Tristan und Isolde di Wagner, eccellente messa in scena alla Monnaie con Altinoglu, Pleger e Polzin. La recensione di Fattitaliani

Una musica che anticipa e rimanda, sottolinea e attenua, sintetizza e amplifica. 

Un po' come lo specchio sullo sfondo dove si riflettono e si muovono anime e sentimenti più che esseri umani. 
Ogni elemento della messa in scena di "Tristan und Isolde" alla Monnaie di Bruxelles (coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna) richiama e riprende il tema del doppio e del dualismo con i movimenti paralleli, sincronizzati, speculari, coerentemente alla bellissima tessitura musicale diretta con l'adeguato spessore e ampiezza da un superbo ALAIN ALTINOGLU.
Nel primo atto un coro potente fa da contraltare all'intimismo dei personaggi, come una sosta di cassa di risonanza di pensieri e realtà che allontanano da se stessi ma che alla fine li coinvolgono, loro malgrado.
La concezione alla base della realizzazione di RALF PLEGER (regista) & ALEXANDER POLZIN (scenografo) ha prodotto una storia che va al di là dei suoi stessi protagonisti, supera le barriere temporali, scavalca senza fatica luoghi e cornici per essere e diventare monito, esempio, modello, universo, ma anche la vicenda personale di un uomo e una donna.
Piccoli segni evidenziano ulteriormente la coerenza dell'intera operazione.
Non c'è alcun filtro d'amore visibile, non c'è alcun duello fisico, non c'è un esplicito amplesso: sono gli sguardi, le mani, gli stati d'animo che s'incontrano, s'incrociano, si riconoscono.
In un girotondo irregolare, Tristano e Isotta s'inseguono e si accostano ora nel riflesso l'uno dell'altro, ora cuore a cuore.
La luce a cura di JOHN TORRES, le scenografie di POLZIN, i movimenti coreografici di FERNANDO MELO hanno restituito in tutta la plasticità possibile musica e parole, nelle molteplici e colorate declinazioni delle loro interne contraddizioni e ambiguità.
L'albero al centro della scena nel secondo atto è un insieme di rami che abbracciano e di braccia che si ramificano: sono la passione, l'amore e le conseguenze cui portano, testimoniate dai corpi che prendono vita, si muovono, si trascinano, si accasciano.
La luce che avvolge e cambia di intensità è sì un riferimento testuale ma è anche altro: come tutto in questa rappresentazione che il regista PLEGER ha curato nei minimi dettagli. Sembra esserci poco, e invece c'è tutto un mondo dentro.
Trasfigurati e immersi in una nuova dimensione, i due amanti si accompagnano a una musica che rende palpabile tale totale cambiamento di prospettiva dolce e carezzevole come i tessuti utilizzati per i costumi da WOJCIECH DZIEDZIC in cui si muovono gli artisti che hanno dato il massimo: BRYAN REGISTER (Tristan), ANN PETERSEN (Isolde), FRANZ-JOSEF SELIG (il re Marke), ANDREW FOSTER-WILLIAMS (Kurwenal).
D'altronde, come recita il libretto scritto dallo stesso Richard Wagner "non sono Tristano e Isotta l'amore? e quanto amore c'è in questa e?"...: chi potrebbe dire altrimenti?
Giovanni Zambito.
Cast e informazioni

Foto: © S. Van Rompay
Fattitaliani

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