Ruben Rigillo al Teatro Lo Spazio di Roma in “La volpe e il leone”. L'intervista di Fattitaliani


Al Teatro Lo Spazio di Roma “La volpe e il leone” scritto e diretto da Stefano Reali. Con Ruben Rigillo, Giuseppe Zeno, Serena Iansili e la partecipazione amichevole di Mariano Rigillo.
Un incontro-scontro sorprendente tra due grandi Scrittori, Miguel De Cervantes e John Florio, presumibilmente avvenuto nell’Ospedale di Messina. Un incontro che cela un misterioso segreto su cui gli storici stanno facendo luce da quasi un secolo. Chi era colui che scriveva per William Shakespeare? Ultima replica: Domenica 17 febbraio ore 17.

Uno scontro tra due giganti della letteratura, cosa li accomunava e cosa li differenziava?
Beh, in realtà lo spettacolo non è altro che uno scontro tra Shakespeare e Cervantes ovvero tra Cervantes sì ma Shakespeare è quello che si pensa sia stato l’autore delle cose di Shakespeare, il nostro caro John Florio che interpreto io e Giuseppe Zeno fa Cervantes. Cosa li differenziava è il fulcro dello spettacolo, ossia un Cervantes terrigno, pieno di fuoco che pur di non nascondersi mai rinuncia ad una mano, a qualunque cosa pur di mettere sempre la sua faccia davanti a tutti e l’altro che invece, vive nell’ombra, per comodità, per paura di perdere il lavoro, per paura di perdere soldi, per paura di perdere agi e ricchezza e quindi quello è i fulcro dello spettacolo cioè Cervantes che spinge il nostro giovane a dire a tutti la verità, su chi sia John Florio che invece preferisce per cautela, stare nell’ombra, continuare a scrivere e a far firmare le sue cose ad un altro che se ne prenderà poi le responsabilità e anche i meriti.
Ma il motivo per cui Florio non le firmava qual era?
Beh, nello spettacolo noi ne parliamo tanto. Il problema era che lui era un uomo di lettere, era un italiano quindi per gli inglesi che un italiano avesse un successo così grande in Inghilterra sarebbe stato scomodo e gli avrebbero fatto fare la fine di tutti gli altri che hanno accoltellato nelle taverne, era precettore nella casa reale quindi non poteva rischiare di perdere il lavoro perché gli autori teatrali non erano considerati intellettuali, letterati come oggi ma allora erano delle persone che scrivevano per il teatro, per gentaglia, per rappresentare commedie nei cortili era soltanto teatro per un popolo grezzo che beveva, mangiava e duellava mentre quattro disperati stavano sul palco a rappresentare qualcosa. Quindi la considerazione dell’autore teatrale era scarsa, poi il rischio di poter essere licenziato da Corte (come successe in vecchiaia, in quanto era in una posizione scomoda per gli inglesi che poi hanno elevato a rango di bardo il loro Shakespeare anche se questo Signor Shakespeare pare fosse appunto un illetterato) e quindi John Florio è rimasto sempre nella sua ombra, ricco, comodo ma in ombra e senza gloria.
Praticamente è un segreto che si cela da più di quattro secoli...
Eh beh, sì sì le prime pietruzze le aveva scagliate il nostro Mark Twain a inizio 900 dove iniziò a mettere in dubbio l’identità di Shakespeare e dopo di lui tanti studiosi, ormai sono 100 anni che questa corrente di pensiero ha preso piede. C’è tutta una parte della cultura che appoggia questa tesi.
Meglio vivere di stenti o sudditi di palazzo reale?
(Ride) Come John Florio dico a Palazzo Reale ovviamente, come Ruben “forse John Florio ha un po’ esagerato a non mettere la faccia su qualunque cosa abbia fatto, a vivere sempre nell’ombra a discapito di tutti.” Una via di mezzo tra Cervantes e John Florio, non arrivarci a perdere la mano ma anche senza non dover godere sempre di quello che si fa.
Poi del resto i latini dicevano in medio stat virtus, quindi sempre meglio così.
Esattamente (ride)
Domani è l’ultima replica e il pubblico come reagisce?
Il pubblico reagisce benissimo, il teatro è sempre super pieno. Oggi faremo una doppia che non so come ci troverà a fine serata (ride), fare due spettacoli di questo ti annebbia. Io e Peppe (Zeno) facciamo una piacevolissima fatica (riferendosi ai duelli). Il pubblico c’è, è sempre pieno, grandi complimenti, riscontro sempre positivo, sono tanti quelli che vengono a farci i complimenti e magari c’è anche a chi non piace e non ce lo viene a dire. Anche molti addetti ai lavori sono venuti, da Ricky Tognazzi a Massimo Ghini, ieri sera c’era Elena Sofia Ricci, insomma tanta gente dell’ambiente.
Avrete una tournée?
In realtà non nasceva come spettacolo da giro ma pare che stiamo muovendo molti interessi e speriamo che ci porti in giro, speriamo che non muoia domani questo spettacolo perché noi ci abbiamo messo il cuore.
Un’ultima domanda e poi la lascio: quanto è stato faticoso con il maestro Musumeci imparare ad usare le armi con i duelli, i salti e tutte queste cose qui?
Io con il maestro Musumeci ci ho lavorato già diverse volte nel corso degli anni, la prima volta credo nel 95/98 parliamo veramente di tanti anni fa. Poi mi è capitato più volte di lavorare con lui anche sul set di Caravaggio la fiction con Alessio Boni, quindi diciamo che con la spada sono abbastanza abile, posso dire questa cosa senza falsa modestia. Renzo, devo dire, era molto contento e per il tempo che avevamo abbiamo fatto anche troppo bene, non abbiamo avuto un mese di prove anche perché io stavo provando anche un altro spettacolo che tra l’altro adesso debutta martedì al Quirino “La cena delle belve”. In realtà abbiamo provato “La volpe ed il leone” pochissimo, sempre a morsi e bocconi.
Elisabetta Ruffolo

Fattitaliani

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