AA.VV. (a cura di Tiziana Grassi), One Group Edizioni,
L’Aquila, 2019 - Recensione di Nicola F. Pomponio
TORINO
- Il corposo volume che si presenta ci appare come una grande, importante
scommessa. In un duplice senso. Innanzi tutto in senso editoriale. Pubblicare
un testo così complesso e sfaccettato è una fatica e un impegno senz'altro
notevole per la casa editrice che l'ha curato (One Group Edizioni, una piccola casa editrice dell’Aquila ma con
ottimi libri pubblicati). Ma la scommessa è ancor più importante dal punto di
vista culturale e metaculturale. Il volume vede la luce in un periodo
caratterizzato da contrapposizioni e lacerazioni importanti all'interno della
società italiana sulla questione dell'immigrazione.
In
questo contesto il bel libro prende posizione in modo netto e con dovizia di
argomentazioni fin dal titolo. Non ci appare assolutamente casuale che in esso
non si parli solo di migranti ma si utilizzi l'espressione "persone migranti"; quel "persone" apre
immediatamente prospettive che i luoghi comuni e le aberrazioni xenofobe
vogliono negare: i migranti sono persone esattamente come chi in questo momento
sta scrivendo questa recensione (o chi la sta leggendo), sono persone come
tutte le persone che quotidianamente s'incontrano, con i loro sogni, speranze,
sconfitte e vittorie.
Sono
persone da trattare come soggetti, non come oggetti, e trattare un uomo come
soggetto significa "riconoscere che non lo si può definire,
classificare, che è inesauribile, colmo di speranze e che, egli solo, può
disporre delle sue speranze" (Mounier
"Il personalismo"). Altrettanto importante il sottotitolo: la
questione delle migrazioni è affrontata nella prospettiva dell'incontro (non
dello scontro) e della socializzazione, della integrazione. Questi sono i due
fili rossi, cioè i migranti come persone inserite in un processo di
integrazione, che scandiscono tutti i numerosi interventi del volume. Il testo,
con la prefazione del Presidente del Parlamento Europeo On. David Sassoli, è diviso in tre sezioni che affrontano la
situazione attuale, le buone pratiche dell'integrazione e la questione del
rapporto tra le migrazioni e le descrizioni nei mezzi di comunicazione.
Sono
quasi cento interventi che restituiscono un'immagine incredibilmente ricca,
densa, sfaccettata di questo fenomeno e che aiutano a comprendere sia le
difficoltà sia le enormi potenzialità che l'arrivo dei migranti porta con sé
nella nostra società. Giustamente il libro sviluppa una tesi espressa a chiare
lettere dalla curatrice Tiziana Grassi:
"non ha senso...interpretare e
gestire le migrazioni in corso come evento straordinario o eccezionale
congiuntura del momento" (pag.19). E se questa impostazione è
corretta, come siamo profondamente convinti, diventa ancor più meschino e
inconcludente, se non per chi mesta nel torbido, derubricare le migrazioni
sotto il titolo della cosiddetta "sicurezza".
Questa
semplificazione non può comprendere né i drammi personali degli attori
coinvolti né tantomeno la dimensione planetaria del fenomeno; si pensi
all'esplosione demografica dell'Africa o ai nessi tra migrazioni e guerre o al
rapporto tra crisi economiche (talvolta indotte proprio dall'Occidente) e
migrazioni, per tacere della relazione con i cambiamenti climatici o dello
sfruttamento che le nostre mafie (anche in combutta con malavitosi anch’essi
migranti) fanno del lavoro di persone ridotte in schiavitù. Il quadro si
complica immediatamente. Ridurre l'immigrazione a problema di sicurezza appare
così non solo fuorviante ma, in ultima analisi, profondamente errato.
Il
libro ha il pregio di raccogliere tante voci senza mai tacere le difficoltà che
l'integrazione incontra nella nostra realtà; difficoltà concrete e difficoltà
di comprensione quando ci s'imbatte in culture e visioni del mondo talvolta
molto diverse dalla nostra. L'incontro con uno straniero, soprattutto in questi
casi, non è mai facile ma, al contempo, può essere qualcosa di estremamente
arricchente per l'intera società. Diventano così di notevole interesse le
annotazioni su chi "ce l'ha fatta" scoprendo in tal modo altri
aspetti dei fenomeni migratori in cui l'immigrato è liberato dal luogo comune
del barcone alla deriva (troppo spesso nella narrazione giornalistica questa è
l'unica rappresentazione data dell'immigrazione) e non solo si integra ma
contribuisce attivamente, in prima persona al progresso materiale e spirituale
della società.
Una
società, quella italiana, sempre più anziana, con sempre meno figli e sempre
più dipendente proprio dai fenomeni migratori che qualcuno invece vuole
presentare come la fonte di ogni male, disconoscendo il lavoro prezioso che
questi uomini e donne fanno quotidianamente contribuendo alla creazione della
ricchezza nazionale. Diventa così importante il tema di come il fenomeno della
migrazione venga narrato nei media.
La
terza parte del libro è tutta dedicata a questo aspetto e la sua lettura risulta
molto proficua per la quantità di nessi che vengono evidenziati. Non solo c'è
stata in Italia una rapidissima evoluzione dell'atteggiamento dell'opinione
pubblica nei confronti dei migranti (iniziata all'inizio degli anni '90 con
l'immigrazione albanese) ma lo spazio dedicato dai media al fenomeno, in
termini talvolta ripetitivamente ossequiosi verso le posizioni più
intolleranti, è, stando alle statistiche riportate, assolutamente
sproporzionato.
Queste
annotazioni dovrebbero far riflettere gli operatori dell'informazione e
dovrebbero portare a chiederci fino a che punto conosciamo veramente il
problema e fino a che punto pensiamo la questione in modo corretto utilizzando
le informazioni fornite dai mass-media. In conclusione non si può non restare
colpiti e ammirare un lavoro così notevole e così importante come questo. Una
lettura mai noiosa bensì arricchente, stimolante e che aiuta a comprendere i
tempi in cui viviamo.