Salvini e i 500.000 migranti scomparsi

Scrivo gialli (come purtroppo non tutti sanno, se no sarei ricco) ed è questo il titolo che darei alla vicenda se riuscissi a tirarne fuori un thriller. Certo che il mistero non manca.
Ci avevano detto che in Italia c’erano 500.000 – forse addirittura 600.000 – migranti irregolari, un numero che ha fatto colpo sulla gente. Da quel numerone era scaturito il giuramento elettorale di Salvini di rimpatriarli tutti con un massiccio piano quinquennale: "Riempirò gli aerei" ci aveva detto, precisando "Centomila l'anno in modo da completare tutto in cinque anni".
E visto che questo è un Governo che fa sul serio, quel numero – 500.000 – era finito nel contratto: c'è scritto infatti "Ad oggi sarebbero circa 500.000 i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria".
In questi giorni, il colpo di scena: Salvini scopre che i migranti irregolari in Italia sono solo 90.000. E gli altri 410/510mila?  Boh. Qualcuno si sarà sbagliato. Ovviamente i politici e i media si sono divisi immediatamente fra quelli che affermano che era sbagliato il numerone, e lo prova con i suoi numeretti, e chi giura che è sbagliato il numerino, e lo prova con altri numerucci.
Io ho cercato di capirci qualcosa ma, confesso, non ci sono riuscito. E quindi per me la scomparsa di questi 400/500.000 migranti rimane un giallo.
Di una cosa però sono certo: il quasiprimoministro Salvini non è nato “con la camicia”, ma con un intero guardaroba completo di tutto. Perché il numero di regolari sembrava alto quando causava paure e gli portava voti; e pare che sia meno di un quinto ora che il promesso fiume di rimpatri si è rivelato un rubinetto che gocciola: questi procedono infatti al ritmo di appena 18 al giorno – meno dei 20 al giorno di Minniti.
Naturalmente chi vuole male a Salvini dirà: “Dove sono i 100.000 rimpatri di cui parlavi, visto che 18 al giorno fanno 6500 l’anno?”
Forse lui risponderà semplicemente “Quando sembrava che fossero 500.000, ero pronto a mandarne via 100.000 all’anno; ma visto che sono solo 90.000, è come se mi fossi già portato avanti di quattro anni con il lavoro, e la seria ed efficace politica di rimpatri di cui si parlava non serve più.”
E dal momento che è nato con la famosa camicia eccetera, la gente lo applaudirà e lui prenderà ancora più voti.
“Meglio fortunato che ricco”, mi dice sempre un mio amico.

Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, Ultima Voce e Malgrado Tutto, testata a cui hanno collaborato Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha pubblicato fra l’altro le raccolte di racconti “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non” e "Uno sì e Uno no" (D. Flaccovio Editore); i gialli “La pietra al collo” (ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco 2015), ambedue con Todaro Editore ; "Il marchio sulle labbra" (premiato al Giallo Garda), "Assassinio alla Targa Florio" e "La difesa del bufalo, tutti e tre con D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati al Premio Internazionale Città di Cattolica, al Premio di letteratura umoristica Umberto Domina, al Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.
Fattitaliani

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