In natura non c’è alcun essere vivente
che tende all’autodistruzione.
L’uomo è l’unica eccezione. Da autolesionista e
folle masochista è incline ad annientare ciò che ha creato e ciò che è stato creato
anche a costo di autodistruggersi. Alcuni scienziati sostengono che
l’inquinamento, l’avidità e l’ignoranza siano le tre grandi minacce della
Terra, imputabili agli esseri umani, ma non dovremmo dimenticarci di un’altra
attività amorale che questi esercitano, la tecnologia senza etica. Quest’ultima
rappresenta il rischio più incalcolabile che l’umanità possa correre. Un
rischio che può causare conseguenze inimmaginabili e dalle quali probabilmente
non ci sarà una via di ritorno.
In altre parole, all’innato sentimento
selvaggio di autodistruzione dell’essere umano, che non esiste neppure nel
regno animale, si aggiunge la tecnologia del male, quella destinata a farci
scomparire definitivamente dalla faccia della terra. Non si pronuncia a caso papa Francesco, allorché nella sua
enciclica Laudato si’ esorta:
abbiamo bisogno di “grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di
autodistruzione in cui stiamo affondando “.
Secondo il filosofo inglese Thomas Hobbes la natura umana è fondamentalmente
egoistica e a determinare le azioni dell'uomo sono soltanto l'istinto di
sopravvivenza e di sopraffazione: “Homo
homini lupus”. È questo, purtroppo, nonostante ogni nostra considerazione
negativa, il principio che anima, per esempio, i padroni di casa nostra -
domiciliati a Bruxelles - nonché le
forze oscure del capitalismo globalizzato, con domicilio sconosciuto, che
tengono le redini del pianeta.
E per avere la supremazia globale le
grandi potenze economiche, che aspirano al primato nei confronti della
concorrenza, percorrono spericolatamente le più tortuose strade tecnologiche,
sempre pronte a superare i limiti del lecito su tutti i fronti, quello della
biogenetica compreso. A questo punto ci chiediamo: durante l’andamento in
crescendo di queste continue ricerche sperimentali per la supremazia assoluta,
non vien da pensare al fatto che l’essere umano possa perdere paurosamente il
controllo di ciò che sta creando?
Certamente sì, in modo particolare quando
vengono trattati agenti biologici di gruppo
4, che sono quelli ad altissimo rischio sia per l'operatore sia per la
collettività. Gli agenti biologici di gruppo 4, è bene a sapersi, possono
provocare malattie gravi in soggetti umani e costituire un serio rischio per
gli operatori; possono inoltre presentare un elevato rischio di propagazione
nella comunità e di norma non sono disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche, come nel caso del Covid-19.
La tecnologia sanitaria sviluppata in
laboratorio si propone di migliorare la medicina con indubbi benefici per la
salute e l’ottimizzazione delle cure, per cui è lecito pensare che colà lo
scopo della ricerca sia quello di favorire una vita migliore e non il
contrario. Tuttavia, l’intelligenza umana, quella prezzolata e senza morale, si
inchina alla volontà dei potenti creando, purtroppo, i c.d. laboratori della
morte (guerra batteriologica, armi di distruzioni di massa etc. etc.).
Un esempio più che attuale: il Coronavirus è un virus mutante o un
errore umano di bioingegneria creato in laboratorio? Non è semplice rispondere,
ma un grave e fondato dubbio assilla i nostri timori e non solo! E se fosse
così come paventiamo, non si potrebbe giungere che a un’unica conclusione:
siamo solo noi gli artefici del nostro destino, siamo noi che dopo esserci
costruito il nostro ambiente facciamo di tutto per distruggerlo. Le guerre, le
carestie, le epidemie altro non sono che le conseguenze della nostra ignoranza,
del nostro egoismo e del nostro masochismo autodistruttivo.
Ahinoi, come siamo finiti male! Sarà
dunque che il male questa volta avrà il sopravvento sul bene? Fatto sta che le
cose vanno di male in peggio: il funesto capitale globale sta spadroneggiando
ovunque, i suoi rappresentanti si stanno arricchendo sempre più senza pudore,
stanno schiavizzando intere popolazioni e col supporto dei tribunali riescono
nel loro intento ovvero a imporre ai buoni e indifesi cittadini la
deculturazione, la perdita d’identità, dei valori universali, della gioia di
vivere e non ultima la risocializzazione con l’uso della forza.
Una forza che sovente finisce con il
configurarsi non come violenza giuridica, vale a dire come atto giuridicamente
illegittimo, ma come violenza simulatamente necessaria alla salvaguardia della
salute in spregio a molti altri diritti fondamentali (vedasi la fase uno
dell’attuale pandemia). In questa
Babele in cui regna la dittatura dell’ignoranza e cioè – socraticamente
parlando – del male, un dato è certo: solo un miracolo ci può salvare. Oramai
abbiamo perso i valori, il senso dei valori, i veri valori della vita!
Tempo addietro, leggendo “Il Fenomeno Umano” del gesuita, filosofo
e paleontologo francese Teilhard de
Chardin, mi ha destato l´attenzione un passaggio che, in questo contesto,
per concludere, vale la pena ricordare: “Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non
è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece
quella malattia spirituale, il più terribile perché il più direttamente umano
dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere”.
Giuseppe Arnò
La Gazzetta
italo brasiliana – Direttore