Per seguire il suo
sogno di diventare attore, il giovane Mario Ruvio ha perfezionato i suoi studi in
Inghilterra e all’American Academy of Dramatic Arts di Los Angeles.
Una scelta
che ha portato senz’altro a dei sacrifici, che Ruvio sta ancora portando avanti
per stabilizzarsi negli Stati Uniti: tra i suoi obiettivi c’è infatti quello di
ottenere un visto lavorativo per continuare ad affinare la sua tecnica anche
attraverso il lavoro negli States. Forte e determinato, Mario ha tra i suoi
punti di riferimento Keanu Reeves, che stima tanto dal punto di vista
personale.
Salve, signor
Ruvio. So che da ragazzino giocava a calcio. Quando ha deciso di fare l’attore?
“Negli anni del liceo
il sogno del calciatore si è pian piano allontanato. In seguito al liceo
classico, grazie agli amici e al mio percorso di vita, mi sono ritrovato ad entrare
in una compagnia teatrale, oltre a fare rap e musica. Da bambino chiedevo a mia
madre se ci fosse un modo per fare tutti i lavori del mondo. Ho trovato questo
nella recitazione, dato che mi consente sempre di mettermi nei panni di qualcun
altro per scoprirlo. Se lo psicologo è il dottore della mente, l’attore è il
dottore dell’anima.
Che studi ha fatto?
“Dopo il diploma,
sono andato in Inghilterra a studiare recitazione e regia teatrale e
cinematografica all’Aberystwyth University Uk, in Galles. Quando ormai mi
mancavano pochi esami alla laurea, mi sono accorto dell’American Academy of
Dramatic Arts, a Los Angeles”.
Terminati gli studi
a Los Angeles, cos’è successo?
“A partire dallo
scorso agosto, una volta terminati gli studi, sono stato abilitato ad un anno
legale lavorativo. Il mio prossimo obiettivo è quello di ricevere il visto
lavorativo da artista, che posso rinnovare tutte le volte che voglio. Sono
disposto a sudare e lottare per riuscire nel mio scopo”.
Lei fa molto teatro.
Qual è il genere in cui preferisce cimentarsi?
“Le ho già detto
che faccio rap in italiano e in americano, ma posso senz’altro affermare che non
vedo il musical come il genere più adatto alla mia persona Ad ogni modo, credo
che per ogni attore teatrale che sia utile fare almeno un musical per capire a
che cosa deve andare incontro. Il genere che sento più adatto a me e che
preferisco fare è il drama. Di recente, ho scoperto delle qualità in me adatte
anche alla commedia”.
Quali traguardi
vorrebbe raggiungere nella sua carriera?
“Il primo l’ho già
raggiunto, ossia avere un agente. Come attore di oggi, ovviamente penso agli
Oscar o agli Awards, a qualcosa che certifichi le mie ‘skill’. Per me il
successo non è essere famoso, ma avere abbastanza soldi per potermi prendere
cura delle persone che amo. Tutti i traguardi che raggiungo non sono per me,
bensì per le persone a cui voglio bene”.
Quali sono stati i
suoi personali riferimenti che l’hanno convinta ad intraprendere la carriera
artistica?
“Sono un grande
appassionato di De Niro e Al Pacino perché credo di poter fare quelle parti.
Penso di rientrare molto in quel type casting. Per quanto riguarda la recitazione,
mi hanno ispirato molto anche Leonardo di Caprio e Keanu Reeves, al quale
auspico di somigliare in futuro soprattutto per quello che fa nella sua vita
personale, quando non recita. Gli sono successe tante cose e continua a portare
il sorriso. Tra i miei riferimenti ci sono poi Tom Hardy e Cillian Murphy, la
star di Peaky Blinders. Insomma, persone che seguo e che stimo al di là dei
riflettori”.
C’è qualcos’altro a
cui si dedica?
“Con un mio amico,
Luca Seretti, faccio videomaking. Giriamo cortometraggi, video musicali per la
gente che ne ha bisogno, video di eventi. Così ci facciamo un po’ di soldi, con
cui io finanzio la mia recitazione, mentre lui la sua direzione della
fotografia”.