Fernando Vérgez Alzaga: così i Musei Vaticani si preparano a riaprire

Fattitaliani
Intervista con il Segretario generale del Governatorato: “Guardiamo avanti con fiducia”. A breve la riapertura al pubblico in condizioni di sicurezza e su prenotazione. Durante il lockdown alcune attività sono continuate.

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano I tour virtuali vanno potenziati, ma “abbiamo un grande bisogno di realtà, un disperato bisogno. Non dimentichiamolo che a rendere vivi i Musei sono le persone e solo l’esperienza reale del Museo rende le persone vive. La virtualità non potrà mai sostituire la realtà: per godere dell’arte ci vogliono occhi e cuore”. Lo afferma il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, Segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano in questa intervista con Vatican News. Si avvicina la data della riapertura dei musei in Italia e anche i Musei Vaticani si preparano ad aprire nuovamente i battenti, spiega Vérgez, “si potrà accedere solo su prenotazione” e indossando la mascherina.
I Musei Vaticani, quasi 7 milioni di visitatori nel 2019, come tutti i Musei sono stati costretti a chiudere al pubblico. Come avete organizzato il lavoro in questi giorni di chiusura forzata? Come stanno procedendo le attività?
R. - Abbiamo chiuso le porte al pubblico consapevoli del fatto che la salvaguardia della salute venga prima di tutto. Per questo, nell’ultimo mese e mezzo si è deciso di mandare avanti solo quelle attività che noi chiamiamo essenziali e per le quali è stato sufficiente convocare una trentina di dipendenti al giorno. Una percentuale molto bassa se Lei considera che la “famiglia” dei dipendenti e collaboratori dei Musei conta quasi mille persone tra custodi, storici dell’arte, restauratori personale amministrativo e delle diverse società di servizi. Nelle ultime due settimane abbiamo cominciato, piano a piano, a riprendere anche altre attività. Ci serve soprattutto per dare modo e tempo al personale di abituarsi ai nuovi protocolli di sicurezza e verificare sul campo gli inevitabili aggiustamenti di “tiro” di fronte ad uno scenario inedito e complesso qual è quello nel quale, da tempo, siamo tutti immersi.
Come ha affrontato il Museo questa crisi e come fronteggerà la crisi economica dei prossimi mesi?
R. - Prima di tutto c’è stata la preoccupazione di garantire lo stipendio a tutto il personale. Un’attenzione questa che è espressione della ferma volontà del Santo Padre. In secondo luogo, abbiamo subito provveduto a tagliere tutte le spese non urgenti. Come in ogni buona famiglia ora è il momento di risparmiare ed eliminare il superfluo, di fare qualche sacrifico, attendendo tempi migliori. Per quel che riguarda il futuro posso dire che i Musei Vaticani sono un’istituzione solida, anche da un punto di vista economico. Questo ci consente di guardare avanti con fiducia.
In questi giorni abbiamo assistito a un incremento del pubblico digitale, normale dal momento che siamo tutti costretti a casa. Avete pensato di intensificare la vostra comunicazione in questo ambito?
R. - Questi due mesi sono stati per noi i mesi del silenzio. Abbiamo visto Papa Francesco solo in una Piazza San Pietro deserta. Tutti i giorni vediamo le sale e le gallerie dei Musei vuote di persone. Il silenzio richiama la preghiera. Per questo abbiamo preferito stare un po' in disparte, ridurre la nostra comunicazione al minimo e dare una testimonianza in questo senso. Comunque sia, per chi avesse voluto e lo voglia ancora, sul sito web ufficiale proponiamo numerosi tour virtuali dei Musei, compresa la Cappella Sistina. Da qualche mese è, inoltre, attivo un profilo Instagram ufficiale @vaticanmuseums dove ogni giorno presentiamo un’opera delle collezioni pontificie. In particolare, in questo ultimo periodo, lo abbiamo fatto anche in collaborazione con Vatican News. Mi lasci però dire una cosa: abbiamo un grande bisogno di realtà, un disperato bisogno. Non dimentichiamolo che a rendere vivi i Musei sono le persone e solo l’esperienza reale del Museo rende le persone vive. La virtualità non potrà mai sostituire la realtà: per godere dell’arte ci vogliono occhi e cuore, non schermi da toccare (o almeno, non solo quelli!).
I Musei italiani si preparano ad aprire i battenti nelle prossime settimane. Voi siete pronti?
R. - Non abbiamo ancora una data certa riguardo la riapertura. La preparazione parte prima dall’interno. Abbiamo attivato dei protocolli sanitari per il personale addetto: all’arrivo viene misurata la temperatura corporea e consegnati guanti e mascherine. La Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato ha trasmesso un decalogo riguardante norme di igiene e di social-distancing che siamo tutti invitati a seguire scrupolosamente. Per il pubblico in entrata stiamo completando l’installazione di alcuni termoscanner per il rilevamento della temperatura. Si potrà accedere ai Musei solo con una prenotazione. Questo ci consentirà di scaglionare gli ingressi durante l’orario di apertura. I visitatori dovranno essere muniti di mascherina. Nel voucher di conferma della prenotazione e nel sito web si troveranno tutte le indicazioni necessarie, quando sarà il momento.
In questa Fase 2 si presume che, almeno all’inizio, i vostri ospiti siano i cittadini della capitale o, al massimo, i residenti nel Lazio. Avete pensato a qualcosa di particolare per loro?
R. - Sarà con tutta probabilità così, almeno in un primo periodo, e per questo stiamo ragionando su una possibile variazione degli orari di apertura cercando di favorire visite pomeridiane e serali, in particolare nel fine settimana. Mi piacerebbe che questo momento di difficoltà si trasformasse in un’opportunità. Mi rivolgo proprio a loro facendo mie le parole del Prof. Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani: “Romani, riappropriatevi dei vostri Musei. I Musei Vaticani nascono come i Musei della città di Roma”. Quale occasione migliore per visitarli nelle prossime settimane?
Sarà possibile visitare anche i Giardini Vaticani?
R. - Certamente sì! Se riapriamo le nostre porte non vogliamo sacrificare alla comodità organizzativa l’esperienza dei nostri ospiti. Se si riapre, si riapre tutto quanto possibile. Il lento ritorno alla normalità, al quale aneliamo, pretende, secondo me, di essere creativi per evitare che tutto si riduca ad una semplice questione di immagine, piuttosto fasulla. Chiaramente anche per le visite dei Giardini ci saranno modalità diverse, che sapranno tenere in conto le esigenze cui sopra accennavo e quindi si interverrà, anche in questo caso, su orari ed altri aspetti. In questo senso, aggiungo che riprenderanno anche le attività turistiche, museali e culturali presso il complesso delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo che, per volontà del Santo Padre, sono affidate proprio ai Musei Vaticani. In questo caso è presumibile pensare che si preferirà concentrare le attività nel fine settimana, quando la classica gita fuori porta - che oggi ci appare quasi come un lusso - potrebbe diventare occasione ideale per cogliere la straordinaria opportunità di visitare la residenza estiva dei Papi e gli splendidi Giardini di Villa Barberini. Il sole caldo e bellissimo di questi giorni sembra proprio invitarci a questo!
Quanti visitatori pensate di ricevere nei prossimi mesi finché la crisi sanitaria non sarà terminata?
R. - Se una cosa ci ha insegnato questa pandemia è che bisognerebbe evitare di fare previsioni che si spingano più in là di due giorni. Battute a parte. In questi anni abbiamo imparato che nel mondo del turismo è fondamentale mantenere un rapporto costante e di fiducia con i tour operator. Il confronto con loro è determinante per conoscere in anticipo le dinamiche del mercato di settore, così come per la scelta e lo sviluppo dei progetti e delle iniziative di accoglienza. Anche insieme a loro stiamo ora cercando di capire cosa potrà succedere nel prossimo futuro, ma non è semplice e quello dei tour operator è un settore in grande difficoltà al momento. Grati di questo rapporto di fiducia reciproca non abbiamo esitato neanche un momento a rimborsare immediatamente i biglietti da loro acquistati in precedenza e rimasti invenduti. Speriamo possa servire anche per evitare scelte dolorose per le tante persone che lavorano in quel mondo. Dobbiamo poi capire bene come rapportarci ad eventuali gruppi di visitatori, che nelle attuali contingenze sono quelli più difficili da gestire. È un argomento importante questo, anche perché chiama in causa il lavoro prezioso delle guide turistiche, delle quali spesso ci si dimentica ma che stanno attraversando un momento molto difficile. Se ci saranno gruppi e se i musei li accoglieranno le guide avranno più facilità di lavorare e credo che dobbiamo tenere presente, per quanto possibile, questa equazione. Chiaramente per molto tempo non sarà possibile accogliere comitive numerose, però un segnale, seppur minimo, credo che bisognerà darlo. Certamente dovremo tutti accettare una diminuzione dei componenti del singolo gruppo, altrimenti sarebbe ingestibile. Vedremo come sarà possibile farlo, ci vorrà tempo e pazienza però proveremo a fare il massimo sotto ogni aspetto. Vatican News, 9 maggio 2020.
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