L'artista e pittrice Chiara Polizzi, l’approccio con l’arte è molto soggettivo e intimo. L'intervista


Chiara Polizzi, artista e pittrice siciliana … «l’approccio con l’arte è molto soggettivo e intimo, si basa sulla sensibilità di ognuno e sull’esperienza che ognuno ha del mondo» Intervista di Andrea Giostra.

Ciao Chiara, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista di arti visive, cosa racconteresti di te?
Ciao Andrea, grazie per esserti interessata al mio lavoro. Raccontarsi non è semplice ma raccontare delle proprie passioni può dire molto di una persona. Tutto mi porta sempre verso un'unica via, il mio lavoro legato all’arte.
Come definiresti il tuo linguaggio pittorico? C’è qualche artista al quale t’ispiri? 
Le definizioni sono lontane dal mio modo di pensare e di agire, data anche la moltitudine di passaggi e materiali che utilizzo per la realizzazione di ogni pezzo, non c’è, in effetti, una definizione univoca per il linguaggio usato. Posso dire che parto da una pittura figurativa, la quale viene poi “cancellata”, ricoperta da uno strato di pastelli a olio, realizzati da me con scarti di cere, candele e pigmenti in polvere. L’esigenza di lavorare su una superficie, come carta, tele e legno non si esaurisce ancora quindi continuo a graffiare lo strato di pastelli con gli strumenti usati in calcografia o qualsiasi utensile appuntito che mi dà possibilità di segnare la superficie per rimuovere parte del pastello, così da far riemergere l’immagine sottostante. Per quanto riguarda invece all’artista di riferimento, posso ricordare la mia formazione accademica di “stampo” seicentesco, molto presente e tra i doversi linguaggi la pittura fino ad ora è il medium che prediligo. Pensavo di non potermi concedere il permesso di raccontarmi diversamente o simultaneamente con più linguaggi, poi solo dopo aver conosciuto da vicino Francesco Lauretta, artista straordinario che usa la pittura come suo linguaggio espressivo ma che liberamente spazia e si esprime con i linguaggi più diversi, ho captato l’importanza di ascoltarsi e far fluire le idee che si concretizzano poi in un quadro, in un suono, in un istallazione, in piena libertà espressiva.
Qual è secondo te lo stato di salute dell’arte moderna e contemporanea in Italia? A cosa servono eventi internazionali, come per esempio Manifesta12 che si è tenuta a Palermo nel 2018 e che ha avuto un buon successo di pubblico ma anche di artisti?
A mio avviso l’arte gode di ottima salute soprattutto ad altissimi livelli, c’è molto interesse nella promozione organizzazione di eventi anche da parte di collezionisti e fondazioni, interesse da parte di galleristi nella ricerca di artisti emergenti, c’è fervore anche in Sicilia, molte personalità valide tra artisti e curatori lavorano duramente perché credono nell’arte nella sua diffusione e nello scambio culturale con altri paesi, questo però non sempre coincide con la possibilità, soprattutto per gli artisti emergenti, di avere un flusso continuo di remunerazione e lavoro che va sempre rincorso, a mio avviso.  Eventi come Maniesta12 sono serviti a dare una boccata d’aria alla città di Palermo, sia per quanto riguarda il turismo sia per quanto riguarda la possibilità di conoscere i diversi approcci e linguaggi che utilizza l’arte contemporanea, compresi tutti i difetti di organizzazione e le diverse critiche mosse sulla scelta degli artisti ecc.., ma l’utilità starebbe nel lanciare la possibilità di un vero flusso continuo si scambio di eventi nazionali e internazionali, continuare a nutrire l’amore per la città, penso che i palermitani tutti, non si possono accontentare di un mega effetto Luna Park che lascia solo coriandoli e edifici storici chiusi. Alla luce di questo, dobbiamo ringraziare e sostenere le diverse associazioni, team e figure professionali locali che lavorano ogni giorno, le gallerie palermitane, che mantengono vivido questo amore verso la nostra città e la cura di ciò che siamo stati e quello che potremmo essere e diventare.
«Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro. Per cui c’è questa tendenza… non si capisce… si può capire il motivo perché probabilmente vogliono un po’ sentirsi tutti artisti, pittori, non si sa perché… L’arte visiva è vivente… l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere. Un’altra cosa nell’arte visiva caratteristica è che non si rivolge in particolare a nessuno spettatore, non c’è una gerarchia di spettatori, ma sono tutti alla stessa distanza dall’opera. Non ci sono gli esperti.
Un giudizio di un bambino vale quello di un cosiddetto esperto, per l’artista. Non c’è nessun particolare… Anche perché non esistono gli esperti d’arte. Gli unici esperti, veramente, sono gli artisti. Gli altri percepiscono l’arte, ma non possono essere degli esperti altrimenti la farebbero, la saprebbero fare.» (Gino De Dominicis, Intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi di queste parole di Gino De Dominicis? Qual è la tua posizione in merito?
I linguaggi dell’arte sono sicuramente diversi e disuguali, tutti producono un prodotto, un evento, un’esperienza artistica che va vissuta, guardata per essere attivata, abbattendo il concetto di gerarchia sia di linguaggi sia di spettatori, perché l’approccio con l’arte è molto soggettivo e intimo, si basa sulla sensibilità di ognuno e sull’esperienza che ognuno ha del mondo, questo riguarda sia gli addetti ai lavori sia pubblico. 
Quali sono secondo te le qualità, i talenti, le abilità che deve possedere un artista per essere definito tale? Chi è “Artista” oggi secondo te? 
Non c’è una formula esatta, non ci sono regole da seguire, si tratta di persone che studiano, leggono, viaggiano, perenni curiosi e inquieti con una buona sensibilità nel cogliere gli aspetti del mondo e usano l’arte per comunicare il loro sentire a prescindere dal linguaggio usato. Un aspetto importante però è essere sé stessi, trasparenti, senza sovrastrutture. 
Come è nata la tua passione per la pittura e per l’arte? Quale il tuo percorso artistico?
Nasco e cresco in una comune famiglia di commercianti, che ha sempre nutrito l’amore per le arti, come la musica, il teatro, il restauro e infine ma non per importanza per la fotografia, professione tramandata da mio nonno a mio padre. Quindi si è creato l’ambiente ideale e stimolante in cui crescere, di conseguenza è stata assecondata e incoraggiata la mia passione per il disegno e per l’arte. Ho frequentato l’Istituto d’Arte di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Palermo in arte Sacra contemporanea con indirizzo Pittura, poi il biennio specialistico in pittura. Già a partire dal periodo accademico ho partecipato a mostre e contest e cosi via fino alla collaborazione con la Galleria La Piana arte contemporanea di Palermo, di Massimo La Piana, gallerista che ha creduto e crede nel mio lavoro. 
Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito? Da questa prospettiva, a cosa serve la tua arte, ovvero, le arti visive in genere?
Sono d’accordo con questa citazione, può aiutare gli uomini a vivere. Ho imparato ad ascoltarmi è posso affermare che ciò che faccio salva prima me e spero che serva anche agli altri. 
Cosa consiglieresti a giovani donne che volessero cimentarsi nella tua professione? Quali i tre consigli più importanti che ti senti di dare?
Be’, sono delle frasi che mi ripeto sempre, lavorare a ciò ti fa stare bene a prescindere dal linguaggio scelto con una buona dose di curiosità; mantenere davanti a sé l’obiettivo da raggiungere, anche se ci saranno molti ostacoli; ascoltare sempre i consigli di tutti ma seguire in fondo cosa ti dice la tua pancia. 
Ci parli dei tuoi ultimi lavori e dei lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento?
I lavori attuali sono sempre frutto dell’estenuante ricerca sull’identità, sulla capacità dell’individuo di emergere dal caos e il suo ritorno nell’oblio, come un flusso ciclico. Per me questo capitolo ancora non è chiuso, anche se sta cambiando forma ho questa necessità di non lasciarlo andare.
Dove potranno seguirti le persone che vogliono vedere il tuo lavoro?
Possono seguirmi sui social come instagram e facebook (vedi i link sotto), naturalmente anche nel mio sito personale per conoscere i miei lavori e le ultime mostre.

Chiara Polizzi

Andrea Giostra


Fattitaliani

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