Dipendenze patologiche da internet e dal cibo: come difendersi da questa felicità illusoria

Sensibilizzare all’uso consapevole della rete e di tutte quelle attività che creano dipendenza, evidenziandone precocemente i rischi. Un convegno sul tema si è svolto a Palermo.

Dipendenze “Senza sostanza”, ovvero quei comportamenti disfunzionali che riguardano l’utilizzo patologico di oggetti, attività, relazioni. Se n'è parlato nel corso di un evento, organizzato presso l’associazione culturale “Quarto Tempo”, in via Bara all’Olivella 67, organizzato dallo Studio CoMe.Te. della dottoressa Angela Ganci, psicologo psicoterapeuta, con un’impronta multidisciplinare, ha illustrato differenti aspetti del fenomeno Addiction, coinvolgendo varie professionalità, in un dialogo fitto con i partecipanti occorsi. 
“L’idea da cui è nato il convegno è quella di sensibilizzare all’uso consapevole della rete e di tutte quelle attività che creano dipendenza, evidenziandone precocemente i rischi, in ordine a un’efficace prevenzione primaria e secondaria – precisa in apertura la Dottoressa Ganci – Oggi sappiamo che la Dipendenza da Internet è un problema di salute pubblica, che l’esposizione massiva alla Rete provoca solo temporaneamente fenomeni di gratificazione, liberando sostanze chimiche specifiche all’interno del cervello, a cui ben presto si affiancano gravi fenomeni di ansia, depressione, alterata capacità attentiva, affaticamento cronico. Insomma, la Rete ha una sua proprietà psicopatologica, che si amplifica in concomitanza di eventi stressanti di vita e psicopatologie preesistenti, su cui gli operatori devono intervenire attraverso programmi di educazione all’utilizzo salutare del virtuale, prima che il disturbo da dipendenza si instauri”.
Un disturbo che assume connotati di violenza non di rado, come nelle forme del cyberbullismo, nel Convegno, esaminato attraverso i contributi del Dottor Antonino Leonardi, pedagogista e della Dottoressa Satariano, avvocato penalista.  
Patologia legata a Internet, ma anche dipendenza da cibo, come nella Food Addiction, che secondo Erika Maniscalco, psicologo, riguarda "un impulso a mettere in atto comportamenti finalizzati a procurare sensazioni piacevoli in associazione alla riduzione dell’intensità di stati disforici, come nel mangiare anche quando ci si sente pieni, vergognandosene con gli altri”. 
Insomma, ricerche disperate di una “dose di felicità”, illusoria e provvisoria, che la psicoterapia e il sostegno sociale permettono di ridimensionare nell’unica dimensione della “Vera Felicità”, ovvero l’autocontrollo e la gestione delle proprie emozioni e dei propri comportamenti e pensieri.
Fattitaliani

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