Intervista di Andrea Giostra.
Ciao Roberta, benvenuta e grazie per la tua
disponibilità. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Mi fai una domanda semplice e difficile nello
stesso tempo… Vorrei che i lettori avessero di me l’immagine di una donna che
ha attraversato i vari momenti della sua vita con leggerezza e garbo, cercando
di non perdere mai di vista le sue grandi passioni: la poesia, la prosa, l’arte
e in genere il bello. Una donna che ha sempre evitato di rimanere presa dagli
stereotipi, dalla banalità senza senso e soprattutto dalla volgarità. Non ho
mai scritto – sia in prosa sia in versi - così, tanto per fare, quando non
avevo nulla da dire…
Chi è Roberta nella sua professione e nella
sua passione per l’arte della scrittura?
Sono laureata in Lettere e Storia dell’Arte, una
laurea conseguita a Firenze, relatore il poeta e critico d’arte Alessandro Parronchi, all’epoca già anziano, ma che è stato per me un
autentico Maestro e punto di riferimento. Negli anni di insegnamento nelle
scuole superiori ho cercato di trasmettere ai miei allievi la stessa passione
che mi ha sempre animato. In questo senso il mio non è mai stato un lavoro.
Sono stata fortunata. Mi reputo fortunata anche per quanto riguarda il mio
dedicarmi alla scrittura. Comporre versi, raccontare una storia, descrivere un
personaggio sono cose che mi sono sempre riuscite naturali. Per questo penso
che sia vero che ‘scrittori si nasce’. È un dono. Scrivere non può essere un
puro esercizio di tecnica, né tantomeno una fatica.
Recentemente hai
pubblicato con Rupe Mutevole edizioni il romanzo “Io, l’amante”. Come
nasce questo progetto editoriale? Cosa puoi dirci della storia che racconti in
questo libro, senza fare ovviamente spoiler? Qual è il messaggio che vuoi
lanciare ai lettori che lo leggeranno?
Ho
sempre amato Leonardo da Vinci. La figura di Cecilia Gallerani,
la ‘Dama con l’ermellino’, mi ha affascinato da subito, molto più per
esempio della celeberrima Gioconda.
Chi era
davvero quella fanciulla al di
là delle note biografiche? Perché l’artista fiorentino l’aveva dipinta in quel
modo? Qual era la simbologia nascosta nel quadro? E se le mie ricerche avevano
dato risposte ad alcune domande, rimanevano gli interrogativi per me più
importanti: quali erano i sogni, il carattere, le passioni di quella giovane
donna poco più che adolescente? I documenti ‘ufficiali’ a questo riguardo sono
muti, ovviamente. Da qui nasce il progetto di un libro che, pur attenendosi
scrupolosamente alla realtà storica, ha voluto immaginare ciò che non sapremo
mai. Devo ringraziare Cristina Del Torchio che da subito ha creduto in
me inserendomi fra gli autori della sua Casa Editrice.
Il messaggio è semplicissimo: il cuore non
cambia nel tempo, le donne di ieri e quelle di oggi sono in fondo simili: il
sogno di un amore vero è lo stesso.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le
qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero
scrittore? E perché proprio quelle?
Capacità narrativa,
spontaneità, originalità, inventiva, padronanza assoluta del lessico e (più
banalmente…) della grammatica. Sono queste le caratteristiche del vero
scrittore. Perché? Senza di esse la scrittura non ha anima.
Perché secondo te oggi è importante scrivere,
raccontare con la scrittura?
La società di oggi, con i suoi riti, con l’influenza
dei social rischia di essere una società dell’“usa e getta”. Manca il
tempo per soffermarsi a riflettere, capire, approfondire. Sono cose, queste,
che la lettura di un buon libro può dare.
Chi sono i tuoi modelli,
i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora
oggi?
Non ho
modelli particolari, ho sempre cercato, istintivamente, di essere libera da
condizionamenti. Certo, alcuni autori mi hanno colpito più di altri: per
esempio Erich Maria Remarque, Isabel Allende, Antonia Arslan, Khaled
Hosseini.
Nel panorama italiano
contemporaneo, chi sono secondo te i più bravi scrittori che ti sentiresti di
consigliare ad un’amica che ama leggere?
Oriana Fallaci, per
prima, caustica, disincantata, autentica, Margaret Mazzantini, Valerio
Massimo Manfredi.
Charles Bukowski
a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per
quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari.
Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge
sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra
loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che
altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche
parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno
detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and
Josette Bryson, Looking for the Giants:
An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”,
Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di
scrittura assai alla moda in questi ultimi anni? Pensi che servano davvero per
imparare a scrivere?
Come fare a dargli torto? Non credo proprio che i corsi di scrittura
servano a molto, se manca quel ‘quid’
di cui abbiamo parlato prima.
La maggior parte degli
autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da
un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato
di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo
quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono
il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più
preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio
esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si
tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a
emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre
fai il mix.» (tratto da “La guerra del
Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21
giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick? Pensi che le tue storie
sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla il grande regista
newyorkese? E se sì, quali sono secondo te?
Ho
avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada un regista di grande
sensibilità ed acume, Mauro Salvi. Nessuno come lui ha saputo entrare
nel profondo della mia storia e cogliere tutte le sfumature - anche
psicologiche - dei miei personaggi. Un regista sapiente e illuminato. Mi ha
proposto un cortometraggio tratto dal mio libro e posso assicurare che vedere
la propria ‘creatura letteraria’ trasposta sullo schermo è un’emozione
indicibile. Sottoscrivo perciò quanto detto da Kubrik.
Una domanda difficile Roberta: perché i lettori di
questa intervista dovrebbe comprare e leggere i tuoi libri? Cosa diresti loro
per convincerli a comprare e a leggere “Io, l’amante”?
È una domanda che m’imbarazza. Forse non sono una buona ‘venditrice’
di quanto scrivo! Ecco, tra i tanti, uno dei giudizi che mi ha più lusingato e
che proporrei ad un potenziale lettore è questo: un libro che poteva essere
scritto solo da una donna per le donne, un libro in cui ogni lettrice può
ritrovare qualcosa di se stessa, dei propri sogni, delle speranze… e delle
delusioni. Un libro che gli uomini dovrebbero leggere per capire meglio ‘l’altra
metà del cielo’.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi
prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando e dove potranno seguirti i nostri
lettori e i tuoi fan?
Sto preparando (ed è già a buon punto) un libro
completamente diverso da ‘Io, l’amante’, una storia complessa e per molti versi sorprendente,
di cui però permettimi di non svelare nulla. Vorrei inserirlo comunque in una
trilogia.
Per quanto riguarda i miei prossimi appuntamenti,
importantissimo è quello a Vinci (Biblioteca Leonardiana) del 4 luglio prossimo. ‘Io, l’amante’ è stato inserito – unico
romanzo - nell’ambito delle celebrazioni del 500° anniversario della
morte di Leonardo.
Anzi, colgo l’occasione per invitarti!
Altre presentazioni saranno a Chieti, il 14 settembre,
e a Firenze, 30 settembre.
Per i successivi appuntamenti, le date sono ancora da definire. Sulla mia
pagina Facebook i miei lettori troveranno tutti gli aggiornamenti. Fra breve
cambierà look anche il mio sito: www.robertasavelli.com
Per finire, Roberta, immaginiamo che tu sia stata
inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e
sulla narrativa in generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo
scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere
e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la
loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero
dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Potrei
ripetere ai ragazzi quanto detto prima. Aggiungerei solo di soffermarsi qualche
volta ad ascoltare cosa dice, veramente, il loro cuore, di ascoltare
insomma se stessi e di non lasciarsi ‘scippare’ il dono grande della fantasia.
Roberta Savelli
Rupe Mutevole edizioni
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Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it