di Caterina Guttadauro La Brasca - Ivan Cottini è nato nel 1987 in
terra marchigiana. Ha 32 anni, ma nel corso del 2020 ne compie 33 anni. È
stato fotomodello e ballerino, fino alla sua partecipazione ad “Amici” di
Maria De Filippi
Nel 2013 scopre di avere la sclerosi multipla; la
rivelazione avvenne durante una puntata di “Verissimo” condotta da Silvia
Toffanin: "Non ci vedevo più a un occhio. Una brutta diplopia seguita
da gravi difficoltà a deglutire, masticare e perfino parlare". La sua vita
- non senza difficoltà - inizia a cambiare, ad assumere 14 farmaci al giorno e
a fare sedute di fisioterapia per bloccare l'avanzamento della malattia.
Ogni 3 ore, un giovane
tra i 20 e i 40 anni riceve
come Ivan una diagnosi di
sclerosi multipla che cambia la sua vita, con ripercussioni su
lavoro e affetti. Solo in Italia, ogni anno i nuovi casi sono oltre 2.000: un
dato su cui riflettere, soprattutto se pensiamo che la sclerosi multipla è la causa principale di
disabilità fra i giovani, dopo gli incidenti stradali.
Si considera diversamente
abile chi non riesce più a svolgere attività e comportamenti che fanno
parte della vita quotidiana;
Si considera handicappata
la persona che si trova in una condizione di svantaggio sociale a causa di
una menomazione o disabilità. In presenza di handicap significa, quindi,
parlare di qualcosa che si allontana dalla norma.
Mi
riconosco più come disabile, però dico che la disabilità non esiste. Non esiste
nulla di tutto ciò. Perché la disabilità è solo nella nostra testa ed è una
scelta, se mettersela o meno. Non esistono disabili o normodotati. Siamo tutti
uguali. È la società che fa queste "selezioni" e finché ci saranno,
si sceglierà sempre secondo criteri. Ed è proprio qui che si deve lavorare.
Abbattere questi muri e criteri imposti. L'esempio lampante l'abbiamo avuto in
questo periodo di lockdown. Lì eravamo tutti disabili allo stesso modo! E
quindi ecco. Siamo tutti uguali! I limiti sono solo nella nostra testolina. Non
vuol dire che sei normodotato allora puoi tutto. Tutti possono tutto, se lo si
vuole!
D. Quanto dolore e fatica ci sono
da vivere per affrontare ciò che per gli altri è normale e per lei è una sfida?
Io
penso che siamo tutti in sfida, soprattutto con noi stessi. Per quanto mi
riguarda non è stata di certo la malattia a fermare tutto ciò che volevo e
voglio fare. L'unico dolore, se vogliamo chiamarlo così nel senso proprio della
parola, ce l'ho durante il post esibizione. Tante volte mi sono fratturato il
polso, le ossa della mano, schiacciato le vertebre e lì mia mamma cura le
mie ferite. Ma la soddisfazione delle persone che con me rinascono, ripaga di
tutto!
D. Mi scusi la domanda ma si è
sentito mai compatito, evitato?
Più
che altro mi sono sentito solo! Quando tutto andava bene ero circondato di
amici e persone, poi con la diagnosi della malattia sono scomparsi tutti ed i
miei amici avevano paura persino di stringermi la mano pensando si trasmettesse
così. Ora gli amici, quelli veri, si contano sulle dita di una mano. A me la
compassione non piace proprio! Io voglio infondere forza e speranza!
D. Se le dico VIOLA, cosa mi
risponde, averla messa al mondo le ha fatto fare pace con la Vita?
Viola
è la mia vita! Lei è la mia cura. Ho sempre avuto il desiderio di diventare
padre e con la malattia e con il mix di farmaci non riuscivo ad adempiere ai
doveri di maschio, così ho sospeso di mia iniziativa i farmaci, con un aggravio
ed accelerazione della malattia, ed ecco che è arrivata Viola. Per molti è
stata una scelta superficiale la mia, il dover sospendere i farmaci
all'insaputa di tutti pur di avere mia figlia, ma è stata la scelta più bella
che potessi fare e che rifarei altre infinite volte! Io con lei sono guarito.
Sono tornato a camminare. Tanto che, in ospedale, subito dopo la sua nascita,
ho fatto una mini sfilata sorretto da due miei amici. Se non ci fosse Viola,
oggi non sarei felice! Quando era piccola e mi gattonava, riuscivo a starle
dietro, magari le tiravo una stampella per fermarla, ora invece che ha 4 anni,
non riesco più a starle dietro, e forse adesso è proprio qui che mi fa sbattere
il muso con la malattia. Così la conquisto e mi concentro su quei giochi da
seduti. Lei mi trucca, mi mette lo smalto, mi pettina! Mi fa bello! Soprattutto
quando sa che devo esibirmi o andare in tv. Sin da piccolina sapeva che se io
dovevo arrivare da lei, avevo bisogno delle stampelle o della sedia, quindi
arrivava lei direttamente da me con ciò che mi serviva per muovermi.
D. È pronto alle domande che Viola
le farà?
Viola già sa tutto. Ovviamente le spiegherò più
avanti. Ho più paura delle domande e di ciò che le diranno gli altri bambini.
Ma la mia Viola sa come difendersi!
D. Per cosa vorrebbe essere sempre
nella mente e nel cuore di sua figlia?
Vorrei esserle di esempio. Perché nella vita, se
vuoi, puoi tutto. Ed io sono l'esempio di tutto questo!
D. Lei prima era un Modello con un
futuro promettente, oggi cosa pensa se guarda al futuro?
L'unica cosa
che desidero nel mio futuro è stare il più possibile con mia figlia e vederla
crescere, e chissà magari riuscire a portarla all'altare!
D. Si è mai chiesto perché a me?
Ho sempre pensato che forse io ero quello che riusciva
a reagire a tutto questo e ripartire più forte di prima! Non ho mai accettato
di star fermo, seduto, sentirmi malato ed aspettare. Io ho fatto, forse la
scelta più difficile, quella di rimboccarmi le maniche e ricominciare a vivere!
D. Il suo rapporto con Dio, in che
termini sta?
Sinceramente
non ho mai avuto questo grande rapporto, però c'è stato un fatto. Quando ho
saputo che sarei stato ricevuto dal Papa, lì c'è stata una forte emozione.
Quella mattina, eravamo già dalle 7 in Piazza del Vaticano, in posizione,
pronti per essere
ricevuti e benedetti. Dietro di me sentivo un calore ed una emozione
indescrivibili di tutta la folla che avrebbe fatto carte false per essere al
mio posto, anche solo per stringergli la mano. Io ho avuto questa fortuna. Di
esser benedetto e di far benedire mia figlia! Quello è stato un momento unico
che porterò sempre nel cuore.
D. Un libro sul suo comodino c’è?
C'è il libro
che voglio scrivere. La mia fiaba. È in fase di scrittura, in cui racconterò la
mia vita, anche con cose inedite mai svelate!
“La mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona.
La più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore.
In
tal senso è allora possibile, plausibile e anzi auspicabile intendere la
diversità non più come un limite e un ostacolo, quanto piuttosto come un valore
aggiunto, una risorsa in termini di crescita individuale e sociale e di
arricchimento interiore.
Grazie
Ivan, Buona Vita!
Caterina
Guttadauro La Brasca