La pittrice Campey rivela come l’arte in questo periodo storico molto
delicato per il nostro Paese le stia dando un’enorme sollievo. Campey,
pseudonimo di Ester Campese, ci aiuta a comprendere che non possiamo
permettere alla paura e all’isolamento di annientare i nostri sogni, e ci
invita ad andare avanti coltivando le nostre passioni.
Ester in questo periodo avresti dovuto partecipare alla mostra a Roma di Via Margutta che poi era anche occasione per la selezione dei critici d’arte coinvolti nell’iniziativa, per accedere alla Triennale Cult of Art di Roma a cui fra l'altro già sei stata partecipe la scorsa edizione. Tutto questo ora è sospeso per via del coronavirus.
Siamo un Paese noto non solo per essere degli artisti, ma come stiamo dimostrando in questo periodo siamo un popolo anche molto solidale. Non dobbiamo dimenticare in questo momento le tematiche sociali, ed io lo faccio attraverso la mia pittura. E non solo, anche perché fondamentalmente da sempre affronto diverse tematiche dell’arte. Sono una sognatrice, un’idealista. Ho un rapporto molto intimo con i sogni e quando torno alla realtà, talvolta, mi sveglio un po’ bruscamente. Ma non demordo. Continuo a sognare. Amo farlo e guai se non avessi i sogni. Non posso prescindere da questa mia caratteristica. So che l’Italia può farcela.
Quando nasce la tua passione per l’arte?
Sono nata già a contatto con la pittura perché eredito questa passione da mio padre, ma è stato dopo un viaggio in Brasile che ho affinato il mio estro. In quell’occasione ho affiancato un maestro brasiliano che veicolava i suoi messaggi attraverso colori ed è stato proprio in quei momenti che ho capito di poter dialogare con gli altri utilizzando un altro piano. Ho dipinto inizialmente per esprimere le mie emozioni, ma capivo che chi vedeva i mie quadri comprendeva esattamente ciò che volevo dire anche attraverso delle semplici macchie di colore, poi man mano ho iniziato a dare una forma ben più precisa alla mia arte passando da una tecnica polimaterica (così sono stata definita nella mia prima critica) a una versione più formale.
Hai partecipato ad eventi, manifestazioni, concorsi, che ti hanno permesso di ricevere Premi e riconoscimenti a livello internazionale. Qual è l’ultimo ricevuto in ordine di tempo?
Ho ricevuto il Premio Internazionale Città di New York dopo essere stata valutata da una giuria artistica abbastanza severa. Questo Premio si aggiunge a diversi altri Premi che mi confermano tutta la stima che gli addetti ai lavori nutrono nei miei riguardi, e ogni riconoscimento diventa per me un pretesto, uno stimolo a proseguire lungo questo percorso.
Qual è il tuo pensiero sull’essere donna oggi considerato che sei stata definita “la pittrice delle donne”?
Amo le “donne femminili”, meno quelle donne che hanno perso questo tratto. Per me una donna intelligente, preparata, ha una sensibilità maggiore nel sapersi districare nella varie situazioni. Ho esplorato molto nei miei dipinti il soggetto femminile perché è un qualcosa che apprezzo e mi piace coglierne ogni aspetto. Vittorio Sgarbi, Paolo Levi, Lorenzo Canova, Elena Gollini hanno rilasciato delle significative critiche alla tua pittura durante il tuo percorso professionale.
Cosa si prova a catturare l’attenzione degli Esperti del settore?
È come quando andavo a scuola. Da una parte la tensione dell’esame a cui si è sottoposti, dall’altra una soddisfazione estrema. Le persone menzionate mi conoscono anche come Ester e non solo come Campey, la pittrice. Di conseguenza apprezzano di me anche la mia personalità. Ad esempio Sgarbi nella sua critica disse che io esprimo nelle tele la mia gioia di vivere, per cui è un tratto caratteriale che ha riconosciuto in me.
Ritieni di essere soddisfatta degli obiettivi raggiunti?
Mi sento una donna abbastanza realizzata perché ho avuto la fortuna di raggiungere le mete che mi ero prefissata, ed ho avuto la tenacia per perseguire ogni mio obiettivo. Ma questo non inibisce al mia curiosità, e per tale ragione mantengo sempre il desiderio di scoprire il mondo con entusiasmo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto preparando una personale che volevo fare anche come breve retrospettiva considerati i venti anni di professionismo. So esattamente dove sono tutti i miei quadri, tranne uno che non so esattamente dove sta. L’ho donato in beneficenza per il Bambin Gesù, ma purtroppo ho perso i contatti con la signora alla quale l’ho consegnato e con la quale mi ero premurata di tenerlo con cura considerato che si tratta di un quadro inserito all’interno di un catalogo Mondadori, ed era stato esposto a Miami che è una piazza veramente importante per la pittura.
Ester in questo periodo avresti dovuto partecipare alla mostra a Roma di Via Margutta che poi era anche occasione per la selezione dei critici d’arte coinvolti nell’iniziativa, per accedere alla Triennale Cult of Art di Roma a cui fra l'altro già sei stata partecipe la scorsa edizione. Tutto questo ora è sospeso per via del coronavirus.
Siamo un Paese noto non solo per essere degli artisti, ma come stiamo dimostrando in questo periodo siamo un popolo anche molto solidale. Non dobbiamo dimenticare in questo momento le tematiche sociali, ed io lo faccio attraverso la mia pittura. E non solo, anche perché fondamentalmente da sempre affronto diverse tematiche dell’arte. Sono una sognatrice, un’idealista. Ho un rapporto molto intimo con i sogni e quando torno alla realtà, talvolta, mi sveglio un po’ bruscamente. Ma non demordo. Continuo a sognare. Amo farlo e guai se non avessi i sogni. Non posso prescindere da questa mia caratteristica. So che l’Italia può farcela.
Quando nasce la tua passione per l’arte?
Sono nata già a contatto con la pittura perché eredito questa passione da mio padre, ma è stato dopo un viaggio in Brasile che ho affinato il mio estro. In quell’occasione ho affiancato un maestro brasiliano che veicolava i suoi messaggi attraverso colori ed è stato proprio in quei momenti che ho capito di poter dialogare con gli altri utilizzando un altro piano. Ho dipinto inizialmente per esprimere le mie emozioni, ma capivo che chi vedeva i mie quadri comprendeva esattamente ciò che volevo dire anche attraverso delle semplici macchie di colore, poi man mano ho iniziato a dare una forma ben più precisa alla mia arte passando da una tecnica polimaterica (così sono stata definita nella mia prima critica) a una versione più formale.
Hai partecipato ad eventi, manifestazioni, concorsi, che ti hanno permesso di ricevere Premi e riconoscimenti a livello internazionale. Qual è l’ultimo ricevuto in ordine di tempo?
Ho ricevuto il Premio Internazionale Città di New York dopo essere stata valutata da una giuria artistica abbastanza severa. Questo Premio si aggiunge a diversi altri Premi che mi confermano tutta la stima che gli addetti ai lavori nutrono nei miei riguardi, e ogni riconoscimento diventa per me un pretesto, uno stimolo a proseguire lungo questo percorso.
Qual è il tuo pensiero sull’essere donna oggi considerato che sei stata definita “la pittrice delle donne”?
Amo le “donne femminili”, meno quelle donne che hanno perso questo tratto. Per me una donna intelligente, preparata, ha una sensibilità maggiore nel sapersi districare nella varie situazioni. Ho esplorato molto nei miei dipinti il soggetto femminile perché è un qualcosa che apprezzo e mi piace coglierne ogni aspetto. Vittorio Sgarbi, Paolo Levi, Lorenzo Canova, Elena Gollini hanno rilasciato delle significative critiche alla tua pittura durante il tuo percorso professionale.
Cosa si prova a catturare l’attenzione degli Esperti del settore?
È come quando andavo a scuola. Da una parte la tensione dell’esame a cui si è sottoposti, dall’altra una soddisfazione estrema. Le persone menzionate mi conoscono anche come Ester e non solo come Campey, la pittrice. Di conseguenza apprezzano di me anche la mia personalità. Ad esempio Sgarbi nella sua critica disse che io esprimo nelle tele la mia gioia di vivere, per cui è un tratto caratteriale che ha riconosciuto in me.
Ritieni di essere soddisfatta degli obiettivi raggiunti?
Mi sento una donna abbastanza realizzata perché ho avuto la fortuna di raggiungere le mete che mi ero prefissata, ed ho avuto la tenacia per perseguire ogni mio obiettivo. Ma questo non inibisce al mia curiosità, e per tale ragione mantengo sempre il desiderio di scoprire il mondo con entusiasmo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto preparando una personale che volevo fare anche come breve retrospettiva considerati i venti anni di professionismo. So esattamente dove sono tutti i miei quadri, tranne uno che non so esattamente dove sta. L’ho donato in beneficenza per il Bambin Gesù, ma purtroppo ho perso i contatti con la signora alla quale l’ho consegnato e con la quale mi ero premurata di tenerlo con cura considerato che si tratta di un quadro inserito all’interno di un catalogo Mondadori, ed era stato esposto a Miami che è una piazza veramente importante per la pittura.