“E torneremo a giocare, a scherzare, a chattare.
A non dare più tempo alle cose che contano, come al tempo del CORONAVIRUS, quando c’era il tempo da dedicare alle persone, al nostro cuore, ad una carezza, ad uno sguardo, ad un libro e ad un amore. Perché dopo la paura torna la voglia di dimenticare, di godersela questa vita fino all’ultimo istante e, allora, torneremo a correre, e freneticamente a lavorare, ad andare nei pubs, a cantare, a ballare. E saremo tutti di nuovo vicini. Ci potremo finalmente toccare.
Torneremo ad aver paura del primo bacio, sì ma forse solo all’inizio, solo le prime volte, e ci sarà il Giorno del Bacio, in cui tutti si baceranno come dopo lo sbarco degli americani. Come quel bacio immortalato tra due perfetti sconosciuti, tra un militare e un’infermiera di bianco vestita, uno scatto che ha immortalato un pezzo di storia. E quel giorno sarà il 3 Aprile, se tutto sarà già passato, o il 3 Maggio o non si sa. E verrà il Giorno dell’Abbraccio e sarà il giorno della Seconda Liberazione. E arriverà l’imbarazzo iniziale del primo approccio come adolescenti al primo incontro. E sarà il bacio più bello, quello più combattuto, quello più temuto ma quello più desiderato. Forse quello mai dato.
Ci annuseremo prima di far l’amore, prima di ogni timido bacio e ricominceremo, forse sì, forse no, e staremo con il dubbio, come quando fai l’amore con uno sconosciuto o con l’amore della tua vita senza alcuna protezione e dopo tanto tempo, ma non sai se è infetto. E sarà allora che avrai ancora paura. Perché all’inizio non se ne andrà quel senso di diffidenza, quella paura verso un semplice starnuto. All’inizio ti proteggerai, poi ti fiderai, ti affiderai e dimenticherai. Sì, dimenticherai.
E, come in passato, hai già dimenticato che l’AIDS si contagia, dimenticherai che le infezioni si trasmettono, che l’HIV uccide e che, se te la vuoi tenere stretta questa vita, questa unica vita che hai, la devi vivere ma nelle regole di una società civile.
E quando ormai la respirerai di nuovo questa meravigliosa vita, lo farai in maniera spericolata, come Vasco in una sua canzone. E finirà che alle conseguenze non ci penserai più, perché sarai assetato di questa vita, sarai affamato, la vorrai divorare, possedere come l’acqua per un assetato.
Ti sarà mancata troppo la tua vita prima del coronavirus e con il tempo, incoscientemente, supererai la paura del post sballo, dimenticherai il concetto del dubbio e non ti farai più la domanda: “Sarò stato contagiato oppure no?” E ti risponderai così: “Ma cosa importa, adesso sto bene, sono vivo.” E non ti porrai più domande, perché forse è giusto così.
E allora tu vivi, vivi e vivi. E, mentre vivi, sono certa che dimenticherai il passato, dimenticherai il COVID19, la Pandemia, la fila al supermercato, in farmacia. Forse da oggi in poi non suonerai più il clacson, e vivrai il presente. E come se lo vivrai! Beffeggerai il futuro, lo prenderai di nuovo a schiaffi, lo sottovaluterai, perché tanto non potrà accadere di nuovo e, di nuovo, peccherai. Peccherai di presunzione e farai 10, 100, forse 1000 passi indietro, perché avrai dimenticato ancora una volta la lezione. Perché tanto quel passato lo sentirai ormai così lontano, e quel futuro troppo futuro. Quel futuro sarà talmente lontano che non penserai possa ancora una volta poter cambiare, così, da un momento all’altro. E accadrà, ancora una volta e non si chiamerà COVID19. Avrà un altro nome. Chissà…
Quel giorno, pregherò soltanto per una cosa. Pregherò che tu sia cresciuto, che tu sia diventato davvero un uomo e da egoista più altruista, che abbia capito che non c’è differenza tra Nord e Sud, perché, se siamo insieme, uniti, siamo solo ITALIA. E che le regole spesso ci cambiano, ci induriscono ma ci insegnano a vivere. Mi auguro che tu sia diventato più maturo e con te che lo sia diventata anche io. Mi auguro che la nostra volontà sia più forte di un ricatto, più forte di ogni compromesso e che la parola che conti di più da oggi in poi diventi: RISPETTO. Italia