Sassi sul cuore

Fattitaliani

Sono giorni di reclusione quelli che stiamo vivendo e, pur capendone la necessità, ci troviamo schiacciati dal loro peso.

Io mi ero sempre reputata fortunata per non aver vissuto gli anni della guerra, di averne sentito solo parlare dai miei genitori, nei cui occhi inumiditi avevo visto la paura ma anche la riconoscenza per essere sopravvissuti.
Oggi stiamo provando tanti stati d’animo che ci stanno mettendo a dura prova e ce ne chiediamo continuamente il perché.
Avevamo la libertà di andare, tornare, incontrarci, scontrarci, progettare, rifiutare, star bene; tutto questo oggi ci manca perché un nemico, quasi invisibile, gioca con le nostre vite, purtroppo, vincendo tante volte.
Le città sono vuote, le case sono l’unica protezione che fanno da schermo tra noi e il nemico. Il silenzio viene spesso interrotto dall’imprevedibile urlo delle sirene che cercano di battere il tempo, per strappare qualcuno alla morte.
In ogni casa c’è un pensiero funesto che aleggia nell’aria, nella paura dei vecchi, negli sguardi dei bambini che ci interrogano e vogliono, con semplicità, sentirsi dire cosa sta succedendo.
Non riusciamo a rassicurarli, perché siamo allagati di dolore per ciò che si vede, che si legge, che si ascolta e cerchiamo una giustificazione che non troviamo.
Questo mondo è gravemente malato e si gioca il futuro dell’intera Umanità.
Ci sono immagini che rimarranno scolpite nella nostra memoria: abbiamo visto tante salme che vengono trasportate in città che non sono le loro, senza un segno di benedizione, come è giusto che sia per una vita che si è conclusa con violenza e dolore, senza una mano amica che non li ha fatti sentire soli nel momento del distacco.
Perché un nemico così infido, sconosciuto che è la negazione della vita, ci ha privato di tutto ciò che era Vita.
Vedere una colonna di bare che, in fila, vengono giornalmente trasferite in altre città è straziante, non c’è un nome, un numero, niente che li faccia ritrovare dai propri cari, se non nella memoria.
Non ci confortano più le rassicurazioni, i resoconti, abbiamo bisogno di vedere una luce in tanto buio e squallore, di tornare a vivere.
Gli Stati che tengono le fila di questo mondo trovano sempre il modo di giustificarsi, di promettere, di scrollarsi di dosso responsabilità e concorsi di colpa, non hanno capito che il Mondo siamo noi, che se qualcosa non ha funzionato è perché chi di dovere non è stato all’altezza del suo compito.
L’unica cosa che ci dà un pò di sollievo è la preghiera, che ognuno rivolge a Dio in modo personale ed intimo.
Forse, se una positività c’è, è proprio quella di avvicinarsi a Dio per chi aveva perso la fiducia in Lui.
Passata la negatività in cui galleggiano i nostri pensieri, emerge la grande solidarietà di chi, invece, combatte questa guerra in prima linea, negli Ospedali, nelle corsie, nelle rianimazioni divenute troppo affollate, Medici ed infermieri che hanno sacrificato la VITA per aiutare gli altri, sconosciuti ma sentiti come fratelli. Riusciamo a mangiare ed a curarci grazie a chi percorre la penisola in lungo e in largo per portare nelle nostre case gli alimenti di prima necessità. Troppe famiglie piangono ma in tutto questo squallore si erge, fiera, la solidarietà, la generosità, l’altruismo di chi non ha mai perso il senso dei veri valori della vita.
Non dobbiamo perdere la nostra umanità che sì, è anche imperfezione, debolezza, fragilità ma è anche capacità di riflettere, di scegliere, di imparare, di credere in DIO che, da padre misericordioso, ci solleverà da questo flagello.
Spetterà a noi non dimenticare, elaborare il nostro vissuto di questi giorni bui, per non avere più tanti SASSI SUL CUORE.

Caterina Guttadauro La Brasca




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