionalità delle produzioni a cui si uniscono stralci anche di serie tv come “I Medici” o “Elisa di Rivombrosa” dove Villa Adriana finisce per impersonare addirittura Pompei.
Né meno interessante è la parte multimediale della mostra in cui vengono ripercorsi i temi della riscoperta archeologica della Villa in chiave strettamente attuale dato che cinema ed audiovisivo sono oggi mezzi fondamentali di espressione artistica e comunicazione sociale.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 30 settembre.
Fattitaliani

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