Dopo l’anno testè concluso dedicato in tutto il mondo alla commemorazione di Leonardo del
quale, si ricordi, Amleto Cataldi, lo
scultore di Roma, ha realizzato una imponente scultura in bronzo collocata
proprio nell’isoletta formata dalla Loira ad Amboise di fronte al castello di
Francesco I dove si trovano le spoglie,
ricorre tra breve il centenario
della fine di un altro massimo artista della civiltà occidentale, Amedeo
Modigliani, morto in miseria e
disperazione nell’ospedale dei poveri di Parigi, il 24 febbraio 1920: due giorni dopo, si assiste
all’acme della tragedia: la compagna Jeanne, disperata per la fine dell’amato, si butta giù
dal quinto piano con un bimbo in corpo (intervista alla scrittrice Anna Burgio, autrice del libro "Di schiena" che parla della vita di "Jeanne Hébuterne senza Modigliani").
La beffa feroce e disumana è che le opere di Modigliani sono oggi le più costose al mondo e le più
ricercate: nel 2018 uno dei suoi ineguagliabili nudi di donna fu venduto ad
un’asta per circa 158 milioni di dollari e una sua testa in pietra degli inizi
del 1900 quando appena arrivato a Parigi e che aveva finito di scolpire in quel
momento, fu acquistata da Augustus John, un artista inglese in viaggio di nozze,
che la pagò così tanto che il povero Modigliani con quei soldi comprò, si
racconta, un fiasco di vino: un paio di
anni fa quella testa dagli eredi dell’artista fu venduta all’asta per
circa 77 milioni di sterline!
E che cosa tra Modigliani e la Ciociaria? Più di quanto si
immagini. Infatti è sicuro e certo e
storicamente inevitabile, che qualsiasi trattazione sull’artista e la sua
vicenda terrena sui fatali, fondamentali
anni parigini, non può omettere di
citare e soffermarsi anche sulla sua relazione con un’altra donna: Rosalie! Chi era Rosalie? una modella,
ai suoi tempi affascinante, ora ormai in un’altra fase della esistenza, Rosalia Tobia, con addentellati anagrafici in
Picinisco di Valcomino, come il cognome attesta: negli anni belli, modella
amata specie da Bouguereau, che ha letteralmente eternato in numerose sue
opere: poi, passati i fulgori della giovinezza, aprì una crèmerie, una piccola
trattoria, alla Rue Campagne Première
3 a
Montparnasse, specializzata in
pasti e vini italiani: divenne ritrovo dei lavoratori della zona ma soprattutto
di artisti e poeti: Jacob, Apollinaire, Ungaretti in viaggio di nozze,
Foujita, Kiki...quando, e non raramente, Modigliani veniva raccolto per la
strada ubriaco, magari su una panchina
sotto la pioggia o al freddo invernale, qualche amico pietoso che lo
conosceva, lo trasportava regolarmente
da Rosalie che lo adagiava su una coperta in uno sgabuzzino fino al risveglio:
e per lui era sempre disponibile, gratuitamente, un piatto di tagliatelle e un
bicchiere di vino. E così tante volte.
Modigliani era ospite assiduo di Rosalie, quasi sempre in compagnia
delle sue donne del momento e non di rado
pagava i pasti con disegni che
Rosalie, coltivata nella scuola verista
e realista di Bouguereau, non capiva e chiamava: ‘scarabocchi’ pur accettandoli e… si immagini
l’uso che ne potesse fare! E così avvenne, così fu! Grande perciò fu il suo
rammarico allorché immediatamente dopo la esposizione di cui sopra, mercanti e
collezionisti, consapevoli dei loro rapporti,
facevano la processione alla sua crèmerie per comprare disegni ed opere
dell’artista ma nulla trovavano.
Rosalie amava maternamente il bel Amedeo e ne comprendeva le difficoltà e
i disagi. Qui si incontrava sovente con Utrillo, amico e confidente e lunghe
erano le conversazioni tra i due artisti in compagnia di qualche fiasco di
italico succo, con grandi timori di Rosalie per il pagamento. L’esistenza di
Modigliani fu precaria e penosa: la sua scultura prima, la sua pittura dopo, non erano apprezzate né
capite, quindi difficili a far
circolare. E ardua la sua esistenza,
all’insegna della incertezza e della indigenza: lo si vedeva spesso in giro per
i locali pubblici di Montparnasse, il quartiere parigino degli artisti, con un mazzo di disegni in mano a cercare di
venderli, in cambio di una bevanda o di qualche franco, a volte iniziava a
cantare brani di opere o a declamare versi e poesie: altre volte tirava fuori da una tasca un giornale sdrucito
e si estasiava davanti a quella immagine
ivi stampata recitando e interpretando, estasiato: era il famoso ciociarello
dipinto da Cézanne, “Le garçon au gilet
rouge”!
Michele
Santulli