di Nicola F.
Pomponio - TORINO - Questo
testo è un instant book che di questa categoria ha tutti i pregi, ma non i difetti. “Il
giorno del giudizio”, di Andrea
Tornielli e Gianni Valente (ed. Piemme,
2018), è infatti la ricostruzione precisa, puntuale, informatissima, coraggiosa
dell’accusa mossa il 26 agosto 2018 dall’ex Nunzio in USA Carlo Maria Viganò a Papa
Francesco di aver coperto lo scandalo sessuale in cui è coinvolto il Cardinale McCarrick, arrivando a
chiedere le dimissioni del Papa stesso.
Gli autori, nella prima parte del
testo, ricostruiscono le accuse formulate vagliandole ad una ad una e,
smontandole con ammirevole precisione, ne dimostrano l’infondatezza. La mole di
informazioni usate e l’autorevolezza delle fonti rendono la lettura di estremo
interesse per conoscere il vero e proprio tentativo di impeachment
del Pontefice. Un instant book si sarebbe fermato qui, dando comunque un’ottima
prova di sé, ma il libro va oltre il fenomeno del dossier Viganò allargando lo
sguardo ad orizzonti ben più ampi e collocando l’affaire all’interno di una
dettagliata ricostruzione del progressivo “<mutamento genetico> in una
parte del cattolicesimo statunitense” (p. 136).
Questa
seconda parte del libro rende conto dei diversi ambienti culturali che, pur
professandosi cattolicissimi, hanno dichiarato pubblicamente (mai successo che
ben 24 vescovi nordamericani appoggiassero un così violento attacco al
Successore di Pietro) il loro sostegno a un dossier costruito su falsità
all’unico scopo di attaccare il Papa. Sono circoli che da anni operano contro Francesco e Benedetto XVI ma che anche dell’insegnamento di Giovanni Paolo II hanno ritenuto valido
solo ciò che faceva loro comodo. Scorrono così sotto i nostri occhi episodi
che, apparentemente slegati, sono invece profondamente interconnessi
prefigurando il tentativo di ribaltare dall’interno la Chiesa Cattolica
trasformandola in una sorta di grande corporation.
In precise,
illuminanti pagine emergono i tentativi di “arruolamento” di Benedetto XVI alla crociata
antibergogliana, i maneggi per assicurarsi i berretti cardinalizi a favore di
esponenti neoconservative, i fastidi per le riforme di Papa Francesco (come ha detto a Firenze
il 10 novembre 2015: la Chiesa è semper reformanda),
gli ostacoli frapposti all’accordo raggiunto con la Repubblica Popolare Cinese
e così via. Sono pagine dense, amare per chi ha a cuore il Cattolicesimo e il
Cristianesimo tutto (l’espressione latina usata dal papa è stata molto
utilizzata dalla Riforma), ma sono anche pagine, come abbiamo detto, coraggiose
perché davanti allo scandalo degli abusi sessuali non fanno alcuno sconto a chi
è coinvolto e non arretrano nella denuncia di chi, nonostante fosse a
conoscenza dei fatti, ha coperto per anni i colpevoli. Questo coraggio è in
diretto rapporto con l’operato papale che proprio in relazione al caso McCarrick ha tolto al cardinale
sia la porpora sia il titolo onorifico con un’azione che non avveniva sin dal
lontano 1927.
Appare
quindi del tutto pretestuoso l’attacco del Nunzio
Viganò a un Papa che, nel solco di quanto già iniziato da Benedetto XVI, ha attivamente agito
contro questo fenomeno bollato come manifestazione di “clericalismo” in quanto
il predatore non solo commette un abuso sessuale ma sfrutta una propria
posizione di forza nei confronti della vittima derivante dal suo essere membro
della gerarchia (sbalorditiva da questo punto di vista è la tripla, non doppia,
vita del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel a pag. 170). “Ma su questo punto, gli accusatori di
Papa Francesco che commentano dai pulpiti della galassia mediatica antibergogliana
appaiono sfuggenti, perché dovrebbero ammettere che rigorismo morale,
affermazione pubblica dei valori della vita e della famiglia, omelie di fuoco
contro l’omosessualità e battaglie culturali identitarie non hanno
rappresentato una garanzia che i loro autori con la mitria episcopale e persino
con la porpora non avessero condotto doppie vite, avendo relazioni omosessuali,
molestando seminaristi, abusando di minori” (p.108). Questo è uno dei punti
cruciali del libro e non a caso compare l’espressione “battaglie culturali” che
è la traduzione quasi letterale di quelle cultural wars in cui il Cattolicesimo
diventa un’arma contundente da usarsi contro il nemico di turno (omosessuali,
musulmani, liberal, ebrei, neri, cinesi, cattolici non allineati ecc.).
Ciò che è
davvero in gioco nel dossier Viganò e in quello che gli autori chiamano “scisma
amerikano” è, attraverso l’attacco al Papa, il contenuto stesso dell’annuncio
evangelico, il Cristianesimo tout court che viene piegato ad una vera e propria
“teologia del capitalismo” che fa del “cristianismo” la propria ideologia. Il
tutto condito dai collaudati meccanismi di character assassination utilizzanti i metodi dello
spionaggio e del dossieraggio (illuminante e preoccupante la volontà pubblicamente
espressa di redigere dei dossier su ogni singolo cardinale elettore, vedi pag.
148). Queste tattiche intimidatorie fanno in modo che “le dinamiche della vita
ecclesiale vengono rimodellate sui meccanismi predatori della finanza
speculativa” (p. 132). C’è da chiedersi cosa resta a questo punto di Gesù il
Cristo.
Un’ultima annotazione per chiarire sia la portata della posizione
papale sia la prospettiva degli autori del libro. “Il giorno del giudizio” (titolo dal sapore apocalittico) si apre e
si chiude facendo riferimento all’esortazione papale rivolta ai fedeli di
recitare il Rosario tutti i giorni del mese mariano di Ottobre per chiedere
“alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal
diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi” (p.271). Se
all’inizio della lettura di questo libro si può pensare a un po’ di eccessiva
preoccupazione (San Michele è colui che sconfigge il demonio, sotto forma di
drago, nell’Apocalisse), pagina dopo pagina ci si rende conto che siamo davanti
ad avvenimenti talmente nuovi e preoccupanti da non poter essere affrontati
solo con strumenti temporali (indagini, commissioni, provvedimenti disciplinari
ecc.).
Papa Francesco, invitando a pregare contro le divisioni
(=scismi!), ribadisce che “anche oggi la Chiesa deve chiedere a qualcun Altro
di essere liberata dal male…non si autoredime dai mali…non è autosufficiente.
Non brilla di luce propria” (p.275). Se la Chiesa dimentica che solo “dalla
virtù del Signore risuscitato trova forza per vincere con pazienza e amore le
sue interne ed esterne afflizioni e difficoltà” (Lumen gentium, 8) smette di
essere Chiesa; a questo punto il cristianismo della teologia del capitalismo neoconservative può trionfare mostrando il
suo vero volto: la completa secolarizzazione del Cristianesimo.