Franco Castellano a Fattitaliani: sui palchi del teatro non sempre c'è meritocrazia. L'intervista

Al Teatro Ghione di Roma fino al 20 gennaio “Baciami James” di Robert Farquhar. Con Franco Castellano e Nathalie Caldonazzo. Regia di Guglielmo Guidi.
Prodotta da GekonProduc-tions. Scenografie di Tonino Di Ronza. Costumi di Rossella Aprea. Ha debuttato per la prima volta in Italia, al Teatro San Babila di Milano nel 2018. Una Commedia venata di malinconia che ci mette di fronte alle nostre fragilità e ci fa sfiorare una tenerezza dalla quale molto spesso fuggiamo senza neanche sapere il perché!

Per fattitaliani.it abbiamo intervistato Franco Castellano
Chi è Eddie? E’ un mammone piuttosto particolare che fantastica una vita con una compagna tranquilla, in un posto tranquillo e cerca la anima gemella senza essere capace di dimostrare la sua vera natura e di vivere una vita insieme ad una compagna. Tutto ciò scatenerà una serie di equivoci che portano allo sbocciare di due solitudini che si sono incontrate, tentando un ennesimo approccio per cercare di trovare l’anima gemella. Eddie è tutto questo, vive da sempre con la mamma, ha avuto pochissime relazioni. E umile, semplice sotto certi punti di vista. Non è dotato di quel certo fascino che può servire per iniziare una relazione con una persona dell’altro sesso.
Non ha portato niente di suo nel personaggio? 
Ognuno di noi porta sempre qualcosa di suo ma i personaggi vanno fatti principalmente con il concetto d’imitazione. Non si può dire “il personaggio lo farei così!” Il personaggio va interpretato! Così come vanno interpretate le battute!  E’ lì il modo di lavorare di un attore e di un’attrice. Purtroppo oggi nello spettacolo succede in molti casi. E’ alquanto banale ritenersi così interessanti da poter pensare di catturare il pubblico con il nostro modo di fare. Noi dobbiamo portare la nostra personalità dentro un personaggio che dice determinate cose e dobbiamo seguire quello che l’autore descrive di quel personaggio. Se io interpreto un omosessuale, non vuol dire che lo sia ma con la mia personalità, lo porto in scena.  Quando ho avuto l’occasione di fare Commesse ho imitato delle donne che avevano un carattere particolarmente vivace e che ho praticamente imitato. Le ho interpretate con la mia personalità, con il mio modo di essere e con il mio mestiere.
Cosa unisce Eddie e Crystal? 
La loro solitudine in quel breve spazio di tempo in cui si concedono l’uno all’altra, tentando per l’ennesima volta di realizzare il loro sogno. Trovare qualcuno con cui dividere i propri piaceri che sono completamente diversi. Crystal ama i bei vestiti, le scarpe di lusso. Lui ama la solitudine e gli piace vivere in posti isolati, ama il silenzio, la quiete. Lei è spaventata dalla quiete. Lavora in un Casinò. Lui è un rappresentante e vive con la mamma.  Lei dopo dodici anni di tristezza è riuscita a lasciare il marito e di cambiare vita. Sono due diversità che cercano un’unione ma non ci riescono perché sono talmente diversi. Lei prende la decisione di troncare e di andar via visto che l’aveva già fatto. Lui non riesce neanche ad uscir di casa, vive ancora con la mamma, si adagia sul fatto che la vita proceda in un certo modo e non fa nulla per cambiarla. Non fa neanche troppo caso al fatto che le persone lo abbandonino. Lui vorrebbe cambiare ma secondo una sua idea. Non sono più due ragazzini ma sono due persone mature. Tutti e due hanno alle spalle un fallimento sentimentale. Lui soffre di eiaculazione precoce, non sa amare, accarezzare, abbracciare, comprendere. E’ un buono ma vive di banalità.
Vive di aspettative che non riesce a soddisfare? 
Sì vive di sogni. E’ capitato nel Casinò dove lei lavora per festeggiare una grande vendita. Vede questa bellissima ragazza, vestita come si vestono le croupier di un Casinò e la invita fuori. La sua Carta di credito non funziona e paga lei. Per ricambiare, le offre un weekend che si rivela deludente. Lei a un certo punto con molta dolcezza, per non ferirlo decide di andarsene. Lui non reagisce perché pensa che sia la vita ad andare così.
Sono delle solitudini inglesi, stare davanti alla TV, andare a fare una passeggiata lungo il mare. E’ questa la vita che vuole. Lei invece vuole una vita su Hig Street, guardando i negozi, facendo shopping. Lui che ha molti soldi perché vivendo con la mamma ha sempre risparmiato sogna una vita più quieta a fianco ad una donna bellissima che faccia sognare tutti quelli che incontrano
Perché è sempre più difficile capirsi l’uno con l’altro? 
Stiamo diventando tutti più egoisti, perché tutto ciò che costruiamo ci scappa di mano. Non abbiamo la capacità di dire che una persona è valida e la prima cosa che facciamo è sempre trovare un difetto negli altri. Siamo bombardati da milioni d’informazioni per come essere più belli. Un sociologo americano in un’intervista diceva “oggi si tende ad essere belli ma a fare meno l’amore perché ognuno di noi preferisce più apparire che essere!” Si è tornati indietro di cinquecento anni. Noi abbiamo il problema di essere o non essere. Herman Hesse diceva “Avere o essere”. Avere, possedere o essere veramente qualcosa? L’esempio del sociologo era che i cani non sanno se il padrone è ricco o povero o se è bello o brutto, lo amano a prescindere.
Noi abbiamo le grandi contraddizioni della Morale e dell’Etica che ci vengono mostrate quotidianamente. L’ultimo è l’arresto di due magistrati. C’è troppa corruzione e insieme ad altri mali, non rendono certo la vita facile. Vivo a Roma da trentacinque anni e dopo un’assenza di quasi due anni, sono tornato per questa occasione ed ho trovato un disastro. Entri in un negozio e ti trattano male perché il sogno del commesso era quello di fare l’ingegnere nucleare o altro.  Oggi sono tutti attori, cantanti o ballerini senza saper mettere in croce due passi. La vita non è così, è molto più difficile.
Una volta c’erano Andreotti, Moro, dei grandi professori che t’insegnavano qualcosa e dai quali abbiamo imparato. Leggevamo qualcosa su un quotidiano e quello che c’era scritto era il Verbo, c’erano Biagi, Montanelli. Oggi sono tutti molto di più asserviti al potere. La televisione ormai non insegna più neanche l’italiano, i congiuntivi non esistono. 
In un’intervista ha dichiarato che sui palchi del Teatro c’è meritocrazia. 
Non è vero, casomai ho detto il contrario “non sempre c’è meritocrazia”. Il merito di un attore che fa Teatro è quello di studiare. Oggi imparano a memoria e poi vanno sul palcoscenico a rappresentare se stessi. Il teatro dà quell’aurea a certe attrici o a certi attori di farsi considerare tali! “Sono un’attrice e faccio anche il Teatro mica una di quelle che va in Televisione o una di quelle che fa Cinemino di secondo piano”. Il cinema denigra il Teatro perché non ha il linguaggio del Cinema. Viceversa il Teatro dice che il Cinema parla solo di sciocchezze. Sono solo diatribe di cui non vale la pena neanche parlare. Tutte le Arti dove la parola viene usata per comunicare con il pubblico nascono dal Teatro! 
A Milano è andata bene soprattutto nel weekend. E’ difficile trovare un Teatro pieno innanzitutto perché è difficile trovare gente appassionata di Teatro e poi se pensiamo al costo per una famiglia sia dei biglietti e sia per mangiare qualcosa, la spesa è enorme. In tutto il mondo la gente va a Teatro, a cinema e a vedere una Mostra, una volta a settimana. In Italia non è possibile!



Fattitaliani

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